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Vanessa Abrams« E' così... velenosa e aggressiva, pure sgarbata. »
Diana accettò il caffè, ci avevo azzeccato, le piaceva il caffè, anche se non sapevo ancora se le piacesse il caffè in qualche modo particolare, io lo avevo preso semplice, senza schiuma, senza montature, senza niente al di fuori dell’ordinario per capirci. Mi ringraziò, quasi con titubanza, sembrava non darmi molta confidenza stando sulle sue, sulla difensiva, atteggiamento che cambiò completamente quando a lei mi presentai. Sembrava quasi eccitata dal avermi li di fronte ai suoi occhi come un’oasi nel deserto o il miraggio di essa. Mi sorrise davvero vistosamente lanciandosi in un affettuoso abbraccio, io ero tutto fuorché affettuosa, soprattutto con le persone che non conoscevo bene. Rimasi come uno stecco mentre mi abbracciava come se fossimo amiche da tutta una vita. Ero fatta così, che volete, c’è chi apprezza le effusioni e invece chi le tiene lontane, io ero della seconda tipologia. - Quanto affetto! - esclamai con leggero imbarazzo mentre mi liberava da quell’abbraccio. Era carina, non intendevo dire il contrario, non l’avevo neppure osservata e non la conoscevo per dire che fosse così espansiva con tutti o che semplicemente le avessi fatto una bella impressione tramite quel nostro scambio di e-mail. Avevamo qualcosa in comune, oltre all’essere due attiviste, fisicamente, entrambe eravamo longilinee con i capelli scuri seppur di due tonalità differenti, stessa cosa che si poteva dire dei nostri occhi chiari, solo i lineamenti e il pigmento naturale della nostra pelle era diverso, altrimenti avrei creduto di aver incontrato una goccia d’acqua. - Oltre al successo, speriamo di smuovere gli animi, l’indignazione della gente. - le risposi con una certa serietà portando alla bocca il bicchierone di caffè. Noi potevamo organizzare e mettere in piedi la migliore protesta della storia, ma se non c’era seguito, se non dava un risultato, a che cosa serviva? Assolutamente a niente, sarebbe stato un peccato, non per noi, ma per quei poveri cuccioli. Era giusto chiudere degli inferni animali del genere, gli animali avevano i loro diritti che andavano rispettati, soprattutto in un paese come quello Americano, avrei lottato fino alla fine, anche se l’unica cosa che potessi fare, fosse stata incatenarmi ai cancelli di quel canile. - E’ solo un piccolo passo… La battaglia è ancora lunga! - ero realista, non mi lasciavo andare al momentaneo entusiasmo per un corteo ben riuscito, potevamo aver vinto una battaglia, ma la guerra sarebbe stata lunga, non priva di ferite e colpi bassi, non dovevamo mollare, mai! Da parte sua, Diana la stava vivendo bene, sembrava quasi una bambina nel paese dei balocchi. - Non sei abituata a queste cose, giusto? - non sembrava un’attivista stagionata come potevo essere io, una vera e propria paladina del popolo o almeno era così che mi ero sentita chiamare un paio di volte. Non la stavo giudicando, semplicemente poteva dare l’impressione di essere una novellina che faceva qualcosa di buono per la società solo per un proprio tornaconto personale, dei crediti extra, ma non sembrava come quei ragazzi dell’Upper East Side, anche se ci trovavamo da quelle parti, sapevo che eravamo in quella zona di Manhattan perché avremmo creato più rumore riguardo a quell’argomento che stava a cuore a molti, a me sicuramente. Era felice che ci fossimo incontrare, lo ero anche io, ancora non sapevo come mai non fossimo riuscite ad incontrarci prima, era buffo davvero.
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