E' vero che vuoi restare?, Martedì 05.02.2008 - Sera

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view post Posted on 10/4/2012, 16:23
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Georgina Sparks
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Erano passati ben tre mesi e mezzo da quando avevo lasciato la Upper East Side. Le motivazioni che mi avevano spinto lontane, non erano state delle più nobili, ma ero certa che a nessuno importava che fine aveva fatto Georgina Sparks. Sinteticamente, avevo deciso di non mettermi troppo al centro dell' attenzione, visto che mi erano giunte voci della servitù di Casa Sparks che i miei genitori mi stavano venendo a cercare. Successivamente, ero fuggita, sia per passare un capodanno classico nello chalet della mia famiglia, visto che sapevo che mio padre e mia madre erano decisamente lontani, tipo dall' altra parte del mondo. Partire era anche significato troncare qualunque cosa avevo trovato nella Grande Mela..ovvero, nulla! Avevo rimediato, appena arrivata una sveltina con Bass, un alleanza con Jennifer Humphrey, che evidentemente non era in grado di guardarsi nemmeno le mutande, visto che quella mattina stessa aveva deciso di restare per un certo verso fedele, se così vogliamo chiamarlo, a Blair. Serena, non l'avevo tormentata abbastanza e infatti si era beccata la ridicola etichetta che Gossip Girl gli aveva impresso sulla fronte. Un po' le stava bene. Essere umiliata era il prezzo di non stare più dalla mia parte, al centro del mio mondo..e di tutto quello che un tempo ci eravamo create. Oltre a queste lievi perdite, paragonabili al colpire le minori barche, avevo abbandonato il progetto insieme-appassionatamente con Sean Grey. Insomma? Mettersi con uno del genere significava finire sotto il riflettori e sapendo che i miei genitori erano in città, non potevo permettermi tale cosa. Mi era anche, giunta la voce strana, che i cari e vecchi Sparks avessero deciso di adottare una buona samaritana per allevarla come l' Anti-Georgina..la figlia che avevano sempre desiderato presentare in socità, quella che farebbe un inchino perfetto dentro un tubino di raso senza alcuna piega e che tra le mani stringerebbe un bicchiere di succo di frutta, a base di tante vitamine importanti per la pelle, e non un bicchiere di vodka. Che ero odiata, non era un mistero! Anzi..forse l' odio era il principale scopo della mia vita. Amare e ricambiare non erano esattamente parole che facevano per me. Provarle significava abbandonare mè stessa..e chissà cosa sarebbe successo? Quanti erano gli uppers che avrebbero creduto alla mia redenzione? Probabilmente un numero inferiore alle dita della mia mano destra. Così..dopo il capodanno passato in montagna con l'annuale bagno nella vasca idromassaggio con tutta la squadra di snowboard, avevo preso il primo volo per i posti dove il clima era caldo e gli uomini giravano a petto nudo..costantemente! Purtroppo tra le tante cose e divertimenti, la sera precedente, avevo letto un post di Gossip Girl che mi aveva realmente shoccato! Barh Bass era morto e ogni giornale riportava la notizia. Questa era la principale motivazione per il quale avevo prenotato il primo volo, trovandolo in prima classe, diretto di nuovo nel mondo che avevo abbandoanto mesi prima. Forse sarei stata l' utima persona che Chuck Bass avrebbe voluto vedere e sentire, ma ero più che certa che stavo facendo la cosa giusta a tornare, soprattutto se riuscivo ad arrivare in tempo per il funerale di Barth. Il taxi giallo si era fermato dinnanzi all' ingresso del Palace Hotel, uno dei tanti edifici che appartenevano alle Bass Industries. Ovviamente pernottare in quell' albergo era solamente un rito di passaaggio per me. Era il perfetto luogo dove i miei genitori, anche se sarebbero venuti a cercarmi, non mi avrebbero mai trovata. Conoscevo ogni singolo piano, ogni accesso segreto e perfino le vie dei sotterranei perchè fin dai tempi della Costance, quando anche io la frequentavo, con Chuck, Nate e Serena, ci davamo realmente alla pazza gioia..era la nostra giostra privata, se così la si poteva considerare. Un valetto del Palace mi venne ad aprire la porta, scesi dal taxi, sistemandomi la maglietta lunga, grigia, con un scollo provocante a V. Essa mi copriva fino a metà delle cosce, fermata in vita da una cintura della stessa pelle e trama dei leggins, che erano i più classici, rigorosamente neri. I capelli erano lasciati sciolti, stirati il giorno prima, castani scuri. Occhiali da sole a coprirne lo sguardo e borsa al braccio. Il valletto prese anche l' unica valigia che avevo con mè. Se avevo bisogno altri vestiti, sarei passata direttamente a casa, quando questa era vuota! Nell' ingresso erano stati allestiti vari espositori in memoria di Barth Bass. Li ignorai totalmente, non perchè non avevo rispetto per i defunti ma perchè sapevo già chi era, cosa faceva, ecc.. non mi servivano illustraizoni nuove che mi spiegassero che persona spregevole era stata con suo figlio. Lasciai i miei documenti per il check-in e poi con la mia valigia, accanto, mi avviai verso gli ascensori. Al momento erano tutte e due occupati, quindi restai a debita distanza, incrociando le braccia al petto ed attendendo che almeno, una delle due, sarebbe giunta a piano terra. Appena arrivata in camera avrei mandato un sms a Chuck, per fargli le condoglianze.

