one step too far, Mercoledì 02.01.2008, mattina

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view post Posted on 11/2/2012, 13:42
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NATE ARCHIBALD SHEET MY CHRONOLOGY ©STEPKS

Non sapevo più dove sbattere la testa. In realtà non sapevo nemmeno se valesse la pena di farlo.. dico di sbattere la testa. Ma considerando il fatto che, come potete benissimo vedere anche voi, non riesco a formulare un pensiero di senso compiuto, meglio smetterla con le botte. Si, meglio camminare, camminare e cercare di non pensare a nulla. Come stavo cercando di fare. Ero finito, senza rendermene conto, a Central Park. Scossi la testa.. il mio cervello doveva essere andato in stand by per tutto il tragitto da StarBucks fino a qui, perchè il teletrasporto ero sicuro di non saperlo praticare.
Stretto nel mio cappotto lungo blu scuro, tenevo in mano il mio buon caffè, sorseggiandolo a tratti, giusto giusto quando sentivo che il mio corpo si stava raggelando fin troppo. Faceva freddo, anzi freddissimo.. ma per fortuna non nevicava. non avrei retto quei fiocchi di neve che, prepotenti, avrebbero volutamente e con cattiveria bagnato i miei capelli, il mio cappotto e qualsiasi mio tentativo di tenermi almeno un pò al caldo con la mia sciarpa. Pensavo questo e guardavo con astio quel pò di neve che era rimasta agli angoli dei viali, reduce della nevicata di qualche oretta prima.
Infantilmente, diedi un calcio ad un mucchietto di neve, come a sottolineare il mio disappunto.
Ah, che umore nero avevo. In fondo se non avessi avuto tremila pensieri negativi per la testa, il mio cattivo umore sarebbe anche potuto esser ricondotto all'orario. Era presto, prestissimo. Non ero mai uscito cosi presto la mattina da casa, ma quella notte non avevo dormito bene e una passeggiata mi sembrava l'ideale per schiarirmi un pò le idee e calmarmi. Ma..un attimo. Mi fermai a pensare, dicendomi che mi sfuggiva qualcosa. Come mai non ero mai uscito di casa cosi presto per una passeggiata? Perchè avevo la scuola, ecco perchè! Bene, avrei marinato, senza alcun problema. In effetti non mi andava di ascoltare cose noiose e dover incrociare sguardi di gente che non mi sopportava.Ancora quel che era successo a Capodanno non aveva smesso di far notizia. Avevo sperato in qualche altro scoop, una scappatella di Chuck o qualche bravata di Serena per offuscare quella serata disastrosa ma nulla, avevan tutti deciso di fare i bravi bambini.
Ad un certo punto sentii qualcosa pizzicare contro la mia scarpa. Abbassai lo sguardo e vidi uno scoiattolo.
-"Oh, non dirmi che ce l'hai anche tu con me?!"- dissi ad alta voce, senza rendermene conto. No, non era proprio giornata.




per Vanessa
 
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view post Posted on 11/2/2012, 15:00
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VANESSA ABRAMS SHEET MY CHRONOLOGY ©STEPKS

