Nevermind I'll find someone like you., Lunedì 10.12.2007 - pomeriggio

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view post Posted on 1/12/2011, 15:10
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Dan Humphrey
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Gironzolavo stanco e annoiato nella gallerie d'arte di mio padre. Stanco perchè ero appena tornato da scuola e non da una scuola qualunque bensì dalla St. Jude! Insomma, sapete benissimo che per frequentare quel posto ci vuole molta forza d'animo eh! Soprattutto se si aggiunge il fatto che non sei un famigerato membro dell'elitè ma sei solo un comunissimo ragazzetto di Brooklyn. Ok, mi dilungo sempre in questo stupido discorso! Seriamente, dovrei concentrarmi su qualcos'altro prima che la vita dell'upper East Side mi risucchi vivo. Si, ero anche annoiato perchè, in fin dei conti, una galleria d'arte priva di opere d'arte non era una gran cosa. Io ancora non riuscivo a spiegarmi chi avesse avuto il coraggio di rubare in questa anonima galleria! Sul serio, non riuscivo a trovare una spiegazione! Solo un disperato poteva rubare le opere d'arte di un'artista ancora sconosciuta -mia madre-. Avrei preferito di gran lunga tornare nel mio adorato loft e scribacchiare qualcosa piuttosto che stare in quel luogo freddo e terribilmente vuoto. Però mi ero offerto io stesso di stare lì, mio padre aveva bisogno di un pò di riposo. Da quando era successo il fattaccio era diventato più ansioso di quanto già non fosse. Andava in giro per casa cambiando continuamente il posto dei suoi vecchi cimeli che possedeva quando era una rockstar. Aveva paura che qualcuno entrasse in casa e glieli rubasse. Pensandoci bene, più che ansioso era diventato un vero psicopatico. Doveva assolutamente calmarsi e l'unico modo per farlo era non stare nella gallerie, per qualche giorno io e Jenny ci eravamo offerti di fare i turni al posto di papà, per controllare quei 3 o 4 quadri che lo stupido ladro -o gli stupidi ladri- avevano rubato. Mi sedetti su una sedie anonima incrociando le braccia al petto. Possibile che da lì non passasse nessuno? Nemmeno per sbaglio? Insomma, non sopportavo stare così, con le mani in mano e il peggio era che nei dintorni non c'era nè un libro e nè un foglio di carta, giusto per passare il tempo leggendo o scrivendo qualcosa. La prossima volta dovevo ricordarmi di portare i libri di scuola, almeno avrei fatti i compiti per casa. Oddio cosa stavo pensando! La noia mi stava divorando a tal punto da farmi pensare ai compiti a casa.
-Dan Humphrey, tu hai seri problemi.- Mi dissi scuotendo la testa. Chi mi avrebbe visto da lontano mi avrebbe sicuramente scambiato per un povero pazzo. Poverino, così pazzo già a quest'età.



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Serena Van Der Woodsen, - 14.07.1990 (17) -

