you, again!, mercoledì 06.02.2008 / sera

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view post Posted on 6/4/2012, 20:04
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Iwan Gabriel Robbins
15/11/1987 | 21 ANNI | LISTEN ⌡ IMG: KAY «


Ormai ero diventato un coinquilino in quell'albergo e non più un cliente. Stavo là dentro da chissà quanto tempo, non li contavo più i giorni. Il fatto era che,adesso, mi ero quasi affezzionato alla posizione che avevo trovato, al fatto di essere ritornato a casa. All'inizio i piani erano semplici e concisi: venire, pentirmi del dolore causato e poi andare via senza lasciare traccia, nemmeno una. Volevo semplicemente dimenticare cosa ci fosse in quella città e chi ci vivesse ma pian piano avevo riscoperto che New York mi era mancata, e tanto anche. Certo, mi ero fatto qualche "nuovo amico" (Grey, Daisy - i due proprietari dell'albergo - Matt e Ginny) ma ero consapevole di non meritarli nemmeno un po'. In più continuavo ad essere soddisfatto di una cosa: nessuno di loro si era accorto di ciò che facevo a me stesso nel cuore della notte. O forse loro erano troppo ciechi e fiduciosi nel trovare tracce di sangue o forse ero io così tanto scrupoloso da ripulire tutto per bene a lavoro fatto. Era inutile nascondere che sulla gamba si trovava una nuova cicatrice. Era andata a crearsi una X sulla mia gamba, una X perfetta. Su quel lato della gamba destra quanti tagli ci avevo fatto? Non li ricordavo neanche più, non ricordavo nemmeno più il dolore che mi ero causato. Sapevo solo che quei tagli col tempo sparivano e una nuova pelle si albergava sui tagli scomparsi magicamente. Ma una cicatrice,anche se piccola, era rimasta di un taglio e,ora, a farle compagnia ce n'era una nuova. Quella sera,sul letto, guardai attentamente le linee della mano. Guardavo la mano sinistra incuriosito. Come facevano quelle linee ad essere così scosse,curve,incasinate e allo stesso tempo allineate e perfette? Rimanevo affascinato da quella strana A curvata e pensai che era tempo di provare a rendere quelle linee più indelebili di quel che erano. Mi ritrovai nuovamente allo specchio e,respirando a fondo, toccai con la punta della lama la linea più marcata, quella centrale e curva. Pian piano si scoprii un piccolo puntino di liquido rosso e,gradendo quel dolce dolore, scesi pian piano. Volevo sentire la cute tagliarsi, la lama conoscere la pelle.
Una notte pensai che,se avessi avuto un figlio o una figlia, li avrei picchiati. Li avrei picchiati se avessi visto una traccia di sangue causate da qualche strano masochismo innescato nel loro cervello. Ipocrita! Mi definii così. Però sapevo anche un'altra cosa: io ci sarei stato per i miei figli, i miei invece erano scomparsi nel nulla (adottivi e non). Dovevo sempre contare sulle mie forze ma dopo un po' le forze ti abbandonano e cosa fai?
Sentii bussare alla porta. Sgranai gli occhi, come nascondere quella lunga traccia di sangue sulla mano? Mi guardai attorno cercando una motivazione valida per non aprire la porta o per giustificare un mio eventuale ritardo nell'aprirla. Velocemente misi la mano sotto l'acqua e mi tolsi la maglietta. Mi comprii con un asciugamano e,con la mano mezza insaguinata, tenni stretto l'asciugamano da dietro. Corsi ad aprire e,voilà, la mano inseguinata era nascosta teneva l'asciugamano che tenevo stretto alla vita. Ehi Ginny! La ragazza arrossì quando mi vide mezzo nudo e rimasi sorpreso dal fatto che riuscissi ancora a fare un certo effetto sulle ragazze. Non ero abituato ad essere il belloccio del gruppo. La ragazza mi disse che tutti saremmo andati al Victrola tanto di turno c'era un nuovo ragazzo in albergo. Accettai, d'altronde non avevo niente da fare e bere alcool era quasi come tagliarsi. L'alcool infatti mi tagliava dentro! Mi buttai sotto la doccia e aspettai che il sangue smettesse di uscire dalla mano. Poi iniziai a lavarmi e,una volta uscito dalla doccia cercai dei panni decenti. Solo una volta ero andato al Victrola e non trovai bella compagnia: anzi se non c'ero andato avrei risparmiato litigi stupidi e da bambini ridicoli. Misi un jeans scuro, le scarpe da ginnastiche e una maglie a righe. Mi sentivo molto enigmatico vestito così anche se io di enigmatico non avevo niente. Anzi, meno la gente sapevo di me e meno enigmatico sembravo. Se qualcuno mi conosceva sul serio poteva affermare che ero enigmatico... o forse complessato? Beh, non mi importava tanto del giudizio degli altri. Aggiunsi una giacca nera al mio abbigliamento, solo per sembrare più presentabile e scesi giù. I ragazzi mi stavano già aspettando ed entrammo tutti nella macchina di Grey anche se mi dispiaceva lasciare la mia moto là. Durante il viaggio i ragazzi cantavano canzoni di cantanti country e Britney Spears mentre io continuavo a sentire lo sguardo di Ginny sul mio corpo. Quello sguardo mi rendeva quasi nudo e mi metteva in soggezione: non era una bella sensazione. Quando scendemmo corsi subito all'entrata e,quando entrammo, subito feci caso a una figura non sconosciuta. Cazzo, dovevo aspettarmelo! Come un imbecille pensavo di non incontrare qualche persona del passato e,invece, una delle persone più importanti del passato era là. Cercai di evitarla in tutti i modi, spostai velocemente lo sguardo. Volevo solo che non mi incrociasse.

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« So I stayed in the darkness with you »

Da bambina essere al centro dell'attenzione era una delle cose che più mi imbarazzava, mi infastidiva e metteva a disagio al tempo stesso, probabilmente a causa della timidezza; eppure proprio in quegli anni capita davvero spesso tutti ti guardano, tutti non fanno altro che ripetere quanto sei bella, quando sei dolce, quanto sono belli i tuoi riccioli biondi. Da adolescente essere ammirata, guardata, non suscitava più in me quel fastidio che provavo fino a qualche anno prima, anzi tutt'altro era piacevole, chi ti guardava ti ammirava, molti volevano essere te, altri volevano stare con te, ma in ogni caso questo ti faceva stare bene. Adesso, a distanza di anni da quei giorni felici, essere guardata, desiderata era un po' come l'ossigeno per me, questa era una delle poche cose che mi aiutavano a restare a galla, perchè se mi fossi fermata e mi fossi guardata attentamente mi sarei resa di certo conto che in me non c'era nulla di ciò che gli altri vedevano e ammiravano. A volte mi sentivo marcia, proprio come una mela, bella e perfetta all'esterno, ma completamente marcia dentro. Quegli anni, giorno dopo giorno, avevo lasciato che i demoni del passato, che gli sbagli di un tempo divorassero ogni parte di me, lasciando un vuoto che a volte mi sembrava essere incolmabile. Non importava quante persone mi circondassero, non importava con quanti uomini andassi a letto, niente riusciva a colmare quel vuoto, perchè non appena tornavo ad essere sola con me stessa capivo che niente e nessuno poteva ridarmi la mia vita perfetta, quella che tutti invidiavano e che io ero felice di avere.
Mentre l'acqua calda, scivolava sulla mia pelle, lavando via tutto il dolore che mi portavo dentro come un pesante macigno, tutti gli eventi degli ultimi mesi mi ritornavano in mente come diapositive scolpite nella mia memoria. Da quando le vecchie conoscenze erano ricomparse nelle mia vita mi sembrava di essere sull'orlo del precipizio che sentivo sgretolarsi sotto i miei piedi. Rivedere Jack, rivedere Iwan e Penny era stato un duro colpo; far sesso nei bagni del victrola con Jack lo era stato ancor di più, ma avevo toccato il fondo quando avevo tirato una striscia di coca proprio sotto i suoi occhi, cosa che lo aveva decisamente fatto uscire fuori di senno, anche se in parte non ne comprendevo il motivo - d'accordo non ne andavo fiera, ma la sua reazione mi aveva spiazzata sul serio - e se prima tra noi era tutto un gran punto interrogativo, adesso lo era ancor di più; non a caso non lo avevo più rivisto dal party di capodanno. Party che si era rivelato una gran delusione, dato che dopo la scenata di Jack nei miei confronti e nei confronti della mia nuova conoscenza, Edward, aveva completamente distrutto l'atmosfera, piacevole, della serata. Ma il punto era, che da allora avevo ricominciato a tormentarmi, perchè ammettiamolo io non riuscivo a liberarmi di Jack, lui era una presenza costante e per quanto volessi convincere me stessa di poterne fare a meno, di poter andare avanti senza di lui, la realtà era che da quando lui era tornato in città, per quanto odio provassi per ciò che miaveva fatto, io ero tornata quella ragazzina che avrebbe dato la vita per lui, senza pensarci due volte.
Uscii dalla doccia, indossai un abitino viola, corto e senza spalline, scarpe nere con tacco alto, poi mi truccai, asciugai e pettinai i miei capelli, lasciandoli ricadere in morbide onde e fui pronta per la serata. Non sarei rimasta un minuto di più in quella casa, a crogiolarmi nei mie pensieri, nelle mie paure e nel mio dolore, una volta fuori da quelle mura sarei stata la solita Candice, quella che va in giro a testa alta, mostrando sicurezza, ero una brava attrice, di questo ero certa. Indossai il mio cappotto, presi la borsa e le chiavi dell mia auto e uscii, sapevo perfettamente dov'ero diretta, al Victrola, ovviamente. Da un po' di tempo era la mia meta fissa, diciamo che in quel luogo non ci si annoiava mai, c'era sempre qualcuno pronto a tenerti compagnia e poi c'era il mio perfetto barista, Jason, con il quale avevo fatto tombola, bevevo gratis e per di più avevo un dopo serata assicurato, al momento era lui il mio scopamico preferito, batteva di gran lunga tutti gli altri. Ma uno dei motivi per cui continuavo a scegliere il Victrola era perchè, per quanto mi sforzassi per non ammetterlo, io speravo con tutta me stessa di incontrarci Jack, proprio come quella sera. Ma dopo aver passato appena dieci minuti in quel luogo, non fu Jack quello che vidi entrare bensì Iwan; era quasi come aver un déjà vu della sera del suo compleanno, quando lo avevo trovato seduto proprio su uno di quei divanetti. La differenza era che stavolta lui si era accorto di me, ma stava fecendo di tutto per fingere il contrario. Sorrisi quasi divertita, non si fanno giochetti del genere con me, soprattutto se è lui a farli, lui che nonostante volesse farmi credere di aver dimenticato la nostra amicizia e i suoi sentimenti per me, io ero certa che stesse solo mentendo a me e a se stesso. Presi il mio drink dal bancone, scesi dallo sgabello e mi diressi, come se nulla fosse, verso di lui senza degnarlo di uno sguardo, fino a sbatterci, praticamente, contro. Sorry Iwan, è scaduto il tempo per giocare a nascondino!
"Ops! Scusami tanto, non ti avevo proprio visto!" Dissi come non mi fossi ancora notato chi avessi realmente davanti. "Oh ma guarda chi c'è qui! Iwan.. Che succede? Hai forse dimenticato i vecchi amici?!" Chiesi sarcastica, punzecchiandolo chiaramente, senza nascondere di non aver affatto apprezzato il suo ignorarmi deliberatamente.