Essere tornata a New York avrebbe dovuto rendermi felice. In effetti, in certi momenti, lo ero anche, ma spesso, a dilagare, era la noia e una sorta di soffusa depressione, che però cercavo puntualmente di ignorare. Era casa quella, in un modo o nell'altro. Era il mio vero ambiente, quello in cui ero cresciuta e dal quale non avrei mai voluto abbandonarmi. Certo, amo i viaggi e tutto il resto, ma la Grande Mela era pur sempre il posto dove tornare, quello dove tutto era famigliare ed accogliente. Peccato però che, stavolta, ad attendermi, non avessi trovato nulla di tutto questo. Lo ammetto, avevo praticamente progettato e fantasticato in tutti i modi possibili ed inimmaginabili il mio ricongiungimento con Dan, e, lo ammetto, le mie aspettative erano state tutte deluse. Non dico fosse cambiato, alla fin fine era il buon vecchio Daniel di sempre, ma... si stava facendo assorbire. Da cosa? La domanda è semplicissima. Quel mondo che sempre avevamo odiato, dal quale volevamo stare lontani il più possibile... ora lui vi era caduto completamente in mezzo! E poi c'era un altro, piccolo problemino. La bionda con tre chilometri di gambe, quella che dovevo guardare con il naso all'insù. Esatto, parlo proprio di lei, Serena, la più chiacchierata di tutta l'alta società newyorkese. Mi veniva quasi da ridere, a pensarci, date quelle che, per anni, erano state le nostre convinzioni.
Inizialmente avevo persino cercato di scherzarci su, facendogli notare, con ironia, come, appunto, stesse andando contro tutti i suoi, i nostri principi. Lui vi era rimasto veramente male, mostrandomi come, in fondo, stesse facendo tutto senza alcun sospetto. Ah, povero Dan! E' sempre stato così, troppo candido ed ingenuo per il mondo! Ho tentato più e più volte di istruirlo a riguardo, ma mai senza troppo successo.
Era da poco passato il Capodanno e, anche qui, avevo solo avuto l'ennesima prova di quanto fosse preso dalla biondona. Era persino andato, accompagnandovi Jenny, ad una delle feste organizzate dal famoso Chuck Bass, al Victrola. Proprio una gran bellezza insomma, sapere lui e la sua sorellina là, in mezzo a tutta quella gente così... così lontana, dal nostro modo di pensare e di vedere le cose. E' vero, forse ne stavo facendo una questione di stato, ma mi sentivo davvero preoccupata. Avevo paura di perderlo, temevo si smarrisse in mezzo a quelle novità, allontanandosi per sempre... da me.
Quella mattina avevo deciso di affrontare il freddo polare che sferzava strade e persone, per andare a fare un giro senza scopo, né meta. Mi ero quindi ritrovata a camminare così, persa nei miei pensieri, cercando però di concentrarmi su cose concrete, lasciando da parte preoccupazioni ed idiozie varie. Mi pentii di non aver preso altro, con me, se non la macchina fotografica. C'era un tempo strano, con quel cielo plumbeo e quell'aria gelida. Tutto sembrava ripercuotersi anche sulla gente che incrociavo. Sarebbe stato interessante riprenderli, fissare per sempre le loro impressioni...
alla fine mi ritrovai a gironzolare per Central Park, praticamente spopolato, a quell'ora. Incrociavo solo maratoneti pazzi e masochisti, che, invece di starsene a letto, erano già lì a correre come ossessi. Scattai una foto a due vecchietti che procedevano, di buona lena, fianco a fianco, cominciando a fantasticare sulla loro vita e sul loro passato. Ben presto, però, mi ritrovai completamente da sola. Feci vagare lo sguardo intorno a me, fino a quando, parecchi metri più in là, scorsi un'altra persona. Assottigliai appena gli occhi, finendo immancabilmente per osservarlo. Mmh, c'era qualcosa... stava parlando con uno scoiattolo?
Sorrisi, impugnando la macchina fotografica. Era ancora lì, con il viso rivolto verso il basso, ad osservare quella piccola palla di pelo rossiccio. Click!