Lunedì pomeriggio, la settimana era appena iniziata e la scuola mi aveva già stancato, la scuola richiedeva troppe energie non pensate? Non è che non mi piacesse studiare, oddio non ci andavo nemmeno pazza, erano ben noti i miei problemini scolastici, ma se volevo riuscivo a cavarmela benissimo, era tutta questione di buona volontà, d'accordo volontà che spesso io non avevo. Ma che potevo farci? D'altronde la mia vita era sempre stata un casino, anche se ultimamente mi sembrava quasi banale e troppo tranquilla, insomma non sembrava più la mia vita. Nessuno scandalo familiare, non ero più finita su gossip girl per la mia condotta poco raccomandabile, niente sesso, droga e rock n'roll, avevo persino una relazione stabile da qualche mese, se lo avessi detto appeno un anno prima non ci avrebbe creduto nessuno. La Serena Van Der Voodsen che tutti conoscevano sembrava essere svanita nel nulla, eppure una parte di me sapeva benissimo che era solo nascosta da qualche parte pronta a tornare all'attacco quando ce ne fosse stato bisogno, infondo tutti noi siamo quel che siamo, non potevo certo annullare me stessa, dentro me viveva ancora la regina di un tempo, non avevo più un trono e con questo? Una regina, resta una regina.
Ma al momento la mia mente era presa da tutt'altro, quel giorno a scuola, da voci di corridoio, avevo appreso che Dan Humphrey, o meglio la galleria d'arte degli Humphrey, era stata derubata. Sapevo che forse questi non erano proprio affari miei, non dopo le discussioni avute qualche mese prima con Dan, eppure c'era una parte di me che non riusciva a non pensarci, si perchè anche se ci eravamo allontanati, forse un pò persi, qualcosa mi legava ancora a lui. Dan Humphrey, da molti considerato come un tipo qualunque, diciamo di nessuna importanza nell'Upper east Side, era stata la prima persona ad andare oltre le voci e le apparenze al mio ritorno in città, l'unico a non chiedere perchè fossi andata via, o a giudicarmi per quel che ero stata, era stato il primo ed unico ad accertarmi per quello che volevo iniziare ad essere, una ragazza normale. Forse era per questo che in quel momento non potevo che sentirmi vicina a lui, lui era stato vicino a me, quando quelli che credevo essere i miei amici mi avevano voltato le spalle e adesso io sentivo di volerci essere per lui.
Così finite le lezioni, mi precipitai fuori dalla Costance, fiondandomi sul primo taxi che passava da quelle party,diedi l'indirizzo all'autista e appena quindici minuti dopo mi ritrovai lì, davanti la galleria degli Humphrey, che poi non sapevo perchè andai lì, non avevo nessuna certezza di trovarci Dan, eppure qualcosa mi diceva che era il posto giusto. D'altronde tentar non nuoce. Una volta giunta davanti l'ingresso, presi un bel respiro ed entrai, un'ondata di piacevole calore mi avvolse, sembrava essere un luogo accogliente, nonostante al momento apparisse un pò spoglio. Feci qualche passo avanti, c'era davvero troppo silenzio, tant'è che pensai di girare i tacchi e andar via, probabilmente non c'era nessuno, ma ormai ero lì, tanto valeva provare.
"C'è nessuno?" Dissi dopo essermi schiarita la voce, continuando ad avanzare verso la stanza principale della galleria, in attesa di una risposta.

" I will always be a queen "

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scusa l'attesa, ma in questi giorni ho lavorato tutto il giorno. >.<
 
