We fight the law!, Venerdì 08.02.2008 - pomeriggio

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view post Posted on 12/5/2012, 16:02
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Diana Swann
« I'm only an opinioned girl »



Quel pomeriggio mi sentivo davvero agguerrita e determinata. Quel genere di cose erano il mio pane quotidiano. Si lo so, ero appena diventata un'ereditiera dell'Upper East Side e non potevo partecipare a quel genere di cose, o almeno così mi avevano detto i fidati consiglieri del mio zio defunto, ma il richiamo era troppo forte. Mi ero messa addosso un cappotto pesante ed ero scesa in strada insieme ad un corteo di altre persone che, come me, erano contro la violenza sugli animali. In quell'ultimo mese si era scoperto un canile in cui i cani venivano maltrattati e tenuti in condizioni davvero pietose. Fin da subito io ed altre persone ci eravamo date da fare per far chiudere quel canile e per mandare in carcere i proprietari di quel teatro degli orrori. Ammetto che in quel frangente i soldi ereditati da mio zio mi erano tornati utili, per organizzare il corteo, fare pubblicità dell'avvenimento e altre cose simili. Almeno tutti i soldi che avevo ereditato venivano usati per una giusta causa. Inizialmente avevo rifiutato quell'enorme eredità perchè credevo che i miei buoni principi venissero corrotti. Io provenivo da una famiglia...nomade. Si, definiamola così. La mia era una famiglia nomade e povera e temevo che questo cambiamento drastico potesse avere delle conseguenze poco sane su di me. Invece, con mia grande sorpresa, avevo scoperto di saper gestire al meglio tutto quel capitale e tutti i miei sani principi erano rimasti incorrotti. Certo, era difficile adesso gestire affari, andare a feste di gran galà e fare delle apparizioni pubbliche, ma pian piano mi stavo abituando anche perchè mi rendevo conto che questo portava attorno a me molte persone, non mi sentivo mai sola. Ovviamente non tutte le persone che avevo attorno erano buone e volevano semplicemente la mia amicizia, l'importante era riuscire a distinguere chi mi volesse bene da chi mi volesse male, poi il tutto era più semplice di come l'avessi immaginato. Il corteo era partito da Central Park e adesso si stava riversando in maniera piuttosto pacifica sulle strade di Manhattan. Ogni tanto facevamo dei cori contro quei tizi che avevano maltrattato gli animali, ma niente di eclatante. Stavamo semplicemente protestando per qualcosa che non era giusto e volevamo giustizia. Io ovviamente mi trovavo in prima fila e tenevo uno striscione insieme ad altre persone. Durante il corteo molte televisioni nazionale erano giunte per pormi qualche domanda alla quale io avevo risposto in maniera decisa e convinta. Dopo tutto quel caos avevamo deciso di fermarci e di fare una piccola pausa dopo tutto quel camminare e quelle urla. Lasciammo il cartellone per terra ed io per la prima volta guardai le persone attorno a me che stavano combattendo con me quella causa. C'erano rappresentanze di varie parti di New York, anche di Brooklyn anzi, direi soprattutto di Brooklyn. In quel periodo avevo avuto uno scambio postale con una di loro, una certa Vanessa Abrams, era con lei che avevo organizzato il tutto. Ancora non l'avevo vista di persona per questo adesso mi guardavo intorno sperando di individuarla. Con quella ragazza avevamo decisamente molte cose in comune e volevo scambiare con lei quattro chiacchiere d persona, senza un computer che ci dividesse.

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- Nicole -
view post Posted on 12/5/2012, 17:24





Vanessa Abrams
« E' così... velenosa e aggressiva, pure sgarbata. »