Candice Erin Lewis

25 novembre 1986 (21)student






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Iwan Gabriel Robbins
15/11/1987 | 21 ANNI | LISTEN ⌡ IMG: KAY «


Ero andato in quel benedetto pub per divertirmi, per ubriacarmi e dimenticarmi,per almeno una notte, che il mio nome fosse Iwan Gabriel Robbins. Invece il mondo continuava ad opporsi al mio volere e doveva ricordarmi che io non potevo vivere attimi felici: dovevo sempre ritornare sulle tracce del passato, un passato di cui io non andavo fiero. Per niente.
Non avevo fatto neanche dieci passi nel Victrola che già l'avevo riconosciuta. Quando eravamo grandi amici, o meglio quando lei stava con Jack e io le sbavavo dietro, avevo studiato ogni suo lineamento, il suo profilo, le sue forme, il suo corpo. Avevo sempre amato la perfezione del corpo umano e il suo era davvero un bel corpo. Quando la vedevo camminare di spalle nei corridoi, io la riconoscevo immediatamente, anche a miglia di distanza. Quello studio accurato di tanto tempo fa mi stava aiutando a riconoscerla, ancora oggi. Con tutto me stesso speravo che i miei occhi stessero vedendo delle allucinazioni, delle persone che in realtà non esistevano. Desideravo che fosse uscito così tanto sangue dalla mia mano che,adesso, avevo le allucinazioni per mancanza proprio del mitico liquido rosso. Evitai il suo sguardo, evitai di pensarla. Cercai solo di allontanarla il più possibile così lei non avrebbe risentito il "richiamo", non avrebbe capito che io l'avevo vista e che la evitavo. Se avesse avuto almeno un minimo di buon senso, mi avrebbe evitato anche lei. Ci dovevamo evitare come la gente evitava la peste nel medioevo. Perchè,ogni volta che ci vedevamo e ci rivolgevamo una stupida parola, arrivava il finimondo.
Non verrà. Era la prima cosa che pensai. Era una ragazza intelligente e non la stupida bionda ochetta che voleva sembrare. Sapeva cosa voleva avere e cosa doveva evitare. Io entravo nella seconda categoria: io dovevo essere evitato. Questo sarebbe stato un bene, sia per me sia per lei.
Ma certo che verrà. Subito corressi il pensiero precedente. Perchè, anche se era una ragazza intelligente e consapevole, amava anche essere considerata, creare un po' di scompiglio.
Mi intrufolai nel discorso dei ragazzi che ancora stavano all'inpiedi cercando di scegliere un tavolo. Grey voleva il tavolo più vicino alla spogliarelliste, Ginny più vicino al bar, io volevo solo sedermi e stare il più lontano possibile dalla figura bionda che stava al bancone. Continuavo a non pensarla, per quanto potevo. Davvero credevo che,non prestandole attenzione, lei sarebbe rimasta al suo posto. Sciocco! Con la punta dell'occhio mi accorsi che lei si era alzata dallo sgabello e si stava incamminando... verso di me. Stava facendo tutta la disinvolta perciò, probabilmente, voleva solo stuzzicare: avrebbe urtato la mia spalla senza chiedere scusa, solo per farmi capire che lei mi aveva inquadrato. E invece no, le mie previsioni furono del tutto inesatte, o quasi. Non urtò solo la mia spalla ma mi venne proprio addosso. Dovevo ringraziare qualche entità misteriosa se tutto il suo cocktail non mi fosse finito sulla giacca. Avrei voluto tenerla stabile con le mie mani ma, dopo l'ultima sceneggiata sui miei graffi, avrebbe potuto sentire sulla sua pelle il mio nuovo taglio perciò rimasi immobile. Ops! Scusami tanto, non ti avevo proprio visto! La guardai sott'occhi. La sceneggiata da buona samaritana poteva funzionare con qualche deficiente che si portava a letto ma non con me. Mi aveva visto, eccome se mi aveva visto. Certo.. Un tono freddo, con sorpresa, uscii da quella unica parola che pronunciai. Quando,poi, mi guardò in faccia, continuò la sua farsa come se credesse che fossi un coglione senza buon senso (quello che,evidentemente, mancava a lei). Fece la faccia sorpresa, sorpresa di trovarmi là e che fossi io quello che aveva urtato. Feci qualche passo più in là, mi allontanai un po' dai ragazzi. Non volevo presentarla a loro. Non volevo che loro conoscessero un pezzo del mio passato e non desideravo che lei avesse una mia fetta del presente. Credo tu possa ricevere un oscar per la tua interpretazione. Il ruolo della Madonna in qualche film sulla vita di Gesù ti si addice veramente. I ragazzi mi guardavano ma adesso ero preso dal nuovo litigio che si sarebbe creato tra noi due. Ti chiederei volentieri di unirti a me ma poi lasceresti qualche accompagnatore solo. E io chi sono per farti allontanare da qualcuno? Perciò và, io non serberò rancore. Sembravo gentile ed onesto con questa frase? Ovviamente no. Le stavo facendo capire perfettamente che non era la benvenuta, che lei era, proprio come aveva detto lei stessa poco prima, solo una vecchia amica. Amica, poi. Ormai avevo rimosso dal mio vocabolario quella parola utopistica e ovattata. Io non serberò rancore. A volte quando parlavo senza pensare mi uscivano le parole giuste nei discorsi. Quelle ultime parole che le avevo rivolto - sperando che fossero le ultime parole della serata - erano tutto ciò che facevo,praticamente, da anni. Portavo con me rabbia, rancore, delusione ma non glielo avrei mai detto. Non le avrei dato la soddisfazione di mostrarle di nuovo un mio debole lato.

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« So I stayed in the darkness with you »

Sapevo perfettamente di non essere un tipino facile, tutt'altro ero piuttosto testarda e c'erano cose che proprio non mi andavano bene, essere presa in giro era una di queste e occupava anche una posizione piuttosto alta in classifica; ecco perchè non riuscivo a restare indifferente mentre Iwan cercava, per la seconda volta nel giro di pochi mesi, di prendermi chiaramente per il culo. Non solo la cosa mi infastidiva particolarmente, ma faceva venir fuori il peggio di me. Non si rendeva minimamente conto che, più avrebbe cercato di evitarmi, più mi sarei accanita per fargli, finalmente, ammettere la verità? Stava semplicemente fuggendo dal suo passato, evitare noi, cioè coloro che più glielo ricordavano, per lui era la cosa migliore da fare, ma non era affatto così. Fuggire da noi non lo avrebbe affatto aiutato, piuttosto avrebbe dovuto affrontarci, avremmo dovuto tutti affrontare quel maledetto passato che ci legava e invece no, continuavamo a farci del male; proprio come in quel momento, mentre lui si comportava da stronzo acido, era convito che bastasse così poco per allontanarmi? O no! Più lui mi avrebbe respinta, più sarei stata la sua condanna.
"Sono certa che un qualsiasi religioso avrebbe da ridire nel vedermi nei panni della madonna, diciamo che il mio stile di vita ne è davvero lontano!" Dissi, con un sorriso piuttosto cattivo, in risposta alla sua provocazione. A pensarci bene a volte mi chiedevo sul serio perchè ce l'avesse così tanto con me, non gli avevo mica dato io la colpa di quel che era successo, no assolutamente no. Si era incolpato da solo! Eravamo tutti responsabili, ognuno aveva reagito a modo suo e lui era di scuro colui che l'aveva presa peggio, perchè per quanto si sforzasse a nascondere quel che provava, era evidente che fosse rabbia. Il punto era trovare il modo per far si che lo ammettesse ad alta voce. Notai subito che non appena ci fummo incrociati tentò di allontanarsi dal gruppo che era con lui, come se io e chi eravamo dovevamo restare nascosti e fuori dal suo presente.
"Chi ti dice che non potresti essere proprio tu il mio accompagnatore? Ti dispiacerebbe così tanto? Se non ricordo male un tempo non eri affatto così schizzinoso Iwan." Dissi a bassa voce, senza nascondere un pizzico di perfidia e anche di fastidio per quel suo atteggiamento. Il suo ignorarmi o evitarmi, o qualsiasi cosa fosse mi innervosiva e rendeva irascibile, sembrava che cercasse in ogni modo di portarmi sul punto di litigare. "Cosa avresti dato un tempo per passare una serata con me! Eh Iwan? Cosa?" Continuai, era cattiveria pura questa, ricordargli il fatto che non avevo ricambiato i suoi sentimenti quando sapevo benissimo quali fossero era cattivo, ma se lui desiderava far del male a me, beh io avrei fatto del male a lui.
"Ricordi cosa ti dissi un po' di tempo fa?" Gli chiesi fissandolo dritto negli occhi e afferrandogli il braccio con la mano libera per attiralo un po' di più a me. "Non fare il duro con me! Se questo non è rancore Iwan, allora dimmi cos'è?" Gli sussurrai quasi all'orecchio scandendo bene ogni singola parola con rabbia, completamente indifferente al fatto che il suo, nuovo, gruppetto di amici ci stava fissando e chiarendo una volta per tutte che ero più che certa che il fatto che fossi ripiombata nella su vita non lo lasciasse indifferente e che lui serbava rancore e rabbia nei mie confronti e nei confronti di tutti gli altri.
"Allora dimmi, e con lei che mi hai sostituita? Chiesi voltandomi verso la tipa che non ci toglieva praticamente gli occhi di dosso, fin da quando avevo urtato, di proposito, Iwan, rivolgendole un sorrisino per niente amichevole.


Candice Erin Lewis

25 novembre 1986 (21)student






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Il tuo Iwan mi maltratta troppo spesso! -.- La mia Candice potrebbe diventare violenta!
Ahahah XDD
 
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view post Posted on 7/4/2012, 17:54
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Iwan tratta male Candice? Ma fammi il piacere!
E,tra parentesi, ho letto il post rimanendo senza parole. E' Candice la bastarda, non Iwan!
Mamma mia... sappi che io la amo ancora di più, Iwan MOLTO MENO! Muahahahahah la pagherà per questo..
 