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Meditare e pensare. Era l'unica cosa che potevo fare in quel frangente. E non sempre pensare era una cosa bella, soprattutto non per uno come me che in testa aveva sempre problemi vari. A quest'ora se avessi avuto un amico a Brooklyn, l'avrei chiamato. Purtroppo in quel periodo avevo socializzato solo con la gente falsa ed effimera dell'upper East Side. Mi ero innamorato di una ragazza dell'upper East Side e lei dopo l'idillio iniziale cosa aveva fatto? Mi aveva lasciato perdere. Certo, io non sono l'uomo senza macchia e senza colpa ma sicuramente se il nostro amore appena nato era già finito non era solo colpa mia. Oh e non dimentichiamoci che la suddetta ragazza mi aveva già rimpiazzato senza troppi problemi. Nonostante questo non riuscivo a cambiare idea su di lei. Serena era il mio primo amore e, com'è noto, il primo amore non si scorda mai. Avevo lo sguardo perso nel vuoto fin quando non vidi una scia di lunghi capelli biondi comparire nella mia visuale. Aprii e richiusi gli occhi per qualche secondo, pensando che quella fosse un'allucinazione dovuta al fatto che stavo pensando proprio alla proprietaria di quei lunghi capelli biondi, Serena. Era impossibile che lei fosse lì. Non aveva alcun motivo per essere lì. Io e lei non ci parlavamo più da un bel pò. Nei corridoi della Constance ormai facevo finta di non conoscerla, seppur il mio cuore non era affatto d'accordo col mio atteggiamento.
-Serena?- La chiamai piano, alzandomi dalla sedia, per non farla spaventare dal momento che mi dava le spalle. Entrando non mi aveva sicuramente visto e non mi sembrava affatto il caso di farle prendere un colpo comparendole alle spalle in stile Jack lo Squartatore. Mi ricordai che sua madre era appassionata d'arte, forse l'aveva mandata nella galleria Humphrey per fare qualche acquisto. Non era venuta di certo per me e dubitavo che fosse venuta a sapere del furto, dal momento che, per quanto ne sapevo io, era un fotto troppo irrilevante per essere pettegolezzo della gente dell'Upper East Side o per essere argomento di scherno da parte di Gossip Girl.
-Se sei venuta per fare qualche acquisto temo che rimarrai delusa. Abbiamo avuto un...imprevisto.- Dissi ironico come mio solito, scegliendo con cura l'ultima parola. Non volevo fare la parte della povera vittima, non era nella mia indole, preferivo ridere in faccia a tutte le mie disgrazie. Incrociai le braccia al petto, assumendo un'espressione mite. Si, lo so, fino a pochi secondi fa ero arrabbiato a morte con lei, ma averla lì accanto a me aveva fatto saltare in aria tutta la mia rabbia. Ero pronto per un nostro riavvicinamento, se lei l'avesse voluto.



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view post Posted on 12/12/2011, 11:41
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Serena Van Der Woodsen, - 14.07.1990 (17) -

Probabilmente il mio sesto senso si era sbagliato, no sembrava esserci nessuno in quel luogo, eppure la porta d'ingresso era aperta e ciò faceva pensare che potesse esserci qualcuno, ma le mie conclusioni sembravano essere errate. Ormai avevo quasi perso le speranze, nonostante continuassi a girovagare guardandomi intorno, tutto quello che vedevo erano pareti spoglie avvolte nel silenzio. Stavo per tornare sui miei passi, diretta verso l'uscita della galleria, quando una voce attirò la mia attenzione, facendomi quasi sobbalzare, ormai mi ero convinta di essere sola, ecco perchè fui tanto sorpresa nell'udire il mio nome. Mi voltai sorridente, non avevo dubbi sul fatto che a chiamarmi fosse stato Dan, punto primo mi aveva chiamata per nome quindi doveva per forza conoscermi, d'accordo erano in pochi m a non conoscermi nell'UES quindi poteva trattarsi di chiunque, ma punto secondo, nonostante la nostra fosse stata una breve conoscenza ricordavo perfettamente la sua voce, in ogni sfumatura, ecco perchè ero certa che si trattasse proprio di colui che stavo cercando, Dan. Nel chiamarmi, notai che nella sua voce c'era un che di interrogativo, probabilmente si chiedeva cosa diavolo ci facessi lì, effettivamente non avevamo più nessun contatto ormai da mesi e in gran parte la colpa era mia, però non sapevo spiegarmi ancora il perchè ma quel giorno ogni parte del mio corpo mi suggeriva che ciò che più di ogni altra cosa volevo era andare da lui e adesso eccomi lì.
"Dan! Credevo non ci fosse nessuno." Dissi sincera, ancora con quel sorriso stampato sulle labbra, sapere che non era stato un viaggio perso mi rendeva più che soddisfatta. Ma nonostante il mio tono rilassato, lui continuava a sembrare piuttosto confuso dalla mia presenza ed io non potevo dargli torto, chi non si sarebbe chiesto cosa ci faceva Serena Van Der Woodsen lì? Acquistare un quadro? Non di certo. Sorrisi alle parole di Dan, i quadri non erano decisamente il mio forte, era mi madre la patita d'arte che acquistava la media di un quadro o un opera d'arte al giorno, aveva persino un addetto che si occupava proprio di questo, trovare le opere migliori per Lily Van Der Woodsen. Ah mia madre e le sue manie di protagonismo.
"Un imprevisto?" Chiesi sarcastica, ma d'altronde definire una rapina un imprevisto era un'espressione tipica da Dan Humphrey, ecco perchè non era affatto come gli altri, sapeva sorridere anche quando tutti avrebbero fatto l'esatto opposto.
"Beh comunque no puoi star tranquillo, nessun acquisto, l'arte non è il mio forte! Per quello dovresti rivolgerti a mia madre!" Sbuffai, chissà perchè quando pensavo a mia madre e al suo caratterino sbuffare era il minimo che potessi fare, in alcuni momenti andavamo perfino d'accordo, ma c'erano momenti in cui proprio non riuscivo a tollerare alcuni dei suoi comportamenti o delle sue decisione, insomma a volte non riusciva proprio a comportarsi da madre. Ma non era quello il momento per pensare a Lily, ero lì per un altro motivo ed era meglio tornare a concentrarsi su quello.
"In realtà sono qui.. Per te... Dissi lasciando quella frase un pò per ara, non avevo idea di come avrebbe preso quelle parole, avrebbe benissimo potuto dirmi che ero l'ultima persona di cui aveva bisogno, ma in quel momento non mi importava, non mi ero mai posta il problema su cosa pensassero gli altri seguivo solo il mio istinto e il mio istinto diceva che era lì che dovevo essere.