Solitamente, il mio raggio d'azione comprendeva tutto Brooklyn, la vedevo come la Cenerentola di New York per la quale rivolgevo ogni mio sforzo sociale. In quel caso, però, combattevo per Manhattan, per una delle cause più nobili del mondo, salvare degli animali. Non ne avevo di miei nel mio appartamento Ikea, ma bisognava avere un animale per amarli? Beh io amavo gli animali e amavo combattere per le giuste cause, come per il giardino botanico di Brooklyn o un'edificio storico di quel quartiere. Dentro di me si accendeva qualcosa, una fiamma che ardeva rendendomi determinata, testarda e molto spesso spietata a parole. Quella mattina mi ero alzata presto, doccia, colazione e poi mi ero vestita come meglio quella stagione indicava, cappotto, stivaletti di gomma necessario dopo la pioggia del giorno precedente e un berrettino nero in testa. Ero pronta per partire, presi la metro e mi ritrovai a Central Park esattamente dove il corteo sarebbe partito. Tutti conoscevano quel parco, era l'inizio perfetto.
- Trovo disgustoso che abusi degli animali per i suoi sporchi soldi. - era più o meno questo che andavo dicendo da tutta la mattinata, a chi mi chiedesse come la pensassi in materia. Ovviamente avevo ben altre cose da dire, ma in un corteo non è che ti dai alla conversazione, oltretutto ogni tanto alzavamo dei cori di protesta abilmente ideati che lanciavano messaggi chiari. Quel corteo lo sentivo un pò mio, non solo per la presenza di molti volti che conoscevo, degli attivisti molto noti a Brooklyn e alla cronaca, ma anche perchè ero stata contattata da una certa Diana, proprio per aiutarla ad organizzare quella manifestazione. Non sapevo chi fosse questa Diana, mi aveva scritto una mail molto convincente e accorata, non potei rifiutarmi, ed eccolo li il risultato del nostro lavoro congiunto, c'era da andarne fieri. Non faceva caldissimo, anzi, potevo dire esattamente il contrario. Ci fermammo per fare una pausa ristoratrice, così andai a prendere un caffè al chiosco li vicino, ne presi due di caffè. Mia intenzione era donare il secondo a Diana. Non l'avevo mai vista di persona, c'erano solo state molte mail fra di noi, ma ebbi modo di chiedere in giro, finchè qualcuno non me l'aveva indicata, così potei darle un volto, ma non sapevo davvero niente altro di lei. Un caffè poteva essere un ottimo inizio, anche se avevamo già iniziato. L'avevo vista, tra la folla che ora si stava diradando, non mi fu difficile raggiungerla.
- Un caffè all'organizzatrice di questo corteo... Stiamo avendo successo! - le dissi senza presentarmi, con un tono di voce confidenziale, come se in realtà ci conoscessimo da tutta una vita. No, non era così, è che non ero brava negli incontri, i primi incontri, non sapevo mai che cosa dire, rischiavo sempre di risultare antipatica e poco cordiale, ma lei un pò la conoscevo, per quello che mi aveva scritto e come in quelle mail, dunque, potevo "permettermelo". Sperai che il caffè le piacesse, anche questo non sapevo.
- Sono Vanessa Abrams. - le dissi non appena prese il caffè, per cortesia o per reale bisogno di caffeina come per la sottoscritta che ne era quasi una drogata. Sembrava carina, non solo nell'aspetto, ma anche nei modi. Solo poi avrei capito se avevo ragione o torto.


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view post Posted on 13/5/2012, 20:23
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Diana Swann
« I'm only an opinioned girl »