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Pierce;
view post Posted on 10/4/2012, 18:20




Sean Gray



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" A lot of people think that model tend to think they`re God`s gift. "


Stranamente, durante l'ultimo periodo, non ero stato propriamente al centro delal vita dell'Upper East Side. Insomma, l'idea che mi aveva dato Georgina doveva essere messa in piedi in tempi ristretti, perchè, si sà, la neve a New York tende a sparire piuttosto velocemente. Per questo mi ero dato da fare e nell'arco di un paio di settimane, lavorando ininterrottamente giorno e notte, ero riuscito nell'impresa. Avevo ottenuto permessi in poco tempo e trovare delle modelle non era stato difficile, tutte le modelle, tranne una: Georgina. Le avevo promesso che sarebbe stata la mia modella di lancio, ma da quel giorno al parco era sparita. Avevo tentato di chiamarla, ma sembrava sparita nel nulla. La preoccupazione iniziale fu calmata quasi all'istante da molti appartenenti dell'elitè di Manhattan, i quali, una volta compre la mia apprensione, si limitavano a rispondermi con un "E' Georgina Sparks, amico. Non puoi tenerla al guinzaglio.". Lo sapevo, la conoscevo abbastanza bene da aver subito inquadrato il suo animo libertino. Eppure, dopo quel pomeriggio al Central Park, mi sembrava che avessimo superato quell'invisibile barriera. Mi era sembrato di essere passato allo step successivo, insomma. Ma, evidentemente, lei non aveva sentito il medesimo cambiamento. Non ero un tipo che viene ferito facilmente, ma a me stesso potevo ammetterlo: mi era dispiaciuto. Mi era dispiaciuto averla vista sparire così, mi era dispiaciuto dare buca al ballo di fine anno di Blair, mi era dispiaciuto che lei, alla grande sfilata invernale Gray, non era presente. Fortunatamente, sapevo come consolarmi. Avevo passato una sola notte da solo, da quando G non si era più fatta nè sentire nè vedere, circondato da amici dubbi e ragazze di facili costumi. Così, tra una festa e l'altra, avevo imparato a dimenticarla (o forse a fingere di farlo), seppellendo i felici momenti insieme infondo alla pila di scartoffie da firmare per qualla campagna tanto fruttuosa.
Quella sera, però, non avrei dato feste. Dal giorno prima il clima al Palace era diventato gelido: la morte di Bart Bass aveva colpito tutti i dipendenti dell'hotel, chi più e chi meno. Giravano scommesse sulla successiva direzione, sui possibili licenziamenti. Insomma, pochi in quell'albergo si sentivano al sicuro in un momento come quello. La paura più grande era che il figlio, Chuck, sbattesse fuori qualcuno solo per il gusto di farlo. Ma io non ci credevo, per quanto ferito e folle Chuck avrebbe mantenuto una liena generalmente simile a quella del padre: un Bass è pur sempre un Bass.
In ogni caso quella sera decisi di andare a bere qualcosa al bar da basso, cercando di dare conforto a quel barista tanto simpatico, ma alquanto spaventato dal perdere il posto.
Presi l'ascensore, indossando un classico completo da uomo piuttosto costoso. Il cubicolo, per mia fortuna, era vuoto. Premetti il pulsante del piano terra ed attesi. Chissà cosa sarebbe successo ora, di solito, quando il propietario di un albergo muore tutto passa la figlio. Ma non era un segreto, nè qui al Palace, nè in tutta new York, che tra i Bass non scorreva buon sangue.
Il ruomore squillante del piccolo campanello elettronico mi comunicò l'arrivo, le porte si aprirono con una lentezza calibrata, giusto il tempo di voltarmi dalla parte dell'uscita e.. Sbang. Qualcuno doveva avermi sparato, per il mio cuore perse dei colpi. Georgina Sparks era davanti a me, occhiali da sole stretti tra le mani ed una valigia piuttosto piccola, la stessa che avevo già visto nella sua suite. Cosa diavolo ci faceva lì? Da quando era a Manhattan? Perchè se ne era andata? Avevo un sacco di domande da porle, ma non ci riuscì.
Ciao. fu l'unica cosa che riuscì a dire, ancora dentro l'ascensore.