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view post Posted on 13/12/2011, 20:48
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Dan Humphrey
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Il mio tentativo di non farla spaventare fu inutile, perchè sobbalzò comunque non appena la chiamai, poi però si voltò verso di me e mi rivolsi uno di quei sorrisi così belli, così radiosi. Mi mancavano i suoi sorrisi tutti per me. Ricordavo com'ero felice quando la facevo ridere, per me il suo sorriso era la cosa più importante. Se lei sorrideva, sorrideva anche il mio cuore. E adesso? Adesso le cose non erano cambiate, almeno non per me. Il non vederla in quel periodo mi aveva convinto del fatto che la mia cotta per lei era completamente passata ma ora, rivederla davanti a me, aveva risvegliato tutti i miei sentimenti nei suoi confronti. Serena era letale per il mio cuore, in senso buono naturalmente. Mi disse che ormai pensava che non ci fosse nessuno nella galleria.
-Non ti ho sentita entrare, altrimenti mi sarei fatto vedere prima.- Spiegai, gesticolando un pò troppo come mio solito. Fortunatamente non mi aveva beccato mentre ero "in fase disperazione" seduto sulla sedia. In effetti, pensandoci bene, Gossip Girl non aveva avuto tutti i torti nell'appiopparmi quel soprannome, Lonely Boy. Lo ero. Nel senso che ero un tipo piuttosto solitario e riflessivo, poi che non mi piacessero le feste dell'upper East Side era un altro paio di maniche! La sua domanda sarcastica riguardo "all'imprevisto" mi fece intuire che, in realtà la rapina della galleria non era passata tanto inosservata come credevo.
-Sai già del furto? Caspita, le voci circolano in fretta!- Dissi, continuando ad usare quel tono sarcastico. In fondo poteva andare peggio, dopotutto non erano state coinvolte persone, non era ferito nessuno, c'erano solo una dozzina di quadri scomparsi, niente di che!
-Andando avanti di questo passo potrei montarmi la testa, peggio di Lindsay Lohan.- Continuai a scherzare. In effetti non ero felici che tutti gli affari miei fossero di dominio pubblico, ma quello era il prezzo da pagare per essere finito su Gossip Girl anche solo una volta. Serena, bella come il sole, mi disse che in realtà non era lì per comprare un quadro, e allora in quel momento la domanda nacque spontanea nella mia mente. Perchè era lì? Perchè si era scomodata a venire fino a Brooklyn? Forse aveva un impegno importante e passava di lì, l'unica spiegazione plausibile che il mio cervello riusciva ad elaborare in quel momento, essendo completamente offuscato dalla sua presenza. Ovviamente la mia stupidaggine non aveva limiti, quindi ironizzai anche su quel fatto.
-Bhè a tua madre potrei proporre questo bellissimo quadro...- Dissi indicando in realtà la parete bianca vuota alla mia sinistra. Avrei continuato a fare il pagliaccio da quattro soldi se Serena non avesse sparato quella bomba. Avevo capito bene, era venuta per me? Allora avevo ancora un piccolo posticino dentro di lei? Trascorse una manciata di secondi in completo silenzio poi mi decisi a parlare, finalmente serio.
-Sono felice, avevo proprio bisogno di qualcuno che mi facesse un pò di compagnia.- E cosi seppellivo l'ascia di guerra. Al diavolo i nostri litigi e le nostre incomprensioni, al diavolo tutto. Lei era lì per me ed io ne ero terribilmente felice. Dalla felicità avrei voluto abbracciarla, baciarla, ma il ricordo del suo nuovo ragazzo me lo impediva. Non potevo farlo, nonostante morivo dalla voglia.
-Vuoi sederti?- Domandai poi, come se mi fossi appena risvegliato da un lungo sonno. Le indicai con le mani la sedia anomala sulla quale io ero seduto pochi secondi fa. In realtà la galleria non era un posto molto confortevole per fare due chiacchiere, ma ci saremmo arrangiati.