Mi guardavo attorno e non riuscivo a credere ai miei occhi. Qualche mese prima non avrei mai immaginato di ritrovarmi in una situazione del genere, conosciuta da tutti e organizzatrice di un corteo. Qualche mese prima se mi avessero detto che avrei fatto una cosa del genere mi sarei messa a ridere di gusto perchè non pensavo minimamente di avere gli strumenti per farlo. Io e mia madre a mala pena riuscivamo ad arrivare a fine mese, vivevamo alla giornata, col magro stipendio che riceveva giornalmente mia madre. Di solito non faceva mai lo stesso lavoro, anche il lavoro era giornaliero. Ricordo che a scuola mi dovevano sempre prestare i libri perchè non avevamo abbastanza soldi per comprarli. Non era esattamente una cosa carina ma per me era del tutto normale poichè non avevo mai conosciuto una vita differente alla mia. Addirittura pensavo che le famiglie che stavano sempre nella stessa città erano noiose. Solo ora riuscivo a capire l'importanza di una dimora, di un posto in cui sapevo di potermi sempre rifugiare.
Mentre pensavo quelle cose un paio di manifestanti si avvicinarono a me per complimentarsi della buona riuscita del corteo. Molti di loro erano ottimisti, sentivano che saremmo riusciti a far chiudere quel canile e ad avere giustizia. Anch'io ero molto ottimista. Dopotutto la protesta non veniva da una cittadina qualsiasi, ma da Manhattan, dall'Upper East Side! Avevo imparato in fretta che tutto ciò che avveniva da queste parti veniva preso molto in considerazione proprie perchè al suo interno vi vivevano persone molto influenti. Un corteo come questo avrebbe sicuramente avuto le sue conseguenze.
Sorridevo a tutti e li ringraziavo per tutti i complimenti che facevo, anche se precisavo che senza tutti quei partecipanti il corteo non avrebbe potuto avere lo stesso successo. Era la verità, io potevo anche organizzare la protesta, ma se nessuno vi avrebbe aderito sarebbe servito a ben poco. Mi sistemai meglio la sciarpa attorno al collo. Erano gli inizi di febbraio e faceva ancora abbastanza freddo a Manhattan. Ricordavo invece che con mia madre, durante lo stesso perioso, qualche anno fa siamo state a Cuba. Bhè, lì il periodo di febbraio non è proprio così freddo!
- Un caffè all'organizzatrice di questo corteo... Stiamo avendo successo! - Una ragazza attirò la mia attenzione porgendomi un bicchiere di caffè.
-Grazie, un pò di caffè ci voleva proprio!- Era vero, tutto quel camminare ed urlare mi aveva un pò spossata. Inizialmente ringraziai quella ragazza in maniera gentile e poco confidenziale perchè ancora non avevo capito di chi si trattasse, poi quando pronunciò il suo nome tutto mi fu più chiaro.
-Vanessa!- Esclamai con un sorrisone a trentadue denti. In un slancio di felicità l'abbracciai. Non ero così espansiva con tutti, ma quella Vanessa, tramite un breve scambio di e-mail, mi era sembrata davvero un tipo apposto. Insomma, mi andava a genio. Badavo molto alla prima impressione che mi davano le persone e Vanessa mi aveva assolutamente dato un'impressione positiva.
-Abbiamo avuto questo successo anche grazie a te, questa meraviglia l'abbiamo organizzata insieme.- Le dissi quelle parole sincere quando mi staccai da lei. Aveva degli occhi azzurrissimi e dei lunghi capelli corvini. Nel complesso era una bella ragazza e non me la sarei mai immaginata così. Si, nella mia mente mi ero fatta un'altra idea di Vanessa Abrams, ma la realtà mi aveva piacevolmente sorpresa.
-Finalmente riusciamo a vederci di persona. Magnifico!- Ero davvero entusiasta e dimostravo senza problemi. Lo so, forse ero fin troppo entusiasta, ma quella era comunque la mia prima esperienza. La stavo vivendo con gli occhi di un bambino.


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- Nicole -
view post Posted on 14/5/2012, 16:20





Vanessa Abrams
« E' così... velenosa e aggressiva, pure sgarbata. »



