♠VANESSA ABRAMS ● SHEET ● MY CHRONOLOGY ● ©STEPKS
Per una volta, qualcosa di fuori dagli schemi. O meglio, in realtà neanche troppo. Voglio dire, non è che sia una novità fotografare gente che parla con degli animali. La cosa, però, si fa interessante quanto le suddette persone non sanno di essere osservate e, soprattutto, non stanno amabilmente conversando con una palla di pelo per il puro gusto di fare qualcosa di 'artistico'. Quello che voglio dire è che quel tizio, che ancora, sinceramente, non avevo focalizzato, stava chiacchierando seriamente con quello scoiattolo e, mi sembra chiaro, non doveva di certo aver predetto ciò che avevo in mente.
Sorrisi, appena rallegrata da quella stupidata, e allontanai la macchina dal viso, per guardare meglio chi avevo davanti. Non sono una di quelle persone che passano senza fare caso a niente o a nessuno. E' vero, per certe cose sono decisamente svampita, ma, se mi permettete, ho anche una certo occhio. Insomma, senza cadere in ridondanti banalità, ho il brutto vizio di fotografare, o comunque, di fissare, nella mente, volti o situazioni. Quando vedo qualcosa che attira il mio sguardo, per la strada, finisco sempre per immagazzinarlo, da qualche parte, nella mia mente. Chissà, magari un giorno riuscirò a tirarne fuori un documentario sulle persone qualunque! Ma... sarebbe forse scontato, avete ragione. In fondo, essere creativi, non è poi così facile. Io, sinceramente, spero di esserlo, almeno un pochino. L'arte è l'aria che respiro, è l'unica cosa di cui mi interessa davvero.
… Insieme alle persone a cui voglio bene, certo. Ed eccoci di nuovo a questo cavolo di discorso. Mi odiavo profondamente, ma non riuscivo a togliermelo dalla testa. E' vero, forse ero tornata con troppe aspettative nella testa, ma... chiedevo forse troppo? Volevo solamente il mio migliore amico indietro! Invece, non solo si era allontanato da quello che era il mio, il suo, il nostro mondo... correva anche dietro alla biondona con tre metri di gambe come se la cosa fosse vitale! Lo so, lo so, me ne rendo conto. Ormai ne avevo fatto una questione di stato, ma, se permettete, ero abbastanza sconvolta. Non vedevo l'ora di poter tornare a Brooklyn per riprendere con quella che era stata, per anni ed anni, la mia vita... quello che mi ero trovata davanti, invece, era ben altra cosa.
D'accordo, forse dovrei semplicemente accettare che la gente cambia, che le situazioni mutano. Tuttavia è più forte di me, mi sembra sempre di rimanere indietro, di essere sempre la stessa. Probabilmente è davvero così, oppure sono io a non accorgermi dei cambiamenti che avvengono su me stessa. E' una mia fissa, in fondo, questa. Lo è sempre stata. Vedere tutti crescere, intorno a me, mentre io mi sentivo -e sento- la stessa, ancora ed ancora... non è bello. Ma almeno, in questo, c'era Dan con me. Lui mi ha sempre compresa, essendo, paradossalmente, nella mia stessa, identica posizione. Non dico vivessimo in simbiosi ma, in un modo o nell'altro, lui era essenziale per me così come io ero essenziale per lui. Capita a tutti, no?
“Tanto ormai non me ne frega nulla.” percepii in modo chiaro e distinto, stavolta, queste parole. Provenivano direttamente dal ragazzo chinato verso lo scoiattolo e il loro tono... era molto sconfortato, sì. Mi ritrovai ad osservarlo, tra il curioso e il vagamente interdetto, non riuscendo a non chiedermi come mai fosse così... depresso. Insomma, non avevo bisogno di essere Freud o Jung per capire che c'era qualcosa che non andava. Perché era così sconfortato? Era davvero così? E... forse, ad attirarmi, non era stata tanto questa mia vena da buona samaritana. Una parte di me voleva apprendere come facesse mai, quel tizio, a fregarsene di tutto. Anche io volevo farlo! Anche io volevo imparare a lasciare tutto da parte, a distaccarmi dai miei problemi...
Ancora tenevo la macchina fotografica tra le mani, quando il ragazzo alzò il capo e puntò gli occhi direttamente su di me. Per qualche istante ricambiai il suo sguardo con fare stupito, poi, senza che quasi me ne rendessi conto, lo vidi arrivarmi addosso. Altroché tono sconsolato...! Ora era incazzato, decisamente incazzato. E... “Cosa? Blog?” inarcai un sopracciglio, fissandolo con fare altezzoso. Non pensava mica che... “Ti sembro forse una delle spie di... com'è che si chiama? Gossip Girl?” continuai tagliente, mentre una smorfia infastidita mi si dipingeva sulle labbra. Essere paragonata ad una di quelle idiote... no! Assolutamente no! Ora che lo guardavo bene, comunque, aveva un che di famigliare. Dov'è che avevo già visto la sua faccia?... “E comunque, che diritto hai di dirmi cosa devo fare? Fotografo tutto quello che mi pare!”