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view post Posted on 7/4/2012, 18:23
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muahahah ma se il tua iwan mi provoca la mia candice fa la stronza... E io mi gaso!!!ahahah
 
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view post Posted on 8/4/2012, 03:20
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Iwan Gabriel Robbins
15/11/1987 | 21 ANNI | LISTEN ⌡ IMG: KAY «


Bacco, tabacco e venere rendono l'uomo in cenere. Quello era uno dei consigli che il mio patrigno mi dava quando tornava a casa dopo aver bevuto da una cisterna di vino, una di liquore e una di qualche strana roba polacca ed estramemente forte. E,quando l'uomo si degnava di tornare in quel luogo che lui chiamava casa, iniziava a dare "saggi" consigli a tutti. A me diceva sempre che Bacco,tabacco e Venere rendono l'uomo in cenere. Una volta non capivo come tre cose di cui non sapevo l'esistenza potessero rendere l'uomo della polvere di camino ma adesso capivo, adesso che sapevo anche cos'era il tabacco e chi erano Bacco e Venere. E, se non potevo affermare con certezza l'ipotesi su Bacco e tabacco, potevo di certo dire che venere rende l'uomo cenere. Potevo affermarlo ancora di più quella sera, quell'attimo in cui stavo con Candice. Quella donna non mollava, era più forte di un cane testardo e che abbaia sempre alla presenza di cibo. Ma non capiva che adesso aveva trovato pane per denti. Non mi sarei fatto intimidire così facilmente. Tanti anni di solitudine, di ripetute percussioni su me stesso mi avevano reso forte, così tanto da non aver bisogno di qualcuno, nemmeno di lei.
E così, ad ogni mia frecciatina, doveva arrivare pronta a destinazione una risposta. Era proprio vero che il buon senso le mancava. Ci sarebbe stato da divertirsi quella sera. I ragazzi continuavano a guardare ma li avevo davvero allontanati con la mente. In quel pub,per me, c'eravamo solo io e la bionda. La prima risposta arrivò sul fatto che le avessi detto che sarebbe stata perfetta nell'interpretare la madonna. Ma, da come ho potuto vedere, le doti di attrice ce le hai. Anche nella vita di tutti i giorni ci sono le attrici: brave ragazze che interpretano le cattive ragazze, le stronze che interpretano le suore. Son sicuro che il tuo stile di vita non interferirebbe sul tuo operato da oscar! Le feci un occhialino e sorrisi. Non un sorriso da 36 denti e nemmeno uno per darle sicurezza ma uno di quei sorrisi da stronzo di merda che, in realtà, se ne fotte poco di quel che risponderà. Ma, in verità, mi interessava sapere quale sarebbe stata la sua risposta. Perchè,sicuramente, non avremmo smesso là. Mentre, prima, speravo che finisse così quel "piacevole incontro", ora sapevo che non sarebbe finito così. Perciò era meglio viverselo col sorriso e godersi ogni attimo.
Sia sul mio viso, sia sul suo c'erano due sorrisi che si stavano sfidando. Il suo era sarcastico e cattivo, il mio altrettanto. Quella donna poteva anche affascinarmi nell'inconscio ma potevo capire che lei era una sfida e io amavo le sfide. Nuova risposta! Esultai dentro di me nel sentire che la ragazza aveva ancora così tanto da offrire, nuove perle di saggezza e nuove provocazioni. Quest'ultima fu quasi una rivelazione ma anche un colpo basso. Sapeva cosa prendere e come colpire: prese il passato. Con fare intelligente e scaltro mi disse se non potevo essere io l'accompagnatore. Tirai una piccola risata a sentire quelle inutili parole. Ti dispiacerebbe così tanto? Questa era la conferma che lei sapeva che per me,al liceo, lei non era solo una semplice amica. Motivo in più per odiarla e farle pagare quel che doveva pagare. Un po' turbato lo ero, odiavo quando metteva in mezzo le storie del passato. Ma anche io avevo il punto forte, lo stesso che aveva usato lei: il passato e i sentimenti. Il manico del coltello non doveva per forza stare nella sua mano... e io sapevo quanto amavo tenere in mano il manico di un coltello. Continuò ad interferire, a buttare il tacco 12 che indossava o che cavolo era nella ferita che pian piano aveva aperto. Cos'avrei fatto tanto tempo fa per stare con lei! Si avvicinò di più a me e sussurrandomi all'orecchio delle parole usò le tattiche che usava con qualsiasi uomo. Ma io non ero qualsiasi. Non fare il duro con me! Io facevo il duro con chi volevo io, lei non poteva comandarmi. Lei non aveva nessun potere su di me da tempo ormai. Buttò anche il colpo di grazia e si voltò per guardare Ginny. Con lei mi hai sostituita? Quei giochi di parole, quei verbi usati ma che non funzionavano. La ragazza doveva avermi confuso con qualcun'altro. Prima di iniziare a parlare, prima di prendere sul serio il manico del coltello le feci un piccolo applauso. Mi complimento con te. Se,al liceo, credevo che avessi bisogno di qualcuno per difenderti, adesso penso che tu non abbia bisogno di nessuno. Forse sono gli altri che hanno bisogno di difese. Sorrisi. Avevo bisogno anche io delle difese e,come san tutti, la miglior difesa è l'attacco. Comunque io non ti ho sostituita,con nessuno. Voglio ricordarti che tu non sei mai stata mia e,se non lo sei mai stata, come posso rimpiazzarti? Forse quelle parole non le avrebbero mosso neanche un po' l'ego ma speravo che capisse che era tempo inutile stare con me a parlare quando poteva fare di meglio. E,poi, hai detto bene. Tanto tempo fa cosa avrei dato per poter essere il tuo accompagnatore? Forse tutto. Ma questo era tanto tanto tempo fa. E tu,poi, eri troppo presa da Jack Scott. E lo sei ancora... perciò non usare le tattiche da femme fatale, risparmiale per gli altri tuoi veri accompagnatori. Io non sono stato, non sono e non sarò un tuo accompagnatore. Mi avvicinai di più a lei e le sussurrai poche parole all'orecchio. E, tanto per fartelo sapere, mi piace fare il duro con te!
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Prego, gasati pure se vuoi. Anche se non so se è comprensibile quello che ho scritto ma mi sono sentito molto *revenge mode* e Iwan doveva togliersi qualche sassolino dalla scarpa perciò ho scritto tutto di getto
 
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view post Posted on 9/4/2012, 20:17
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« So I stayed in the darkness with you »

Anni fa io e Iwan eravamo stati amici, veri amici, forse solo in quei momenti la parola amicizia aveva davvero assunto il significato proprio di tale termine. Ricordavo tutti i momenti passati insieme, nonostante facessi di tutto per lasciar finire quei ricordi nel dimenticatoio, sapevo benissimo che loro sarebbero sempre stati li, pronti a tornarmi in mente proprio quando potevano fare più male. Ricordavo gli scherzi, i sorrisi e i momenti di pura spensieratezza che ci avevano legati, ricordavo il giorno in cui avevo iniziato a percepire i suoi veri sentimenti nei miei confronti, ricordavo di aver evitato di ammettere a me stessa che i miei sospetti fossero veri, perchè quei sospetti mi spaventavano, avevo paura che se avessi ammesso che Iwan aveva una cotta per me saremmo di certo finiti per allontanarci, dato che ero la ragazza del suo migliore amico e io non volevo che accadesse. Forse era soltanto egoismo, eppure io non volevo rinunciare ne all'amore della mia vita, ne all'amicizia del suo migliore amico. Adesso, a distanza di anni, se guardavo gli occhi di colui che un tempo consideravo il mio amico, potevo notare senza nessuna difficoltà che di quell'amicizia non restava più nulla. Ormai il nostro rapporto consisteva in una costante lotta a chi sapeva far più male, continuavamo a rinfacciarci i nostri errori, i nostri sbagli, quello che eravamo stati e quello che eravamo diventati. E se io mi comportavo da perfetta stronza, Iwan riusciva senza difficoltà ad esserlo ancor di più. "Anche nella vita di tutti i giorni ci sono le attrici: brave ragazze che interpretano le cattive ragazze, le stronze che interpretano le suore." Ecco cosa pensava il caro vecchio Iwan della sottoscritta, dovevo essere davvero una brava e convincente attrice se qualcuno che, dentro di me, pensavo mi conoscesse abbastanza bene, alla fine credeva così sfacciatamente a ciò che vedeva.
"Scommetto che per te io faccio parte della seconda categoria, non è così?" Dissi con cattiveria e forse un pizzico di delusione. "Dillo che mi consideri una puttana!" Dissi con un sorriso amaro sulle labbra, ero furibonda, lui non era nessuno per giudicarmi, se non si fosse comportato in quel modo con me, se non avesse fatto tanto l'ipocrita con me, io non sarei mai stata la stronza che ero in quel momento. Non poteva certo sentirsi ferito se poi io tiravo fuori il nostro passato e i suoi sentimenti, la mia convinzione era che una parte di lui continuasse a provare almeno un pizzico di ciò che aveva provato un tempo, altrimenti non si sarebbe scaldato tanto quando avevo buttato il discorso sul nostro vecchio rapporto e sulla sua nuova conoscenza. Io stessa, in un certo senso, provavo fastidio per quella piccola intrusa e per quegli occhi che continuavano a fissarci. Si sarebbe dovuta fare gli affare suoi, quello che stava succedendo non la riguarda e avrebbe fatto meglio a restarne fuori.
"Sai quando ho imparato a difendermi?" Chiesi evidentemente infastidita e fuori di me per quelle sue parole. "Quando uno dopo l'altro avete iniziato a comportarvi come gli stronzi che siete adesso!" Tirai fuori quelle parole con tutta la rabbia, il disgusto e la cattiveria che avevo dentro, gliele buttai addosso senza mezzi termini, sfogando quei sentimenti che per anni avevo tenuto dentro, covando quel dolore che prima o poi ero certa sarebbe esploso; proprio come aveva appena fatto. Non mi importava dov'eravamo, chi c'era intorno a noi, non mi importava più nulla, adesso lì c'eravamo io e Iwan e tutto quello che non c'eravamo mai detti. "Risparmiati i tuoi stupidi applausi per qualcun altro! Magari per la tua nuova conquista.. E dimmi lei sa cosa farai quando ti ritroverai di nuovo alle strette? Quando tutto ti sembrerà troppo pensante da sopportare? Sa che fuggirai? E' questo che fai Iwan! Quando le cose non vanno come dovrebbero tu scappi!" Era così liberatorio dire ad alta voce tutto quello che mi ero tenuta dentro in quegli anni. Mandai giù il drink che tenevo ancora in mano, ne avevo proprio bisogno perchè la serata, a quanto pare, era appena iniziata. "Jack.. Jack e ancora Jack. Credo proprio che tu dia troppa importanza al tuo vecchio amico. Come puoi vedere vivo benissimo anche senza lui! Ah e soprattutto nessuno mi dice con chi passare il mio tempo, i miei accompagnatori li scelgo da me!" Dissi con sicurezza e in modo risoluto. Che vivessi più che bene senza Jack, non era assolutamente vero, ma ero stanca del suo tirarlo in ballo, stavamo parlando di noi e non del mio ex, il fatto che continuasse a ripetermi il suo nome mi faceva imbestialire. Notai il suo avvicinarsi a me, soprattutto al mio orecchio per sussurrami "E, tanto per fartelo sapere, mi piace fare il duro con te!". Sorrisi beffarda a quelle parole, forse non si rendeva conto che sfidarmi non era affatto una buona idea, potevo diventare molto ma molto più cattiva di quello che fin ora avevo lasciato intendere.
"Oh lo so che ti piace e sai perchè?" Gli dissi con un sorriso malizioso e malefico al tempo stesso, avvicinandomi di più a lui, portando il mio volto ad appena qualche centimetro dal suo, mentre la mia mano sfiorava il suo petto, percorrendolo sensualmente, fino a raggiungere il suo cuore. "Perchè non è affatto vero che mi hai sostituita. Qui c'è un posticino ancora tutto mio." Gli dissi con sicurezza, malizia e soddisfazione, puntando lo sguardo verso quella tipetta sconosciuta, che al momento ero certa stava schiattando nell'assistere a quella scena. "Ma stai attento a non giocare troppo con me, potrei perdere la pazienza e.. renderti la vita un inferno!" Gli dissi con un sorriso innocente, come se gli avessi appena detto che lui era il mio amico del cuore.