Diana accettò il caffè, ci avevo azzeccato, le piaceva il caffè, anche se non sapevo ancora se le piacesse il caffè in qualche modo particolare, io lo avevo preso semplice, senza schiuma, senza montature, senza niente al di fuori dell’ordinario per capirci. Mi ringraziò, quasi con titubanza, sembrava non darmi molta confidenza stando sulle sue, sulla difensiva, atteggiamento che cambiò completamente quando a lei mi presentai. Sembrava quasi eccitata dal avermi li di fronte ai suoi occhi come un’oasi nel deserto o il miraggio di essa. Mi sorrise davvero vistosamente lanciandosi in un affettuoso abbraccio, io ero tutto fuorché affettuosa, soprattutto con le persone che non conoscevo bene. Rimasi come uno stecco mentre mi abbracciava come se fossimo amiche da tutta una vita. Ero fatta così, che volete, c’è chi apprezza le effusioni e invece chi le tiene lontane, io ero della seconda tipologia.
- Quanto affetto! - esclamai con leggero imbarazzo mentre mi liberava da quell’abbraccio. Era carina, non intendevo dire il contrario, non l’avevo neppure osservata e non la conoscevo per dire che fosse così espansiva con tutti o che semplicemente le avessi fatto una bella impressione tramite quel nostro scambio di e-mail. Avevamo qualcosa in comune, oltre all’essere due attiviste, fisicamente, entrambe eravamo longilinee con i capelli scuri seppur di due tonalità differenti, stessa cosa che si poteva dire dei nostri occhi chiari, solo i lineamenti e il pigmento naturale della nostra pelle era diverso, altrimenti avrei creduto di aver incontrato una goccia d’acqua.
- Oltre al successo, speriamo di smuovere gli animi, l’indignazione della gente. - le risposi con una certa serietà portando alla bocca il bicchierone di caffè. Noi potevamo organizzare e mettere in piedi la migliore protesta della storia, ma se non c’era seguito, se non dava un risultato, a che cosa serviva? Assolutamente a niente, sarebbe stato un peccato, non per noi, ma per quei poveri cuccioli. Era giusto chiudere degli inferni animali del genere, gli animali avevano i loro diritti che andavano rispettati, soprattutto in un paese come quello Americano, avrei lottato fino alla fine, anche se l’unica cosa che potessi fare, fosse stata incatenarmi ai cancelli di quel canile.
- E’ solo un piccolo passo… La battaglia è ancora lunga! - ero realista, non mi lasciavo andare al momentaneo entusiasmo per un corteo ben riuscito, potevamo aver vinto una battaglia, ma la guerra sarebbe stata lunga, non priva di ferite e colpi bassi, non dovevamo mollare, mai! Da parte sua, Diana la stava vivendo bene, sembrava quasi una bambina nel paese dei balocchi.
- Non sei abituata a queste cose, giusto? - non sembrava un’attivista stagionata come potevo essere io, una vera e propria paladina del popolo o almeno era così che mi ero sentita chiamare un paio di volte. Non la stavo giudicando, semplicemente poteva dare l’impressione di essere una novellina che faceva qualcosa di buono per la società solo per un proprio tornaconto personale, dei crediti extra, ma non sembrava come quei ragazzi dell’Upper East Side, anche se ci trovavamo da quelle parti, sapevo che eravamo in quella zona di Manhattan perché avremmo creato più rumore riguardo a quell’argomento che stava a cuore a molti, a me sicuramente. Era felice che ci fossimo incontrare, lo ero anche io, ancora non sapevo come mai non fossimo riuscite ad incontrarci prima, era buffo davvero.