 
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view post Posted on 16/2/2012, 19:13
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Cominciavo seriamente ad essere pericoloso anche ai miei occhi. Dico..parlavo con uno scoiattolo. E lo rimproveravo addirittura. No, no, le cose non andavano affatto bene. Avevo bisogno di una svolta. Il punto era che mi ero reso conto di non esserne capace. Non avevo il coraggio di voltare le spalle a quello che era il mio mondo. Un mondo che,per ora, sembrava non volermi. Tutti i miei amici sembravano non esserci per me in quel momento. E ne capivo il motivo per alcuni ( vedi Serena o soprattutto Blair) ..ma per altri. Ancora l'allontanamento di Chuck mi bruciava.. e probabilmente se lo avessi accusato di avermi lasciato indietro mi avrebbe risposto dicendomi che ero io ad essermi allontanato. E non so dirvi se sia cosi o meno. Nemmeno io in quel momento avevo ben chiare le cose.
Diciamo pure che non mi riconoscevo più, d'accordo? Chi ero io.. nessuno lo sapeva. Io ero il fidanzato di Blair Waldorf, il migliore amico di Chuck Bass, il bravo ragazzo sempre e comunque. Ora che non stavo più con Blair, che avevo perso Chuck e che non mi ero più comportato come la gente si aspettava.. sembrava quasi che non fossi più io. Nell'Upper East Side ad alcune persone, a quanto pare, non è concesso di cambiare. E io ero tra queste persone.
Lo scoiattolo lo sapeva, e tentava di aggredirmi. Questo ormai era un pensiero malsano e del tutto idiota che mi si era radicato in testa.
Risi di me stesso. Fortuna che Gossip Girl non era in grado di leggere nella nostra mente. Sarei stato lo zimbello di tutti, oltre ad essere il mascalzone orribile e depravato di Manhattan. Quel titolo un tempo spettava a Chuck, ma dal modo in cui le ragazzine fanatiche di GG e fan di Blair mi guardavano per strada.. bhè, probabilmente ora era un titolo che spettava unicamente a me.
Avevo sempre creduto che la parte del cattivo dovesse per forza di cose renderti affascinante. Io, aihmè, non ero adatto. Ero affascinante solo in veste di perfetto, splendido, principe azzurro. Se mi toglievo il mantello perdevo quasi tutti i punti.
Ed eccomi lì solo, a marinare la scuola non per divertirmi, ma per deprimermi ancora di più. Ah, da quando ero diventato cosi noioso? Avevo bisogno di svago, di aria nuova, di lasciarmi alle spalle tutto quanto. Ormai il danno era fatto, e dovevo semplicemente coglierne il lato positivo che, straordinariamente, c'era. Ora che avevo gettato la maschera da ragazzo perfetto, ero libero di essere me stesso. Tanto già mi odiavano tutti. Come avrei potuto peggiorare le cose ulteriormente?
-"Fa pure mio caro amico, scaraventati pure con tutte le tue forze contro le mie scarpe"- dissi, continuando a parlare, ormai conscio della mia pazzia, con lo scoiattolo.
-"Tanto ormai non me ne frega nulla."
Ma era cosi? Non me ne fregava davvero nulla di quello che pensava la gente? La risposta arrivò subito, quando mi voltai e vidi una ragazza con l'obiettivo di una macchina fotografica puntato contro di me. Subito pensai a qualche stupida ochetta pronta a mandare la foto a Gossip Girl. "Il povero Nate solo e desolato a Central Park che parla con uno scoiattolo. Il principe ha sbattuto la testa davvero forte stavolta!". Si, probabilmente ne sarebbe uscita fuori una cosa simile.
E per quanto fossi pronto a lasciarmi le cose alle spalle -opinioni, angerie eccetera- avevo bisogno di tempo. E poi..cavolo, non avevo diritto ad un pò di pace?
Lasciai lo scoiattolo lì e con poche falcate mi avvicinai alla ragazza.
-"Ehi! Cancellala immediatamente e fatti una vita tua, invece di vivere su quello stupido blog!"- le dissi, già convinto della mia teoria.