Candice Erin Lewis

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Iwan Gabriel Robbins
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Ogni volta che si avvicinava, che mi parlava, sentivo dentro di me una strana tensione in tutto il corpo. Avevo così tante cose da dirle eppure queste cose sparivano. Nel mio cervello pensavo una parola pronta per contargliene quattro ma poi ne arrivava un'altra e quell'altra andava a farsi fottere. Quella tensione era pari a quella che provavo quando avevo voglia e bisogno di tagliarmi. Tagli, adesso avevo proprio bisogno di quelli. Quello fatto prima di venire qua sembrava essere stato fatto solo dieci giorni fa. Volevo un semplice coltellino, anche uno svizzero, e poi sentirne la fredda lama sulla cute. Mi passò un brivido lungo la schiena per vari fattori: la voglia della cosa che ora mi aiutava e la voce,con seguente sorrisino, di Candice. La provocazione dell'attricetta aveva fatto segno nel suo ego. Ego che difficilmente riuscivo a colpire quando ero un povero illuso all'età di 16 anni. Quante volte avrei voluto dirle che io l'amavo, forse più del suo ragazzom, ma sapevo che per lei c'era spazio solo per quel ragazzo, quel ragazzo che era mio amico. Quando la guardavo mi tremavano le labbra perchè iniziavo a progettare discorsi e immaginare baci che le avrebbero spezzato il fiato. Ora mi tremavano ancora le labbra... ma non più perchè volevo baciarla o cose del genere. Adesso mi tremavano perchè le parole volevano uscire impetuose e lasciare un segno in lei!
Non fraintendere: io non ho detto e mai pensato che sei una puttana! Se poi tu credi questo di te è un'altro conto.. Non sapevo cosa faceva, non sapevo quanta gente si portasse a letto e nemmeno mi interessava. Ho solo fatto riferimento alle stronze. Da quanto in qua stronza era diventato sinonimo di puttana? Se poi il vocabolario si era aggiornato, io dovevo essere rimasto ignaro di ciò perchè avevo di meglio da fare. Anche se la musica era alta, la gente parlava e gli sguardi non mancavano, io sentivo chiaro e forte il suo tono, le sue parole e davo particolare attenzione a quei sorrisini che nascondevano più dello stretto necessario. Vedevo che passava,velocemente, dalla rabbia all'amarezza per poi ritornare incazzata nera e sentirsi delusa allo stesso tempo. Vedere che avevo questo effetto su di lei mi faceva stare bene dentro, mi sentivo un po' soddisfatto. Quando lei mi faceva sentire così, chi le diceva niente? E lei se ne accorgeva,poi? Era normale che io mi incazzavo quando lei baciava Jack davanti a me, era normale che mi sentivo deluso quando preferiva lui a me. Ma io tiravo un sollievo e cercavo di andare avanti.
Sai quando ho imparato a difendermi? Volevo ascoltare quella storia, doveva essere interessante. Se l'altra volta al Victrola facevo io la vittima , adesso toccava a lei. Mi sembrava più che giusto! Quando uno dopo l'altro avete iniziato a comportarvi come gli stronzi che siete adesso! La guardai con sguardo interrogativo perchè non sapevo proprio di cosa stesse parlando. Finora mi hai rinfacciato che io solo una cosa so fare: scappare. Perciò mi son perso la scena in cui tutti si comportavano da stronzi perchè io,evidentemente, ero scappato in chissà quale parte del paese! Sentivo che sputava tutto quello che voleva, sentivo proprio che si stava sfogando per tutti quegli anni che era rimasta in silenzio e chiusa in sè. Avevo risvegliato la Candice che si era nasconsta da qualche parte e non mi dispiaceva. Ormai il fuoco era accesso e buttare un po' di benzina sopra avrebbe reso tutto più eccitante. Rimasi in silenzio per sentire tutto quella che aveva da dirmi: mi rinfacciò che scappavo. Ormai ero famoso per il fatto che scappassi. Ho capito,dai, sono quello irresponsabile che preferisce scappare invece che affrontare i problemi. Eppure sto ancora qua a sentire quello che hai da dire. Se tu affermi che io sia uno che scappa, perchè sono ancora qua? La ragazza mandò giù, in un sorso il drink. Avevo anche io bisogno di un drink. Anzi, io avevo bisogno di tante altre cose: lei non era tra queste. Ma adesso avrei aspettato che fosse stata lei ad andarsene e non io. Dovevo e volevo darle uno schiaffo morale. Non sarei stato io a bloccare quella bella sceneggiata, non sarei scappato. Almeno Candice l'avrei affrontata! Un nuovo inizio! Finalmente uscii dalla bocca della bionda il nome di Jack. Continuava a dire che lei stava bene, che senza di lui era ancora vivo - e ci mancasse pensai - e ribadii che lei era libera di uscire con chi cavolo voleva, nessuno le diceva chi potesse essere l'accompagnatore. Ma fa' che vuoi tu... a me attualmente frega meno di zero! Glielo dissi per liberarmi un po' di tutto quello che mi stava dicendo. Che cazzo me ne fregava se lei si sceglieva gli accompagnatori da sola? Io non le avevo detto con chi uscire. Io non ero suo padre e nemmeno il suo fidanzato. Ma il gioco non era finito, non doveva finire così. Lei si era sfogata? Adesso toccava un po' a me.
La bionda ritornò ad usare le tattiche da "io sono una gran figa" sfoggiando uno dei suoi sorrisino maliziosi ma che riuscivano a riflettere il male. Carino.. Quel sorriso le donava proprio! Oltre al sorrisino, ritornò ad avvicinarsi a me. Riuscivo a vedere ogni riflesso dalla sua pupilla azzurro, un azzuro che ghiacciava ma che,al tempo stesso, attirava. Buttai giù un boccone di saliva perchè quella mossa stava funzionando. Mi sembrava di tornare al liceo e sentirmi inerme accanto a lei. Le sue mani toccarono il mio petto. Tentava, tentava bene. Il cuore iniziò a battere più veloce di prima e sentivo proprio le sue dita fermarsi là. Perchè non è affatto vero che mi hai sostituita. Qui c'è un posticino ancora tutto mio. Volevo risponderle adesso ma sentivo la tensione di prima moltiplicata per mille. Il cuore continuava a bettere veloce mentre il cervello andava quasi in tilt dimenticando tutto quello che dovevo dire. Ma poi il suo sguardo tornò su Ginny. Se non avesse fatto quella mossa forse sarei rimasto fermo a fissarla e a risentire la voglia di testare le sue labbra con le mie. Sembrava che voleva far rosicare più Ginny che me. Stai guardando un po' troppo la mia amica, da quand'è che sei diventata un po' lesbica? La presi sul ridere. Lei,poi, si rivoltò e con fare dolce, ma che di dolce non doveva esserci niente, mi disse di stare attento a non stuzzicarla troppo: avrebbe potuto rendere la mia vita un inferno. A sentire quelle parole tirai un piccolo sorriso divertito. Tu? Rendermi la vita un inferno? Lei non sapeva che l'inferno già lo vivevo senza di lei. Perciò,o con o senza di lei, l'inferno già c'era. Lei si sarebbe aggiunta solo alla lista dei problemi da risolvere ma non sarebbe mai stata la causa maggiore del mio inferno. Faresti più bella figura se andassi via perchè la mia intenzione è quella di continuarti a stuzzicarti! Lei aveva svegliato il cane che dormiva e con quell'accozzaglia di parole non lo avrebbe calmato di certo. Poi feci un passo avanti e con la mano toccai la sua spalla scoperta dal vestito viola che indossava. Continuavo ad imitare le sue tecniche, a vedere se lei riusciva a reggere il gioco che lei stessa avevo creato! Pian piano mi feci spazio lungo il suo collo. Passavo leggero con le dite sulla sua pelle candida e liscia. Le mie mani erano fredde ma il contatto con la sua pelle rendeva le punta dell'indice e del medio caldo. Sei così sicura che nel mio cuore ci sia posto per te? Glielo dissi a qualche centimentro dal suo viso. E io? Per me c'è mai stato uno spazio nel tuo di cuore? Dal collo porseguii con una linea curva fino a sfiorarle il labbro inferiore. Sorrisi. Anzi... mentre le dicevo quest'ultime parole portai l'indice nel punto centrale del labbro e,così, sfiorai anche quello superiore. ..non me lo dire, potresti spezzarmi il cuore sentendo la risposta! Lasciai cadere la mano e aspettai impaziente una sua reazione, una risposta che sicuramente mi avrebbe lasciato senza parole. La stronzata del zittirla era solo una stupida scusa per fare il suo stesso giochino. Non ricaverò mai niente da tutte 'sto giochetto perciò,Iwan, fa lo stronzo e basta! Ero consapevole del fatto che,nel suo cuore, ci fosse almeno un piccolo spazio per me. Piccolo perchè questo era sovrastato da altro spazio... spazio che io non avrei mai avuto.

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L'ultima parte è un po' incasinata perchè avrei tanto da dire ma mi rincoglionito ahhahahah >.<
Comunque sta role mi piace un sacco!
 
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« So I stayed in the darkness with you »