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view post Posted on 15/5/2012, 15:52
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Diana Swann
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Tutto ciò che mi circondava era davvero una novità per me. Durante i miei innumerevoli viaggi non avevo mai avuto tempo per instaurare rapporti sinceri e duraturi, solo una volta era accaduto, quando ero stata in Italia, ma questa era un'altra storia. Non ero abituata ad essere conosciuta da tutti, non ero abituata ad essere popolare. Io ero sempre la ragazza nuova, l'intrusa. La ragazza che faceva la sua comparsa per qualche mese e poi se ne andava via senza lasciare più alcuna traccia. Adesso notare che tutti mi riconoscevano e sapevano il mio nome era una cosa alquanto strana. Di solito ancora non riuscivo a raccapezzarmi del fatto che ogni tanto la mia foto appariva sulla copertina di un giornale. Era davvero incredibile per me. Forse ancora dovevo metabolizzare bene tutte quelle novità ma, nel frattempo, continuavo a vivere la mia vita da normalissima diciassettene. Andavo a scuola, cercavo di costruire dei rapporti duraturi e ogni tanto andavo in giro per divertirmi. Niente di eclatante, insomma.
Vanessa non sembrava essere una ragazza estroversa ed affettuosa come me, ma questo non me la faceva apparire meno simpatica. Ognuno aveva un suo carattere, un suo modo di fare. Non potevo pretendere che tutti si comportassero nella stessa maniera in cui mi comportavo io. In fondo il mondo è bello perchè è vario, giusto?
-Già, abbiamo vinto la battaglia ma non la guerra!- Quel modo di dire più che scoraggiarmi non fece altro che darmi ancora più forza e determinazione per andare fino in fondo in quel losco affare. Vanessa aveva ragione, magari gran parte delle persone che erano lì non erano realmente motivate come lo eravamo noi, però dovevamo tener duro e non perdere le speranze. Questo era uno dei pochi insegnamenti decenti che mi aveva inculcato mia madre. E poi, da quello che avevo capito durante il nostro breve scambio di e-mail, Vanessa era più esperta di me in quelle cose, ne aveva già fatte tante e non potevo darle torto. Però non dimentichiamoci che io raggiungevo sempre l'obiettivo che mi ero prefissata!
-Si, è la prima volta che mi cimento in una cosa del genere. Ma assicuro che non è l'entusiasmo iniziale! Avrei voluto fare questa cosa molto prima, se solo ne avessi avuto la possibilità.- Vanessa aveva intuito che per me quella era la prima esperienza e le avevo risposto con sincerità. Dopotutto che male c'era nell'ammettere di fare una cosa per la prima volta? Però ci tenevo a far capire che quello non era un passatempo per me, non era un corteo che avevo organizzato per combattere la noia, no. Io ci credevo veramente e se solo avessi avuto tutti quei soldi prima mi sarei data da fare già da tempo. Ci tenevo a specificare questa cosa perchè non volevo essere scambiata per la solita ereditiera dell'Upper East Side o, peggio, non volevo essere paragonata a Paris Hilton! Presi un pò di fiato per bere un altro sorso di caffè. Buono. Era semplice. Non ero mai stata amante di tutti quei caffè particolari, mi piaceva così, normale e forte. In fondo il caffè serviva per farti svegliare, a che serviva poi la panna o il caramello? A nulla. Ero sempre stata abituata a ricercare l'essenziale, nella mia vita non c'era mai stato tempo per fronzoli o per decorazioni di contorno.
-Non è da molto che mi trovo a Manhattan, secondo te la cosa avrà successo?- Chiedevo semplicemente il parere ad una persona più esperta di me nel campo. Certo conoscevo Manhattan ma ancora non conoscevo i suoi meccanismi misteriosi. Molti mi avvertivano del fatto che quella era una città che divorava l'anima delle persone facendola abbandonare ai vizi e alle cattiverie più sfrenate. Io non ci credevo, non ci volevo credere perchè in fondo io ero incorruttibile.


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- Nicole -
view post Posted on 26/5/2012, 20:21