 
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view post Posted on 22/2/2012, 22:12
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Per una volta, qualcosa di fuori dagli schemi. O meglio, in realtà neanche troppo. Voglio dire, non è che sia una novità fotografare gente che parla con degli animali. La cosa, però, si fa interessante quanto le suddette persone non sanno di essere osservate e, soprattutto, non stanno amabilmente conversando con una palla di pelo per il puro gusto di fare qualcosa di 'artistico'. Quello che voglio dire è che quel tizio, che ancora, sinceramente, non avevo focalizzato, stava chiacchierando seriamente con quello scoiattolo e, mi sembra chiaro, non doveva di certo aver predetto ciò che avevo in mente.
Sorrisi, appena rallegrata da quella stupidata, e allontanai la macchina dal viso, per guardare meglio chi avevo davanti. Non sono una di quelle persone che passano senza fare caso a niente o a nessuno. E' vero, per certe cose sono decisamente svampita, ma, se mi permettete, ho anche una certo occhio. Insomma, senza cadere in ridondanti banalità, ho il brutto vizio di fotografare, o comunque, di fissare, nella mente, volti o situazioni. Quando vedo qualcosa che attira il mio sguardo, per la strada, finisco sempre per immagazzinarlo, da qualche parte, nella mia mente. Chissà, magari un giorno riuscirò a tirarne fuori un documentario sulle persone qualunque! Ma... sarebbe forse scontato, avete ragione. In fondo, essere creativi, non è poi così facile. Io, sinceramente, spero di esserlo, almeno un pochino. L'arte è l'aria che respiro, è l'unica cosa di cui mi interessa davvero.
… Insieme alle persone a cui voglio bene, certo. Ed eccoci di nuovo a questo cavolo di discorso. Mi odiavo profondamente, ma non riuscivo a togliermelo dalla testa. E' vero, forse ero tornata con troppe aspettative nella testa, ma... chiedevo forse troppo? Volevo solamente il mio migliore amico indietro! Invece, non solo si era allontanato da quello che era il mio, il suo, il nostro mondo... correva anche dietro alla biondona con tre metri di gambe come se la cosa fosse vitale! Lo so, lo so, me ne rendo conto. Ormai ne avevo fatto una questione di stato, ma, se permettete, ero abbastanza sconvolta. Non vedevo l'ora di poter tornare a Brooklyn per riprendere con quella che era stata, per anni ed anni, la mia vita... quello che mi ero trovata davanti, invece, era ben altra cosa.
D'accordo, forse dovrei semplicemente accettare che la gente cambia, che le situazioni mutano. Tuttavia è più forte di me, mi sembra sempre di rimanere indietro, di essere sempre la stessa. Probabilmente è davvero così, oppure sono io a non accorgermi dei cambiamenti che avvengono su me stessa. E' una mia fissa, in fondo, questa. Lo è sempre stata. Vedere tutti crescere, intorno a me, mentre io mi sentivo -e sento- la stessa, ancora ed ancora... non è bello. Ma almeno, in questo, c'era Dan con me. Lui mi ha sempre compresa, essendo, paradossalmente, nella mia stessa, identica posizione. Non dico vivessimo in simbiosi ma, in un modo o nell'altro, lui era essenziale per me così come io ero essenziale per lui. Capita a tutti, no?
“Tanto ormai non me ne frega nulla.” percepii in modo chiaro e distinto, stavolta, queste parole. Provenivano direttamente dal ragazzo chinato verso lo scoiattolo e il loro tono... era molto sconfortato, sì. Mi ritrovai ad osservarlo, tra il curioso e il vagamente interdetto, non riuscendo a non chiedermi come mai fosse così... depresso. Insomma, non avevo bisogno di essere Freud o Jung per capire che c'era qualcosa che non andava. Perché era così sconfortato? Era davvero così? E... forse, ad attirarmi, non era stata tanto questa mia vena da buona samaritana. Una parte di me voleva apprendere come facesse mai, quel tizio, a fregarsene di tutto. Anche io volevo farlo! Anche io volevo imparare a lasciare tutto da parte, a distaccarmi dai miei problemi...
Ancora tenevo la macchina fotografica tra le mani, quando il ragazzo alzò il capo e puntò gli occhi direttamente su di me. Per qualche istante ricambiai il suo sguardo con fare stupito, poi, senza che quasi me ne rendessi conto, lo vidi arrivarmi addosso. Altroché tono sconsolato...! Ora era incazzato, decisamente incazzato. E... “Cosa? Blog?” inarcai un sopracciglio, fissandolo con fare altezzoso. Non pensava mica che... “Ti sembro forse una delle spie di... com'è che si chiama? Gossip Girl?” continuai tagliente, mentre una smorfia infastidita mi si dipingeva sulle labbra. Essere paragonata ad una di quelle idiote... no! Assolutamente no! Ora che lo guardavo bene, comunque, aveva un che di famigliare. Dov'è che avevo già visto la sua faccia?... “E comunque, che diritto hai di dirmi cosa devo fare? Fotografo tutto quello che mi pare!”