Ero arrabbiata, forse in tutto quello tempo, in quegli anni trascorsi a chiedermi perchè le cose fossero andate proprio in quel modo, non mi ero mai resa conto che ciò che provavo davvero era rabbia, rabbia mista ad una delusione, talmente profonda, da sentirla riaffiorare ad ogni suo sguardo, ad ogni sua parola, che mi colpivano con una forza e una violenza maggiore di quella di un qualsiasi schiaffo. Lui poteva anche sembrar non capire a cosa mi riferissi, poteva anche farmi credere di non sapere che il loro atteggiamento non era certo stato quello che avrebbero dovuto avere dei veri amici; ma io potevo essere ancora e ancora più chiare se lui voleva ostinarsi a fingere di non avere idea di cosa stessi dicendo. Che poi era chiaro come la luce a cosa mi riferissi, quando si erano comportati da stronzi? Ovvio, quando erano spariti nel nulla, vigliacchi, erano solo dei vigliacchi, lo erano tutti, spaventati e incapaci di affrontare quel che avevamo fatto. Si consideravano un gruppo di amici, belli amici quelli che ti voltano le spalle nel momento del bisogno; sinceramente io li vedevo più per quello che erano sul serio, degli ipocriti. E lui, lui che adesso fingeva di aver dimenticato ogni cosa, lui che adesso mostrava solo disprezzo per me e per la mi presenza in quel luogo, era il più ipocrita di tutti.
"Rinfacciare? No caro mio ti sto solo dicendo come stanno le cose. Eravamo amici noi, non è forse così? Allora dimmi, dov'eri quando saremmo dovuti restare l'uno accanto all'altro? Non c'eri. Quindi si, lasciami dire che sei fuggito." Dissi continuando a sfogare la frustrazione per tutto quello che non avevo mai avuto la possibilità di affrontare. Non mi importava se stavo esagerando, non me ne importava un bel niente, Iwan aveva chiaramente dimostrato di essere in grado di difendersi più che bene; quindi tanto valeva togliersi ogni peso, una volta per tutte. "Se tu affermi che io sia uno che scappa, perchè sono ancora qua?" Sinceramente ero più curiosa di sentire quella risposta direttamente dalle sue labbra, perchè in realtà tutto quello che mi trasmetteva era che voleva che sparissi dalla sua vista, eppure era ancora lì con me, quindi si ero curiosa di saperlo anche io il perchè.
"Già Iwan, perchè sei ancora qui? Se tutto quello che sembri volere e cacciarmi!" Chiesi, inclinando il capo da un lato, proprio come una bambina curiosa che chiedendosi il perchè di tutto quello che avviene intorno a lei continua ad attendere le sue risposte. Sfortunatamente per lui, nonostante le sue parole iniziavano a stancarmi, dato che non ero affatto disposta a sopportare le sue, chiamiamole ramanzine, io avevo deciso che quella serata lui l'avrebbe trascorsa con me, purtroppo mi imputavo facilmente e quando lo facevo difficilmente cambiavo idea, nemmeno se chi mi stava di fronte continuava a insultarmi e calpestarmi come se valessi meno di zero. "Mi fa piacere che non ti importa, perchè sai? ho scelto di passare la mia serata con te!" Dissi con un sorrisino cattivo, come a dire: se vuoi liberarti di me dovrai fare di meglio.
Con mia grande soddisfazione, notai che la mia tattica aveva funzionato alla perfezione, non che avessi dubbi a tal proposito. Per quanto si sforzasse, io sapevo, proprio come gli avevo appena detto, che nel suo cuoricino c'era ancora un posticino tutto per me ed io sapevo perfettamente come risvegliarlo. La carne è debole, stuzzicala e sarai ricompensata, eccolo lì, avevo appena sfiorato il suo petto ed i battiti del suo cuore si erano triplicati, li percepivo chiaramente attraverso la mia mano. Anche se, quell'attimo durò una frazione di secondo e poi perchè? Perchè il mio sguardo aveva risfiorato la sua amichetta, cosa che mi fece ridere di gusto, a quanto pareva o la tipa gli stava così a cuore da non sopportare che la sottoscritta gliela maltrattasse, oppure io possedevo molto più di un posticino nel suo cuore e il mio divertirmi a giocare con lui e con lei non lo lasciava indifferente. "Lesbica io? No la tua amichetta non è affatto il mio tipo, senza offesa!" Gli dissi, ancora troppo divertita dalle sue parole. "E' solo che avresti dovuto insegnarle un po' di buone maniere! Non è educato immischiarsi in faccende che non la riguardano! Se magari smettesse di fissarci, io non avrei bisogno di rimetterla al suo posto!" Dissi dura, con un sorrisino che esprimeva pura cattiveria. Forse se avessi mantenuto quel contatto con Iwan, senza allontanare il mio sguardo, nè il mio viso dal suo lui avrebbe già ceduto al mio giochetto, sarebbe caduto dritto dritto nella tela del ragno. Ma io sapevo come rimettere tutto apposto, anzi lo stava già facendo lui per me. "Non ho detto di non poter sopportare il tuo stuzzicarmi, ti ho solo ricordato le possibili conseguenze! Poi sta a te.. Prendere o lasciare.." Dissi con tono di sfida. Mi ripropose il mio stesso identico giochetto, la sua mano raggiunse la mia spassa e le sue dita, dapprima fredde come il ghiaccio, poi calde come il fuoco, iniziarono a percorrere il profilo del mio collo, per poi risalire fino alle mie labbra, chiusi gli occhi e lasciai che lui continuasse con il suo giochetto di seduzione. Sorrisi quando il suo dito si fermò proprio su di esse, come a zittirmi, anche se sapeva benissimo che non bastava certo questo a zittirmi.
"Sei sicuro di poter sopportare la verità?" Chiesi sorridendo maliziosa e riaprendo gli occhi, che puntai dritti nei suoi che continuavano a fissarmi a pochi centimetri dai miei. "Il tuo cuore è ancora mio, me lo ha appena detto lui..." Dissi riportando la mia mano sul suo petto, ripercependo i suoi battiti accelerati. "... Adesso tocca a te! Sussurrai mentre cercavo la sua mano, per portalo sul mio petto. "E' il momento di scoprire se qui, c'è posto per..." Lasciai la frase a metà, quando presi la sua mano tra la mia impiegai meno di una frazione di secondo per capire che su di essa c'era qualcosa che non andava, qualcosa che avevo già visto la sua pelle la prima volta che lo avevo incontrato proprio lì al Victrola. Era un taglio, proprio come quelli che percorrevano il suo braccio già mesi fa. "Cazzo Iwan che diavolo è questo?" Chiesi, quasi urlando, mentre tiravo il suo braccio verso me e rigiravo il palmo della sua mano verso i miei e i suoi occhi. I giochi erano finiti, adesso lo vedevo chiaramente, un taglio, lungo, profondo gli squarciava la mano in due. Il solo vederlo mi rendeva furiosa e disgustata al tempo stesso, poteva anche urlarmi contro che non erano affari miei, ma in quel momento tutto quello che avrebbe dovuto darmi erano spiegazioni, che lo volesse o no.


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Scusa la mia infinita lentezza nelle risposte! >.<
Cmq anche a me questa role piace un casino! *W* Anche se il tuo Iwan continua a giocare con il fuoco! -.- ahahah XDD
 
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Eravamo amici noi, non è forse così? Con quelle parole ricordai la prima discussione che avemmo al Victrola la prima volta. Io le avevo chiaramente detto che la nostra amicizia era del tutto falsa, lo era sempre stata. Forse un po' era lo vero perchè,tecnicamente, io non provavo una semplice amicizia. Io provavo qualcosa di più! Adesso che ritornavamo sempre delle stesse questioni mi ero stufato di ripeterle cosa pensavo della nostra amicizia. E in più aveva introdotto quell'argomento solo per ricordarmi, ancora e ancora e ancora, che io ero fuggito. Basta parlare della mia fuga notturna. Sono scappato, adesso vuoi lapidarmi per questo? Se fossi venuto a chiederti di scappare con me avresti detto di no, perciò non vedo cosa cambia se sono fuggito o se sono rimasto! Se fossi rimasto cosa sarebbe cambiato? Avrei solo sfogato di più su di loro e avrei avuto meno visione su ciò che mi perdevo e su ciò che, sfortunatamente, il ragazzo che avevo ucciso si era perso. Se tutto quello che sembri volere è cacciarmi! La guardai attentamente cercando di capire cosa voleva. Aveva inclinato la testa perchè era curiosa di conoscere la mia risposta ma la verità era che io non avevo una risposta a quella domanda. Volevo solo vedere fino a dove arrivavamo. Si, è vero. Aspetto che tu vada via perchè io non andrò via questa volta. Almeno una volta non mi far fare il bambinone! Tirai un piccolo sorriso e avevo detto che ero rimasto là solo perchè non le avrei dato la soddisfazione di vedermi andare via. Non volevo neanche sentirle dire che io ero scappato. Mi ero annoiato di quella storia, era meglio cambiare pagina. Anzi, meglio cambiare tutto il libro! Inoltre se ne uscii con una nuova cosa: stasera ero io il suo accompagnatore. Feci una risata sarcastica perchè non credevo minimamente alle sue parole. E dimmi, lo fai solo per far ingelosire la ragazza che stai guardando sempre o perchè vuoi passare del tempo con me? Ero sicura che era più per la prima opzione che per la seconda. E,anzi, buttai un'altra frecciatina! O farai come avevi fatto la volta scorsa? Arriva qualcuno e ti dimentichi della mia esistenza? Ecco. L'altra volta fece così: io mi ero creato una corazza per non farla avvicinare abbastanza e poi, mano nella mano mentre diceva parole dolci, distrusse tutto quando arrivò Jack che le sorrideva. Ecco qua: lo spazio enorme che occupava il cuore di Candice era di quel ragazzo, quel ragazzo che la rincoglioniva con la sola voce. Io, con la sola voce, al massimo le facevo venire il volta stomaco. E adesso che la vedevo fare tutta la sensuale con me... non mi dispiaceva, forse era il mio sogno dai tempi del liceo, ma sapevo di essere solo un passatempo. Nemmeno un bel passatempo, ma un semplice passatempo. Perciò adesso vivevo la teoria passa e lascia passare. Facevo lo stronzo solo per vedere fino a che punto era disposta a spingersi e per stuzzicarla, per ricompensare l'Iwan adolescente che avevo sepolto sotto la sabbia quella notte d'inizio estate.
La chiamavano Candice la minaccia! Ma non serve che ti scaldi tanto! Guardai Ginny che,evidentemente, si sentiva troppo osservata e spostò lo sguardo. Candice,invece, ci godeva nel vedere Ginny in quel comportamento dolce ed innocente. Infatti, Ginny era una povera innocente perciò perchè continuava a rompere? Io non dovevo insegnarle niente. Non sono nè suo padre nè il suo fidanzato. Dovresti anche tu imparare le buone maniere e smettere di parlare di lei ma chi sono io per dirtelo? Non sono nè tuo padre... nè il tuo fidanzato! Glielo avevo già detto una volta,quella sera, che non ero il suo ragazzo e glielo ripetei perchè lei mi dava le occasioni col cucchiaino, non faticavo mica per avere il tempo di fare frecciatine. Poi sta a te... Prendere o lasciare.. Sorrisi divertito quando la ragazza buttò le due opzioni. Questa era un'altra occasione per poter creare un'altra frecciatina. Visto che io fuggo sempre, come regola dovrei lasciare! Ma volevo prendere, in tutti i sensi. Volevo prendere tutto ciò che conseguiva, volevo scoprire perchè adesso ero troppo curioso. Quando toccai la sua pelle guardai attentamente Candice. Fui quasi sorpreso dalla sua reazione, una reazione che non mi sarei aspettato. Chiuse gli occhi come per godersi quell'attimo e lasciarsi andare. Ora... ora non sapevo cosa credere! Avevo chiuso gli occhi per immaginare che a fare quella roba fosse Jack o li aveva chiusi solo per alimentare il fuoco? Quando posai l'indice sulle sue labbra, sul viso le comparve un sorriso. Se la stava proprio godendo a farmi schiattare dentro. Sorrisi di getto perchè quel gioco mi stava esaltando, e non poco. Sapevo che tutto ciò era sbagliato: dovevo odiarla, schifarla a morte ma qualcosa in me diceva che quelle cose andavano bene. Davo la colpa alla mia adolescenza ma, in realtà, sapevo che provavo ancora qualcosa... ma meno di quanto ne provavo al liceo, questo era poco ma sicuro. Sei sicuro di poter sopportare la verità? Riaprii gli occhi e rimasi impietrito nel guardare i suoi occhi, ancora. Quegli occhi avevano tanto da raccontare, avevano visto e potevano raccontare tante di quelle cose che ti avrebbero tenuto sveglio per una notte intera. Io avrei voluto conoscere quelle storie anche se alcune già la conoscevo. Ma non mi sarei scocciato di risentirle se dette da lei. No,cazzo! Adesso mi sentivo come in un cartone: c'era un angioletto su una spalla e il diavoletto sull'altra. Il diavoletto mi stava dicendo che dovevo continuare il gioco e portare il rancore: d'altronde lei era stata la mia croce per tutto il liceo e stava facendo la stronza con me, l'angioletto, invece, mi diceva che dovevo smetterla e diventare l'amico di prima. Ma io mi ero pienamente rotto di interpretare la parte del migliore amico. Non ti preoccupare per me. Non stava rispondendo alla mia domanda, stava solo esitando. La risposta potevo conoscerla ma sentirsi dire che c'era o meno uno spazio per me rendeva tutto diverso. Il tuo cuore è ancora mio! Alzai le sopracciglia sorpreso. Il mio cuore era ancora suo? Faceva tanto scena da strega cattiva che ha fatto una pozione su un povero rincoglionito. Me lo ha appena detto lui. Rimise la sua mano sul mio petto ma questa volta il cuore era preparato: ritornò a battere veloce ma non alla stessa velocità di prima. Sapevo il gioco e non mi sarei fatto abbindolare così facilmente. Cuore cattivo! Penso ti abbia ingannato.. Sorrisi, in modo provocatorio. La stavo provocando in tutti i modi possibili e immaginabili solo per farle capire che,di lei, non c'era più traccia in me. Ma, volente o nolente, c'era eccome. Finalmente le cose passarono al livello successivo: stava rispondendo alla mia domanda. C'è un mio posto nel tuo cuore? Mi aspettavo una domanda secco con un perfetto no. Avrebbe anche lei usato la mia stessa tattica ma... continuò a rivelarsi una persona dalle mille sorprese. Mi prese la mano, sembrava tutto irreale, e iniziò a spostarla verso di sè quando si bloccò. Avevo sentito la sua pelle liscia sulla mia nuova cicatrice, quella fatta prima di finire sotto la doccia. Tutto il gioco si bloccò per scoprire che c'era un taglio sulla mia mano. Girò la mano e alzò la giacca per vedere meglio il taglio e,quasi urlando, mi chiese cos'era. Non potevo mentirle, era evidente cosa fosse quello ma non sapeva come me lo avessi fatto e perciò avrei mentito. Chiusi la mano in un pugno e la ritirai. Con fare quasi da buffone dissi una stronzata. Sono caduto dalla moto e mi son fatto male! Non c'è bisogno di agitarsi tanto Candice.. Non le avrei mai detto come mi procuravo quei tagli. Era una cosa mia, mia e di nessun altro. E poi a te che importa? Non siamo mica amici... La corazza che si stava pian piano sciogliendo come ghiaccio al sole si era fortificata. Ogni volta che spostavamo l'attenzione da giochi maliziosi e pericolosi, io ritornavo ad essere lo stronzo di sempre. Quando invece si avvicinava e mi parlava con parole dolci e convincenti, io diventavo l'Iwan ancora un po' innamorato. Ma prima che iniziasse a fare altre domande e a intromettersi nei miei affari, perchè non sarebbe finita là la questione dei graffi, io cambiai subito discorso. Comunque, non hai risposto alla mia domanda. Sorrisi mentre mi appogiavo allo schienale di un divanetto e mi mettevo a braccia conserte. C'è mai stato un posto per me nel tuo cuore o no?