Vanessa Abrams
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Il suo sguardo, mi dava come l’impressione che mi stesse studiando per capire bene se la ragazza che aveva di fronte era davvero la stessa con la quale si era scambiata tutte quelle mail per organizzare quell’evento. Non ero mai stata estroversa, non dimostravo il mio affetto a chi conoscevo da anni, potete chiederlo a Dan, figuriamoci ad una ragazza conosciuta da due minuti scarsi.
- Stiamo andando nella giusta direzione però. - la guerra non era vinta, la strada da battere per arrivare ad un esito favorevole, quell’unico esito per il quale stavamo lottando, era tracciata. Per chi non era abituato a quel genere di percorso, lungo la via si stancava, lasciava perdere ed era esattamente li che i cattivi vincevano. La perseveranza non era di tutti, non si trattava solo di speranza, di attesa o pazienza, era qualcosa di diverso a cui non tutti erano portati. Io lo ero, degna figlia di due attivisti politici molto eclettici la cui sorella suonava in un gruppo lesbo punk, non ero decisamente la classica ragazza che potevi incontrare in quelle zone chic. Appoggiai alle labbra il bibitone che avevo preso anche per me, oltre che per lei guardandomi attorno, potevamo essere soddisfatta e quella pausa stava donando un po’ di forze a tutti. Mi voltai a guardarla, ammisi di essere alla prima esperienza, cosa a cui ci credevo davvero, bastava guardarla per capire che non stava dicendo una bugia e oltretutto, c’era qualcosa di strano nel suo modo di parlare, sembrava quasi che non fosse di quelle zone, di New York intendo. Non avevo mica fatto una ricerca con google su di lei! L’idea mi era sfiorata, lo ammetto, conoscere meglio con chi lavorare era una delle cose primarie da fare, ma nel suo caso avevo lasciato stare google e mi ero lasciata trasportare dalle sue mail, in fondo non mi sembrare una ragazza che potesse combinare danni.
- Non sei di queste parti? - non avevamo parlato molto di noi, attraverso quelle mail, della nostra biografia per capirci, non eravamo state così invadenti l’una coll’altra, ma ora, potevo permettermi quella domanda del tutto innocente. Mica mi stavo facendo gli affari suoi, era una domanda banale e legittima. Di li a poco avremmo dovuto riprendere la nostra marcia, ma nel frattempo potevo passare ancora un po’ di tempo con quella ragazza di cui conoscevo davvero poco.
- Manhattan una cosa ha successo solo se qualcuno di ricco viene coinvolto o toccato da quello che stia facendo! - esclamai con evidente ironia e stizza, era noto ai più come quel mondo non mi piacesse, come la ricchezza dei figli di papà mi facesse venire il voltastomaco perché si sa, chi è sotto i riflettori ci vuole stare sempre ed odiavo come gente meschina ed egoista come quelli che abitavano specialmente nell’Upper Est Side usassero situazioni del genere per rendersi ancora più noti ai più. non punivo chi aveva dei soldi, ma chi viveva per i soldi e la fama fine a se stessa.
- Come avrai capito, non nutro molta simpatia per quelli che vivono qui, vecchi e rampolli dell’Upper Est Side. Ma tu non sei come loro, per fortuna! - esclamai appoggiando la mano sulla sua spalla sorridendole tranquillamente. Lei non sembrava uno di quei ragazzi, ok che non sapevo dove abitasse, ma quella era una cosa più da Brooklyn, da abitanti di Brooklyn essere anticonvenzionali, anticonformisti e vicini a tematiche come quella animalista. Alzai la mano e tornai a guardarmi il giro dedicandomi al mio bibitone di caffè.


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view post Posted on 15/6/2012, 16:39
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Diana Swann
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C'era un sacco di gente allegra che chiacchierava attorno a me e mi piaceva. Ritenevo a dir poco stupefacente che tutte quelle persone si trovassero lì unite da un unico scopo. Da quanto tempo non si vedeva una cosa del genere? Ultimamente il mondo era troppo occupato dalle guerre e dall'odio per coalizzarsi. Lo so, forse sono un pò troppo pacifista, ma ogni piccola manifestazione di bontà mi rendeva felice, era un piccolo cambiamento per il mondo, nella mia ottica un pò strana. Bevvi ancora un pò di caffè fin quando Vanessa non mi domandò da dove venivo. Un largo sorrisone si dipinse sul mio volto. Qui avevo molto da dire.
-Sono cittadina del mondo.- Dissi, come se fosse la risposta più normale di questo mondo. Risi un pò e poi feci spallucce, probabilmente sembravo un'instabile mentale.
-Sono nata in Australia, ma ho sempre viaggiato. A 5 anni avevo già calcato metà globo terrestre.- Non mi vergognavo del mio passato, perchè avrei dovuto farlo? Era una parte della mia vita, era ciò che mi aveva reso così. Personalmente odiavo chi rinnegava le proprie radici perchè, per quanto si potevano scacciare, quelle rimanevano comunque, erano indelebili. Stavo per dirle che adesso risiedevo a Manhattan, ma le sue parole mi bloccarono. Dalle sue parole si capiva subito che non nutriva molta simpatia per gli abitanti dell'upper East Side ed io però ero una di loro. Il mio sorriso scmparve per qualche secondo, cercando di capire cos'era meglio fare. Dovevo dirle che anch'io ero ricca? Oppure dovevo far finta di niente, lasciandole credere che ero una come lei? Sapevo che gli abitanti di Manhattan non erano ben visti da quelli meno abbienti, ma non pensavo fino a questo punto. Sospirai, pensando che se avessi raccontato la verità a Vanessa l'avrei messa in imbarazzo, quindi era meglio far finta di niente, assecondarla.
-Già, hai ragione! Però questa manifestazione dimostra che possiamo cavarcela anche senza i rampolli dell'Upper East Side, giusto?- Per quella bugia mi sarei torturata per un mese intero, già lo sapevo. Io non mentivo mai, eppure in quel momento mentire mi sembrava la cosa migliore da fare. Vanessa poteva essere una mia amica, lo sentivo, c'era feeling tra noi ed avevamo molte cose in comune, pensavo che dicendole che ero di Manhattan, il suo comportamento nei miei confronti sarebbe cambiato.
-Tu invece, da dove vieni?- Cambiai discorso, pensando che era molto meglio parlare delle sue origini piuttosto che delle mie.