 
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view post Posted on 4/3/2012, 17:17
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Era davvero ridicola quella situazione. Quale persona normale doveva difendersi da delle ragazzine malate e fondamentalmente prive di una vita propria? Gossip Girl era davvero uan palla al piede, ma una palla al piede che mi aveva fatto comodo molto spesso, non posso negarlo.. e non mi va di far l'ipocrita.
Secondo voi ero mai stato ipocrita? Con Nicole.. o con Blair? Avevo sempre cercato di far la cosa giusta, ma alla fine , semplicemente, non ci riuscivo.
Ci avevo pensato a lungo ed ero arrivato alla conclusione che, tutto quello che era accaduto poteva ricondursi a due spiegazioni.
La prima era che non avevo mai avuto ben chiaro cosa fosse gisuto e cosa sbagliato. In effetti qualcuno saprebbe spiegarmelo? Giusto è ciò che reca meno dolore possibile a più persone. Ma a quelle poche a cui il dolore non può essere risparmiato? Per loro la scelta "pressocchè giusta" non va bene... Ma forse mi sto incartando e voi non mi state capendo. Vediamo.. Mm.. diciamo che è una questione di prospettive. Quello che era giusto per Blair, ad esempio, non poteva esserlo per me. E allora ecco che si creavano quei disagi che avevano portato alla nostra rottura.
Immaginavo che lo stesso discorso valesse anche per Nicole.. ma con Nicole c'era solo stata confusione, mi sa, inutile cercare motivazioni o altro.
La seconda opzione in effetti è molto legata alla prima. Se non era per un mio deficit, di sicuro tutto era accaduto per una mia..implosione. Sempre a far quello che gli altri volevano che io facessi.. Non potevo resistere a lungo, nessuno avrebbe potuto. E come un dottor Jackill, ero imploso fino a trasformarmi nel temutissimo Hyde, tutto istinto e niente razionalità.
In fondo avevo creato casini a destra e sinistra perchè avevo fatto quel che volevo, fregandomene del pensiero altrui.
A volte mi chiedevo se non sarebbe stato meglio rimanere come quel periodo, forte della mia volontà di far ciò che volevo, invece di tornare ad essere il solito razionale ed impaurito Nathaniel.
Forse fu la frustrazione a farmi rivolgere a quel modo, prima, con quella ragazza che, a vederla meglio, non sembrava proprio una cagnolina di Gossip Girl.
Dovevo aver fatto l'ennesimo buco dell'acqua, ne ero convinto io e me lo ribadì lei stessa che, ragazzi, dimostrò di avere un certo caratterino.
Sembrò gisutamente offesa dalla mia accusa, ma non poteva di certo negare che non era da persone normali fotografare gente che non si conosce. O era una bambina da GG, oppure una stalker. Ma, ora che ci penso, le due cose si equivalgono, quindi poco importava cosa fosse. Quello che mi infastidiva era essere immortalato mentre parlavo con uno scoiattolo.
Era vero che non avevo quasi più dignità, ma quel briciolo che mi rimaneva volevo tenerlo stretto stretto.
Alzai gli occhi al cielo rendendomi conto di essermi ficcato nell'ennesimo pasticcio. Nemmeno a Central Park si poteva star tranquilli.
-"D'accordo d'accordo, non manderai quella foto a Gossip Girl, ho capito, ma comunque non mi va a genio che tu abbia una mia foto."-
le dissi, camminando verso di lei che mi guardava adirata con quegli occhi di ghiaccio.
-"Non ci conosciamo nemmeno.. Insomma che te ne fai?!"-
le chiesi, tra lo stupito e lo sconvolto. Okay, la stavo facendo davvero lunga, ma quel giorno avevo bisogno di sfogare la mia frustrazione su un essere vivente che almeno fosse umano.



 
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