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« So I stayed in the darkness with you »

Da adolescente dovevo essere stata davvero una stupida dato che, da quello che potevo vedere, coloro che consideravo amici non lo erano mai stati e chi credevo mi amasse mi aveva sbattuto in faccia la sua nuova fiamma; che poi tanto nuova non era dato che tutti sapevamo della cottarella di Penny. Adesso guardano Iwan potevo notare che, l'unica differenza tra lui e Penny stava nel fatto che lei era corsa a prendersi il suo amato Jack, non appena era stato disponibile, Iwan invece non aveva sfruttato nemmeno quella piccola occasione, che il destino, sembrava volergli concedere; per il resto Penny e Iwan si erano dimostrati essere praticamente identici, cioè in fatto di amicizia si meritavano un oscar, per cosa? Per chi era stato più bravo a prendermi per il culo. A mio parere vinceva Iwan, dato che non perdeva occasione per sbattermi in faccia che la sua amicizia era sempre stata tutta una farsa. Ma sinceramente, ormai, poco importava; avevo imparato che spesso da soli si vive meglio, se poi accanto scopri di avere degli ipocriti bugiardi.
"Si, è vero. Aspetto che tu vada via perchè io non andrò via questa volta. Almeno una volta non mi far fare il bambinone!" Il suo ostinarsi a fingere di non voler essere dov'era, o il suo schifare la mia compagnia, mi stavano davvero stancando. Lui non schifava affatto ne me, ne la mia compagnia; non lo aveva mai fatto e non lo avrebbe mai fatto. La sua era solo una tattica per dimostrare, a me e a se stesso, che il passato era passato e che io, ormai, non suscitavo più nulla in lui; cosa che si era dimostrata essere falsa. Bastava avvicinarsi un po' di più, giocare appena un pizzico con i suoi sentimenti e lui iniziava a sciogliersi, come ghiaccio al sole, tra le mie mani.
"Ma tu sei un bambinone Iwan. Guarda come ti piace giocare con me!" Gli dissi, con un sorrisino beffardo e soddisfatto. "Ma, proprio, come ti ho appena detto io non ho nessuna intenzione di andar via." Continuai con lo stesso sorriso. Non era mica vero che lui restava per non darmi la soddisfazione di essere il solito che fugge, no, lui restava perchè gli piaceva la situazione in cui ci trovavamo, per quanto si mostrasse infastidito, quel giochino pericoloso a lui piaceva molto più di quanto lasciasse trasparire. "E tanto per intenderci lo faccio perchè mi va! Che posso dire, mi sto divertendo!" Dissi con un alzata di spalle, già perchè sarei dovuta andar via quando potevo prendermi qualche piccola soddisfazione personale quella sera? Se proprio voleva vedermi andar via, avrebbe dovuto prendermi di peso e sbattermi fuori, ma non lo avrebbe fatto, almeno non fino a quando si sarebbe divertito con le sue provocazioni. "Non ho nessun bisogno di farla ingelosire. Lo è già, lo è dal momento in cui ti sei allontanato con me! Come vedi per me la tua amichetta non è un problema, non devo nemmeno impegnarmi per spaventarla!" Gli dissi con ostentata sicurezza, infondo conoscevo le mie potenzialità e sapevo che il solo vedermi al fianco di Iwan, o i nostri sguardi o le mie mani su di lui, avevano già provocato una serie di piccoli infarti alla poveretta; ma se li era meritati per il suo cattivo gusto di curiosare in cose che non la riguardavano minimamente. "E lascia che ti rinfreschi un po' la memoria, visto che sembri aver pero colpi. La scorsa volta sei stato tu ad andar via! Forse sei tu quello che si dimentica di me..." Gli dissi in tono di sfida, se non voleva sentirsi rinfacciare che lui era il solito che fuggiva allora non avrebbe dovuto tirar fuori quel discorso. Quella sera era bastato l'arrivo di Jack per farlo dileguare, nonostante sapesse benissimo che tra noi era tutto finito o quasi. "Visto che io fuggo sempre, come regola dovrei lasciare!" Sorrisi, un po' cattivella e un po' maliziosa, punto primo perchè il sentirsi dire di esser fuggito anche quella volta probabilmente aveva fatto effetto, secondo perchè stavolta sapevo che non avrebbe lasciato, glielo si leggeva negli occhi. Il nostro giochino stava andando oltre limiti che non avevamo mai minimamente sfiorato, ne tanto meno superato e questa cosa lo eccitava.
"No.. Non lascerai, non stavolta. La posta è troppo alta e a te piace!" Dissi, prima che il suo indice raggiungesse le mie labbra, prima di riaprire gli occhi e puntarli nei suoi. Era divertente ed eccitante lasciarlo sulle spine, ci teneva troppo a quella risposta, lui voleva sapere, pendeva dalle mie labbra e io ne ero entusiasta. No, no no... Il cuore non mente mai!" Dissi, facendo aumentare ancor di più il suo desiderio di sapere, di scoprire cosa aveva il mio di cuore da dire. Ma poi finì tutto, quella bolla che si era creata intorno a noi, allontanandoci da tutto e tutti era esplosa, svanita. Lui era tornato lo stronzo irraggiungibile e io la Candice dura come il ghiaccio. Ma la colpa era solo sua, non mi piacevano le bugie e non sopportavo che qualcuno mi mentisse guardandomi negli occhi, proprio come aveva appena fatto.
Si poggiò allo schienale di uno dei divanetti, allontanandosi appena di qualche passo, ma non bastava certo questo a metterlo al riparo da me, ne le sue tattiche per cambiare discorso prima che io potessi passare all'attacco. Mi avvicinai, fermandomi proprio dinnanzi a lui, non lasciandogli praticamente via di uscita. Poggiai una mano sullo schienale del divanetto, sfiorando quasi la sua gamba, mentre con l'altra raggiunsi il suo volto. Afferrai il suo mento con la mia mano destra, obbligandolo a guardarmi negli occhi. "Mi credi davvero tanto stupida?" Chiesi diretta e senza mezzi termini. Ero furiosa, perchè? Perchè per quanto mi fingessi stronza lui era Iwan, per me era l'Iwan di sempre e non tolleravo quello che avevo appena visto ne le sue continue menzogne. "Vuoi un posto nel mio cuore? Allora smetti di fare il coglione con me! Smetti di prendermi per il culo Iwan!" Dissi con rabbia, ma senza nascondere quel pizzico di tenerezza che, un tempo, era stato tutto suo. Si che c'era un posto per lui nel mio cuore, c'era sempre stato, forse non era quello che desiderava lui, ma era più grande di ciò che credeva. ".. E si mi importa invece.. Che ti piaccia o no!" Dissi sincera, scandendo bene ogni singola parola, ogni singola sillaba, nonostante continuassi a mantenere quell'atteggiamento da dura per nascondere la realtà: di lui mi importava ancora.