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- Nicole -
view post Posted on 19/6/2012, 14:04





Vanessa Abrams
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C'era tanta gente quanto freddo faceva e di freddo ne faceva tanto quel giorno. Per la stagione in ci ci trovavamo era anche più che normale. Mi piaceva quella ragazza, un evento eccezionale per me. Mi piaceva per l'energia che emanava, per come fosse solare, simile ad un uragano di energia. Aveva una forte personalità è un ascendente molto pronunciato, sembrava una ragazza ostinata che avrebbe potuto raggiungere ogni obiettivo proprio per questo. Mi fece sorridere la sua risposta mentre bevevo il mio caffè caldo, cittadina del mondo, chissà perchè quella risposta non mi sorprese. Era quel genere di ragazza che ti sembra di conoscere da tutta una vita, magari era pure logorroica e ti sembrava di sapere tutto di lei, ma poi se ti fermavi a pensarci, capivi che di lei non sapevi niente, che tutto quel suo spirito estroverso era formato solo da parole che di lei dicevano molto poco se non per quello che lei voleva dirti.
- E' un peccato, nel senso che non ricorderai praticamente niente della metà del globo che visitasti. -non ci voleva un genio a capirlo ed io ero quel genere di persona che ti diceva le cose chiaramente senza censurarmi, insomma, fino ai 5 anni di vita che ricordi puoi mai avere? Magari aveva visitato il tempio dell'Imperatore cinese e non averne alcun ricordo. Era una palla viaggiare così tanto e non ricordarlo, se non attraverso delle foto che ti davano più la prova di aver visitato quei luoghi che rievocare le sensazioni vissute in quei momenti. L'Australia doveva essere molto bella, anche se il mio progetto, per l'estate che sarebbe giunta, era un bel giro per l'Europa con lo zaino sulle spalle all'insegna dell'avventura e della libertà più assoluta. Notai il cambiamento improvviso della sua espressione.
- Va tutto bene? - mi venne naturale chiederglielo, che cosa mai avrei potuto domandarle, lo avevo notato. Ovviamente non mi era minimamente sfiorata l'idea di aver detto qualcosa di sbagliato. Ovvio e constatò lei stessa su come stesse andando bene quella nostra azione di protesta, beh aveva ragione. Semplicemente annui alle sue parole, non avevamo bisogno di quei spocchiosi ricconi che non si preoccupavano se non dei loro capelli morbidi e setosi e di non spezzarsi un'unghia.
- Io sono nata a Brooklyn, anche se parte della mia vita l'ho passata in Vermont, i miei sono degli attivisti. - la mia adolescenza, la mia infanzia non era stata come quella di tutti gli altri bambini, ero cresciuta con mia sorella e due genitori fin troppo occupati a cenare con un barbone reduce di guerra per il Ringraziamento che con me o combattere per la salvaguardia della riserva indiana che venire a vedere una nostra recita a scuola. Mi avevano impartito un'educazione molto severe, da figlia dei fiori e se mal sopportavo l'UES e chi ci viveva, era anche per questo, io avevo dovuto lottare con il sangue e con i denti per qualunque cosa avessi mai avuto in vita mia, mentre per loro era tutto dovuto con un semplice schiocco delle dita, ma il mondo, il mio mondo non andava così, ero io nel giusto, non loro.
- Cosa ne dici... Riprendiamo? - non potevamo restare ferme troppo allungo, dovevamo riprendere la nostra protesta per farci sentire e anche perchè, oltre una erta ora la gente si sarebbe stanca e se ne sarebbe andata lasciandoci in 4 gatti e bisognava evitare questo.


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