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view post Posted on 10/4/2012, 19:42
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Georgina Sparks
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Insomma per quanto tempo ancora dovevo attendere un maledetto ascensore? Avevo la mano che stringeva la piccola manigia della mia valigia mezza sudata. Sapevo che avrei dovuto nolleggiare un valletto ma non potevo subito far rintracciare la mia carta di credito, così dovevo accontentarmi di vivere con qualcosina in meno. Sapevo, soprattutto, che spostare una valigia del genere, così piccola, costava di più la prestazione che l'atto, per cui mi accontentai di essere io stessa a portarla fino alla mia suite. Sempre la solita, non c'era da dire, i clienti vecchi come la sottoscritta, venivano trattati sempre bene..quasi all' eccellenza. Solo una volta non avevo pagato il macello che avevo combinato! Fortunatamente l' hotel era di Chuck Bass e lui aveva rimediato tutto..ma si parlava dei tempi in cui si atteggiava ancora a mr sciarpina alla ricerca del giardino delle vergine perdute. Ero comunque certa di non esser stata la vergine più ambita, perchè le notizie recenti avevano dato come favorita e anche andata a buon fine Blair. Era possibile che ovunque volessi andare il suo nome era chiaro nella mia testa? Che diavolo! Anche quando mi ero intrattenuta dall' altra parte del globo avevo visto la madre di Blair, Eleonor, far sfilare le sue modelle da strapazzo. Ora che ci riflettevo, chissà cosa ne era stato del progetto a Central Park di Sean Grey? Inarcai un sopracilio quando il vecchietto che avevo affianco si arricciò i baffi, guardandomi come un assennato. Ero carina, su questo non c'era dubbi e forse la mia scollatura era qualcosa di realmente provocante, ma un po' di contegno era sempre gradito. *plin-plon* "Oh grazie al cielo.." sibillai a me stessa sentendo il campanello dell' ascensore annunciarne l' arrivo. Il tempo però di voltare la faccia e di sollevare la valigia che qualcosa..o meglio qualcuno..riprese a ballarmi nel cuore. Sentii per un secondo il fiato sparirmi dalla gola, labbra e bocca asciugarsi in fretta, come se una cannuccia invisibile mi stava privando della saliva. Fortunatamente fù lui a fare il primo passo, anche se non si mosse dall' ascensore.

CITAZIONE
Ciao.

"Sean.." dissi sogghignando, alzandomi gli occhiali scuri, togliendomeli e ripiegandoli. "Chi non muore si rivede.." sibillai facendo cenno a chiunque c'era dentro l'ascensore di levarsi dai piedi all' istante. Ero possessiva anche con le cose che avevo abbanodnato..volontariamente? Al cuore non si comanda, quindi io davo spazio solo alla mia ragione. Mi posi dinnanzi alle porte, impedendo al vecchietto di entrare e a Sean di uscire. Schiacciai il pulsanate per salire ad un piano indefinito e poi incrociai le braccia al petto, lasciando chiudere la porta alle spalle. "Che classe" commentai riferita al suo vestito, appoggiandomi alla parete di fronte a lui, squadrandolo da testa a piedi. Era più sexy di quando lo avevo lasciato, ma ero certa, che era solo merito del completo che indossava. Eh si..il fascino di camicia, giacca e cravatta.

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Pierce;
view post Posted on 13/4/2012, 13:57




Sean Gray



SCHEDA PG - MUSIC - DRESS, featuring Sean Faris

" A lot of people think that model tend to think they`re God`s gift. "


Avevo passato giorni a dimenticarla, e lei si era presentata nel mio hotel. Eppure me l'avevano detto, che Georgina Sparks non era fatta per essere dimenticata, che sarebbe tornata a dinvestirmi come un uragano.. Infatti! Se il mio piano era attraversarla come un fantasma e dirigermi diretto verso il bar, mentre avevo già programmato di bere quei due drink in più per inibire quell'incontro: beh, non funzionò. Non mi diede il tempo di evitarla, di farla sentire trascurata come lei aveva fatto con me, perchè nell'arco di un secondo era nell'ascensore. Lasciò fuori un povero vecchietto, probabilmente lì in attesa da più tempo di lei. Riuscì solo a fargli un segno di scuse, mentre le porte si chiudevano dietro di lei.
Ero in trappola, una stretta ma sensuale trappola.
Non è da tutti, vero G? dissi, appoggiandomi meglio alla barra di metallo che attraversava tutta l'ascensore. Era evidente il riferimento a lei, alla sua classe mancata di lasciarmi almeno un messaggio, avvisandomi della sua repentina partenza.
Cosa ci fai qui? Ah già, alla morte del padre, tenti ancora di accaparrarti Chuck Bass? dissi, lasciandomi andare ad un commento lievemente crudele. Diciamocelo, ero furioso con lei per avermi fatto sentire usato, come un giocattolo. Ero io, di solito, chi trattava le persone in questo modo! E stare dall'altra parte non era una bella sensazione.
In goni caso, come sempre, non avevo idea di cosa ci facesse lì: in primo luogo a New York, poi al Palace ed, infine, in quell'ascensore.
Era la solita Georgina imprevedibile, non era cambiata di una virgola, eppure quel ritiro spirituale non so dove l'aveva resa più.. bella? Forse era solo colpa del mio cervella malandato.
Perchè sparire? dissi, di punto in bianco, osservandola meglio. Non era abbronzata, quindi dedussi che non era andata in un' isola tropicale dall'altra parte del globo, eppure aveva quel non so che di diverso. Era come se la spavalderia che fuoriusciva da ogni poro della sua pelle si fosse placata..


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