Candice Erin Lewis

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Iwan Gabriel Robbins
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Quella serata sarebbe stata indimenticabile. Ne ero certo già da quando avevo visto sbadatamente Candice. Ma adesso che stavamo litigando, usando giochetti maliziosi e buttando continuamente frecciatine ne ero ancora più sicuro: quella serata sarebbe stata lunga e indimenticabile. Sorrisi alla sua battuta sul fatto che io fossi un bambinone. Ah, là si sbagliava di grosso. Io non ero un bambinone e non volevo essere neanche classificato come tale. Però, subito dopo, la ragazza si buttò la zappa sui piedi e io ne fui più che contento perchè ebbi un'altra occasione per poterle rispondere a modo. Infatti, Candice, io gioco solo con le bambinone. Ora sto giocando con te e mi piace! Risi all'idea di vedere Candice con un ciucciotto in bocca e,accanto, un pupazzo di pezza qualsiasi. Ma neanche un ciucciotto sarebbe riuscita a farla star zitta. Io non ho nessuna intenzione di andar via La guardai in modo diretto e il sorriso che avevo si era dissolto. Ero serio. Serio nel credere che lei non sarebbe andata via, nè stasera nè mai. E questo era un male, un male che io dovevo allontanare obbligatoriamente. Ma non quella notte, la notte era ancora giovane e io volevo lasciare andare la ragazza che,per almeno una volta, mi prestava seria attenzione. Mi fa piacere che tu ti stia divertendo. Tirai un sospiro mentre la guardavo attentamente. Stavo pensando che io non potevo permettermi quei giochetti. Lei non aveva niente da perdere ma io un po' si. Potevo continuare ad illudermi che lei fosse solo una come tante, ma non lo era. Non lo ammisi a me stesso, non lo avrei detto ad alta voce e non lo avrei detto neanche lei. Non avrei ammesso a me stesso che dentro c'era ancora qualcosa di buono per lei.
Non ho bisogno di farla ingelosire. La guardai un po' perplesso e poi, sul mio viso, apparve un sorriso incredulo. Certo che ormai non ti ferma più nessuno! Essere così sicura di saper essere bella l'aveva resa una donna senza scrupoli e un po' cattivella. Puoi fare tanto la ragazza che sa cosa vuole ma so che là dentro sei ancora la solita Candice un po' insicura.. Glielo dissi con sicurezza ricordandole che io alcune cose (alcune..) di lei le sapevo e continuo a saperle. E' passato tanto tempo ma non cambi mai. Non era cambiata in quell'estate quando io andai al campeggio e non era cambiata neanche a distanza di tutti questi anni... e a me faceva piacere da una parte. Continuavo ad essere in lotta con me: una parte di me, quella che avevo soffocato, continuava a riemergere e a credere che Candice fosse ancora la ragazza che poteva rendermi felice e l'altra che continuava a ricordarmi che io avevo passato notti insonni e che dovevo odiarla perchè, per quanto si potesse lamentare del fatto che nessuno era rimasto e nessuno c'era, lei nemmeno aveva provato a trovare alcuni di noi, o almeno me.
La scorsa volta sei stato tu ad andar via! Forse sei tu quello che si dimentica di me... Rimasi incredulo a sentire quelle parole. Non era per niente vero, io non mi ero dimenticata di lei. Io non avevo fatto niente di tutto ciò. No, questo non lo puoi dire. Sei tu quella ad aver perso i colpi! Ricordavo come se fosse ieri quella serata perchè mi ero sentito di nuovo rifiutato, mi ero sentito di troppo e quella sensazione, quando fuggì in quella fatidica estate, scomparve ma poi,tornando, riapparve grazie a lei. Mi avvicinai a lei rinfacciandole quello che,evidentemente, aveva dimenticato. Tu.. tu mi stringevi le mani e mi chiedevi cosa fosse successo, perchè ti avevamo abbandonato. Io ero pronto a dirti come stavano le cose ma poi arrivò Jack e tu lasciasti le mani, ti dimenticasti completamente del discorso che stavamo facendo e iniziasti a pensare a lui. Io non mi ero dimenticato di te, sei tu che continuavi a mettermi in un angolino! Evitai di dirle dei miei occhi lucidi, del fatto che mi avesse convinto a dire almeno scusa. Volevo veramente dirle tutto quella sera ma lei buttò nella merda tutto quello che avevamo creato dopo un litigio. Perciò non poteva dire a me che l'avevo dimenticata. Io non l'avevo dimenticata! Adesso avrebbe trovato una scusa? Avrebbe detto che non era così? Perchè se l'avrebbe fatto avrei rinunciato a capirla.
Iniziammo,poi, l'argomento che sarebbe stato il principale della serata: chi era ancora nel cuore di chi. Lei si ostinava a dire che, nel mio cuore, uno spazio per lei c'era. Io le ricordai di no ma lei mi disse che il cuore non mentiva mai. Doveva aver sentito quella merda del mio cuore battere forte al suo tocco. Cuore del cazzo! Tu sei troppo sicura di quello che dici! Veramente dava l'impressione di essere sicura al cento per cento di quel che diceva, e quell'aspetto di Candice rendeva inerme qualsiasi uomo, inerme ed eccitato. Ma, tutto d'un tratto, l'argomento principale si spostò dal posto del cuore a "i tagli di Iwan". Mi aveva sempre innervosito avere i riflettori puntati e adesso che lo erano mi dava fastidio. Adesso avevo davvero voglia di scappare e lasciarla sola. Lasciare soli tutti e scappare via. Dirle una stronzata e cambiare discorso non furono utili per farle scordare dei tagli,anzi, sembrava essersi infuriata ancora di più. MI raggiunse ai divanetti e mi bloccò. Non ci credo! Sembrava che lei fosse mia madre e io un bambino. La cosa stava diventando surreale. Mi prese il viso e mi obbligò a guardarla negli occhi. Mi credi davvero tanto stupida? Quella situazione stava diventando esagerata. Non potevo credere a quello che stavo sentendo e vedendo. Non ero più abituato, non ero mai stato abituato ad avere così tanta importanza ed attenzione. Smetti di prendermi per il culo Iwan! Mi sentivo alle strette e sentivo anche che i tagli pulsavano. Uno ad uno mi stavano costringendo a parlare, mi costringevano a sentire che loro c'erano. Quella sensazione non l'avevo mai provata, nemmeno al cimitero. Una nuova sensazione che mi spaventava. E si mi importa invece.. Che ti piaccia o no! Sorrisi a sentire quell'ultima frase. La guardavo negli occhi e sorridevo. Sicuramente mi avrebbe dato uno schiaffo perchè stavo mostrando un'aria da strafottente e pezzo di merda, ne ero consapevole. Ma non le avrei mai risposto. Adesso,nella mia mente, si stavano presentando un sacco di idee per farla agitare e per cambiare discorso. Non credo tu voglia sapere davvero come mi sono fatto questo taglio sulla mano. Io avevo ancora le mani libere e lei si era troppo avvicinata a me. Cacciai un lato così sfrontato che quasi non mi riconoscevo. Portai le mie mani sulla sua vita e l'avvicinai di più a me. Le mie labbra erano vicine al suo orecchio e io usai una frase che, per forza, le avrebbe fatto venir voglia di allontanarsi di almeno un passo. Non ti avvicinare troppo, potrei poi non rispondere più di me stesso. Sapevo che io non le piacevo e perciò usai questa tattica solo per cambiare argomento. Rimasi impressionato da solo perchè cacciai un coraggio che non avevo avuto per più di cinque anni. Lei poteva prenderla anche come semplice frecciatina ma quella non era una semplice frecciatina. Anzi, era come ammettere che a me era sempre piaciuta e continuava a piacermi.

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AHaha ma è vero! A volte ho paura della tua Candice xD

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Tra me e Iwan c'erano sempre stati dei limiti invalicabili, come dei paletti che nessuno dei due aveva mai osato superare. Io ero la sua amica, lui il mio amico, nient'altro, non c'era posto per altri sentimenti. Nonostante ci conoscessimo abbastanza bene, nonostante spesso i miei problemi, le mie paure o insicurezze, mi avessero condotto da lui, forse proprio perchè sapevo che lui ci sarebbe stato, non ci eravamo mai spinti più in là, mai. Per quanto i suoi sentimenti fossero diversi dai miei, lui era sempre rimasto al suo posto, mai un passo avanti, mai una parola in più; forse questa era una delle cose per cui gli ero sempre stata grata, perchè lui c'era nonostante io appartenessi a qualcun altro e per quanto, forse, questo lo ferisse non lo aveva mai dimostrato apertamente ed io, egoisticamente, avevo sempre preferito fingere che il problema non esistesse. Ma quella sera, tra uno sguardo e una parola di troppo, tutti quelle barriere sembravano sul punto di essere abbattute e non sapevo se questo potesse essere un bene o meno.
"Credo che a chiunque piacerebbe giocare con una bambinona come me!" Dissi, fissandolo infastidita per quella risata che doveva essere dovuta ad un suo qualche pensiero che, però, tenne per se. Se credeva che essere definita bambinona, potesse intaccare il mio ego, si sbagliava di grosso. La mia sicurezza infondo era dovuta ad una maschera costruita a regola d'arte, per intaccare me, doveva prima riuscire a penetrare quella patina di perfezione che mi portavo dietro per sentirmi protetta da tutto e tutti, lui compreso. "Certo che ormai non ti ferma più nessuno! Puoi fare tanto la ragazza che sa cosa vuole ma so che là dentro sei ancora la solita Candice un po' insicura.. " Lo guardai, stavolta con serietà e con un sorriso privo di sicurezza, malizia o cattiveria, privo di tutto quello che gli avevo mostrato quella sera. Non mi sbagliavo affatto nel dire che noi due ci conoscevamo benissimo, non a caso lui aveva capito che tutto quello non era reale, che quella me non era reale, ma al mondo intero io andavo bene così, fredda, vuota, priva di cuore o sentimenti. Una bambola perfetta. Se non vuoi che gli altri ti feriscano devi essere sicura, devi mostrarti più forte di loro, o non vincerai mai nessuna battaglia, ne uscirai sempre e solo sconfitta e soprattutto ferita.
"Ti manca mai quella Candice?" Chiesi, senza traccia di sorriso sul volto e distogliendo lo sguardo, che fissai un punto indistinto della sala per appena una frazione di secondo, prima di ricacciare via quella debolezza che avevo lasciato venir fuori e tornare ad essere la stronza di turno. "Gli insicuri non vanno da nessuna parte!" Dissi, con tono fiero e sorriso smagliante. Potevo anche essere ancora quella ragazza, quella sorridente e piena di vita, quella che non si sentiva mai abbastanza, nonostante il mondo intero sostenesse che fosse praticamente perfetta, potevo ancora essere tutto quello, ma non gli avrei mai dato quella soddisfazione, ne a lui ne a nessun altro.
Non mi stupii il fatto che Iwan ricordasse, esattamente, ogni minimo particolare del nostro ultimo incontro, anche quella volta sembravamo essere arrivati al punto di ammettere i nostri sbagli, al punto di capirci e chiarirci e poi quando era arrivato Jack tutto era cambiato. Quello che aveva detto era vero, io mi ero allontanata da lui quella sera, avevo lasciato andare la sua mano, ritraendo la mia con uno scatto, quasi, felino; ma non lo avevo fatto certo con cattiveria o perche mi vergognassi di quel contatto, era semplicemente stata una reazione involontaria, Jack mandava in tilt il mio cervello, era sempre stato così e Iwan lo sapeva benissimo, conosceva me, conosceva il mio rapporto con Jack e la nostra storia.
"Metterti nell'angolino?! Non ti stavo mettendo nell'angolino. Sai non tutti siamo bravi a nascondere le nostre emozioni. A differenza tua io non resto impassibile quando mi ritrovo davanti la persona che amavo!" Gli dissi, innervosita e infastidita dalle sue parole. Lui credeva che io lo mettessi in un angolo, ma non si trattava mica di questo! Per lo meno a me il solo vedere Jack mi destabilizzava, questo perchè i miei sentimenti per lui non erano svaniti mica nel nulla. Ma potevo dire lo stesso di lui? No, lui fingeva persino di non vedermi e poi aveva il coraggio di sentirsi messo da parte. "Come puoi sentirti messo in un angolo da qualcuno di cui, continui a ripetere, non ti importa nulla?" Lo sfidai, era una provocazione bella e buona, ma se l'era cercata e se la meritava, si sentiva offeso dal mio atteggiamento, eppure voleva continuare a sostenere la sua stupida tesi, cioè che di me non gli importava più nulla.
"Sono i fatti a darmi ragione!" Gli dissi divertita in risposta alla sua insinuazione sulla mia, ostentata, sicurezza. Non si rendeva proprio conto che era lui a darmi quelle certezze, quella sicurezza di cui andavo tanto fiera? Erano le sue parole, in netto contrasto con i suoi atteggiamenti e con le sue emozioni. Diceva di non provare nulla, ma bastava che la mia mano lo sfiorasse per mandare il suo cuore fuori controllo, insinuava che il suo cuore mentiva, ma non riusciva a nascondere la sua delusione per essere stato messo in ombra da Jack. Tutti questi a me sembravano segnali inequivocabili. Peccato che avesse rovinato i nostri giochi con le sue menzogne e con quel suo modo di fare da stronzo strafottente, che mi faceva imbestialire ancor di più di quanto non lo avesse già fatto la visione di quel taglio sulla mano.
"Io invece credo proprio di volerlo sapere!" Esclamai sicura e con tono duro. Gli avevo già detto più volte di non giocare con me, ma lui proprio sembrava non voler recepire il messaggio. Avevo una voglia incredibile di schiaffeggiarlo, di toglierli dalla faccia quel sorrisino sfrontato, che mi stava deliberatamente sfidando a farlo. Poi d'un tratto, prima che potessi rendermene conto, le sue mani finirono sulla mia vita, attirandomi a se con decisione e senza lasciarmi nessuna alternativa, se non quella di finirgli, praticamente, addosso. D'istinto portai le mie mani sul suo petto, evitando di finirgli sul serio addosso, ma in ogni caso non potei evitare quella, incredibile, vicinanza. "Non ti avvicinare troppo, potrei poi non rispondere più di me stesso." Inizialmente rimasi senza parole, completamente interdetta da quella sua azione così improvvisa, ma appena un attimo dopo un sorriso soddisfatto si fece strada sulle mie labbra. Beccato! Alla fine lo aveva ammesso, non importava se era una qualsiasi strategia per cambiare discorso, il punto era che aveva appena ammesso ad alta voce che la sottoscritta, che adesso stringeva tra le mani, non le era affatto indifferente. "Pensi che basti questo a spaventarmi? No... Questo conferma solo che ho sempre avuto ragione!" Gli dissi, tornando a fissarlo negli occhi, mentre il mio tono di voce tornava ad oscillare tra il malizioso ed il soddisfatto. Portai una mia mano tra i suoi capelli e lo attirai un altro po' a me, postai il mio capo da una parte, così che le mie labbra potessero fermarsi ad appena qualche centimetro dal suo orecchio. "E poi.. Cosa potresti fare? Strapparmi i vestiti di dosso? Uhmmm no... Non credo proprio, troppi testimoni!" Gli sussurrai, sensuale, ma divertita allo stesso tempo, con un sorrisino sfacciato sulle labbra. E adesso come avrebbe reagito, a quella, nuova, vicinanza?


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Guardai l'orologio. Sembrava essere un'eterntià quando in realtà erano passati sbadatamente dieci,quindici minuti ma quella situazione sembrava essere iniziata ormai da giorni. Sapevo che Candice aveva il potere di rendermi instabile ma quello di rendermi ostaggio mai. Si, perchè in quel momento mi sentivo ostaggio. Chiuso tra quattro pareti e con solo Candice accanto a me mentre mi interrogava e pretendeva risposte. Questa era un'altra cosa curiosa: io dovevo rispondere alle sue domande e io,invece, per ricevere delle risposte ben definite dovevo accontentarmi di parole mangiate e deduzioni che facevo di mia sana pianta. Dovevo per forza fare così perchè Candice esercitava un potere su di me, io nemmeno il minimo su di lei.
Quella sera avevo avuto l'opportunità di scoprire un po' di più la nuova Candice, una Candice più matura e più maliziosa. Era una donna completamente diversa: attraente, accattivante e sembre in base di attacco. Ma,quando le ricordai che dietro quella scorza dura c'era ancora la solita Candice, lei sembrava ritornare quella di un tempo. Due Candice, una diversa dall'altra, ma che sapevano accattivarsi una persona perfettamente. Forse quella che conoscevano tutti era quella un po' glaciale e non quella che ti dà il mondo quando può, la Candice che Jack aveva avuto. Io non sapevo se avevo mai avuto quella donna. Una minima parte forse l'avevo avuta ma non come dicevo io e lei lo sapeva. Ma i colpi bassi erano quando lei usava questo a suo vantaggio perchè lei usava i miei sentimenti per lei come giocattoli. Sembrava che i miei sentimenti seppelliti nella polvere fossero dei dadi che lei aveva in mano ed era consapevole che, una volta tirati, sarebbero usciti due facciate con il sei, il punteggio più alto. Eppure adesso c'era la dolce Candice con i codini e un sorriso che non aveva bisogno di rossetto e lucidalabbra. Ti manca mai quella Candice? Attorno a me vidi un attimo smontarsi tutto il locale. Era una domanda che non mi aspettavo nemmeno tra cento anni ma continuavo a credere che lei cercasse Jack in me, continuavo ad avere quella piccola paura che lei,attraverso le mie risposte, cercasse quelle di Jack. Ero stato sempre paranoico e,adesso che avevo attraversato metà America per scappare da un tormento, lo ero diventato ancora di più. Ma quel lato,come tanti altri, era nascosto da tanta roba. Ma prima di risponderle, lei mi precedette dicendo che gli insicuri non vanno da nessuna parte. Questo era vero, potevo dirlo io! Ero così insicuro, insicuro di ricevere un si da lei se le avessi detto quello che provavo, insicuro di trovare la felicità. Insicuro di troppe cose. Ma di altre cose ero certo. Non le risposi. Dopo che lei aveva detto che gli insicuri non andavano bene, io evitai di rispondere a quella domanda. Perchè,così come lei aveva mostrato un lato debole, l'avrei mostrato anche io. Dal viso spento ed insicuro di una ragazza preoccupata di sè, adesso era riapparsa la ragazza stronza. Questa cosa mi spaventò perchè mi ci riconobbi. Quella sera era uno scambio continuo di umori e rivelazioni d'identità che avrebbero reso chiunque incredulo ma,per noi due, sembrava essere una cosa normale. Da forti passavamo a dolci, da dolci a maliziosi, da maliziosi a super stronzi e così via. Tutto ciò perchè ci attaccavamo ma,allo stesso tempo, cercavamo difesa. Una difesa che sembrava essere dura da trovare visto che sia l'uno sia l'altra conosceva perfettamente il carattere della persona che aveva di fronte.
Metterti nell'angolino? Adesso mi diceva che non mi aveva messo all'angolino. Feci una faccia contraddittoria. Dai, è sempre stato così! Non credevo all'ostinazione che aveva quella ragazza a dirmi che non mi metteva all'angolino. L'avevo fatto sempre! Jack è sempre stato al primo posto e, di conseguenza, io rimanevo nell'angolino! Ma,alla prima occasione, ritornò a giocare con i sentimenti che ormai sapevo che conosceva. A differenza tua io non resto impassibile quando mi ritrovo davanti la persona che amavo! Lei non sapeva come stavo dentro quando lei stava accanto a me perciò, per i miei gusti, stava dando aria alla bocca solo per sentirsi meno in colpa. Se sono impassibile vuol dire che non mi piaci,giusto? Continuavo a prendere benifici dalle frasi che uscivano dalla bocca anche se ogni sua frase mi faceva incazzare ancora di più... e se mi incazzavo era perchè mi importava veramente quel che pensava e diceva. Continuò a giustificarsi. Sembrava dire che l'angolino era solo una mia scusa quando lei c'era. Ma non c'era, non c'era per me e,se ero in un angolino, era per colpa mia che le dicevo che non mi importava niente di lei. E' normale che continuo a dire che non me ne fotte un cazzo di te. Mi agitai un po' per dirle queste parole, forse perchè iniziavo a dirle davvero come stavano le cose. Basta nascondersi dietro a sguardi e mezze frasi. Se dovevamo discutere,adesso, dovevamo farlo bene. Ho dovuto credere che Iwan avesse bisogno solo di lui,sè e sè stesso. Facendo così avevo allontanato tutto e tutti. Ero solo contro il mondo e potevo contare solo sulle mie forze. Quello che non ti uccide, ti rende più forte!
Lei mandava sfide? Io le avrei risposto. Non sarei rimasto a guardare mentre lei prendeva il sopravvento e iniziava a credere di stare nel giusto. Come ci stavo io nel torto, ci stava anche lei! E adesso veniva verso di me con una nuova sfida, una sfida più dura da affrontare. Voleva venire a conoscenza della causa di quel taglio e continuava a fare domande. Le avevo detto che lei non avrebbe voluto sentire quella risposta ma lei disse che voleva saperla. E quando, mettendo le mani alla sua vita, l'avvicinai a me, lei mise le sue mani sul mio petto. Non sapevo se era per allontanarsi perchè sembrava le facessi schifo (non ero un appestato del cazzo) o perchè non si aspettava quella mossa ma io non la lasciai. Aveva iniziato il giochetto e ora si teneva anche le conseguenze. Probabilmente era anche lei sorpresa di quel carattere che a stento riconoscevo. Adesso mi aspettavo uno schiaffo, una brutta risposta e sarebbe andata via. Sarebbe per forza andata così perchè Candice non reggeva le persone che prendevano in mano la situazione. E invece lei dimostrò di saper reggere la situazione eccome. Non la spaventavo. Questo disse ma la mia intenzione non era quella di spaventarla. La mia intenzione era quella di farla allontanare e di farle dimenticare dei tagli del cazzo. Questo conferma solo che ho sempre avuto ragione! Certo, con quelle azioni mi ero fatto scoprire ma che avevo da perdere? In quella serata avevo capito che Candice sapevo che io provassi di più che una semplice amicizia perciò a me non cambiava niente se mi avesse scoperto o no. Soddisfatto che tu sia felice di aver ragione! Altro sorrisino che si prendeva gioco delle sue parole. Il suo sguardo era soddisfatto, il suo sorriso malizioso e a me non andava di dovermi sorbire quelle sue parole. Non sarei diventato indifeso solo perchè lei aveva ragione. Altra sorpresa fu quando portò la sua mano tra i miei capelli e mi avvicinò a sè e all'orecchio chiedendomi cosa avrei fatto. Finora lei era stata la continua sorpresa ma questa volta la sorpresa gliel'avrei data io! Si, Candice. A volte mi manca quella Candice, anzi, a volte mi manchi. Quelle parole non avevano senso in tutto quel discorso malizioso e sfrontato che si era venuto a creare. Io so che quella Candice è ancora la Candice che ho avanti! Ma io,semplicemente, stavo rispondendo alla domanda a cui non avevo dato risposta. Hai detto che gli insicuri non vanno da nessuna parte.. - le stavo sussurrando quelle parole mentre sentivo il cuore che batteva più forte e i brividi lungo il corpo - ...ma tu non eri insicura. E mi sono scocciato di far finta che di te mi importa poco, certo che mi importa... non sto facendo l'impassibile davanti alla persona che amavo! Usai le sue stesse parole che mi avevano colpito prima. Le avevo concesso solo un pizzico di debolezza. Però non si doveva aspettare che avrebbe ritrovato il suo migliore amico pronto ad abbracciarla e a sentirsi tante storie sull'adorato Jack. Non ero più quell'Iwan. E poi, chi se ne fotte dei testimoni! Non è colpa mia se tu tenti senza aspettarti che io risponda! Tirai il viso dietro per guardarla negli occhi e sorriderle con un sorrisetto da stronzo. Adesso lasciami andare! Per quella serata pensavo bastasse tutto questo aprirsi e dirsi i sentimenti che provavo. Lei cosa avrebbe potuto dire? Che provava solo una semplice amicizia? Io non le volevo sentire quelle risposte e non volevo essere colpito dal treno Candice in piena faccia. Adesso avevo bisogno dei miei spazi e volevo lasciarla sola per,che ne so, farla riflettere. Io volevo solo divertirmi perchè mi sentivo più sollevato dopo averle detto che l'avevo amata. Ma lei continuava ad essere d'intralcio, a starmi avanti e a bloccarmi il cammino perciò aspettavo che facesse un passo indietro. L'avrebbe fatto, non avrebbe continuato a tenermi in ostaggio per sapere di più. O forse si?

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comunque è si a tutte e due le domande ahahaha xD
 
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