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Serena Van Der Woodsen, - 14.07.1990 (17) -

Dovevo ammetterlo essere lì mi faceva un po' strano, ma non perchè non volessi trovarmi lì, anzi al contrario ero più che soddisfatta di me stessa per aver seguito il mio istinto, il punto era però che il mio rapporto con Dan era calato a picco ancor prima di prendere vita e da allora tra noi era cambiato tutto. Ogni volta che lo incontravo nei corridoi della Costance, o lo intravedevo per caso da qualche parte avrei tanto voluto rivolgergli la parola, chiedergli come andavano le cose e invece alla fine finivo sempre per far finta di non essermi accorta di lui, cosa di cui non c'era proprio di che andar fieri. E invece adesso ero lì, proprio davanti a lui, immobile nello stesso punto da almeno un paio di minuti e avevo appena confessato, ad alta voce, di essere lì per lui. D'accordo lo ammetto sono un tipino piuttosto contorto, a volte avevo difficoltà a capirmi perfino io stessa.
Prima di udire le mie parole, ossia: sono qui per te, Dan continuò a prendersi ancora un giro per un po', lo dicevo io che era diverso da chiunque altro e che sapeva ridere e far ridere, perfino di se stesso, ma udito quel che avevo da dirgli notai immediatamente un cambiamento in lui. Fu il suo silenzio, quell'espressione di incredulità che comparve all'istante sul suo volto, ecco furono queste le cose che mi confermarono che in quel momento i mesi passati non contavano più nulla, che le nostre tensioni, i nostri contrasti erano spariti, cancellati, proprio come se non ci fossero mai stati. In un certo senso era un po' come sentirsi perdonati, come se mi stesse concedendo un'altra possibilità, avevo temuto che potesse cacciarmi via in malo modo e invece mi aveva invitata a restare, perchè aveva bisogno di compagnia e quella compagnia ero io, lo aveva appena detto. D'accordo non aveva detto che stava aspettando me, era ovvio questo, ma aveva detto di aver bisogno di compagnia ed era me che aveva invitato a restare lì, con lui.
"Con piacere!" Dissi raggiante, avviandomi verso di lui e prendendo posto sullo sgabello, che si trovava accanto a quello sul quale poco prima sedeva lui. In effetti avevo proprio bisogno di sedermi, avevo fatto tutto di corsa, ero praticamente fuggita da scuola, avevo raggiunto quel luogo con il timore di aver fatto un viaggio perso e adesso era il momento di prendersi un meritato attimo di riposo. Per un attimo restammo in silenzio, ma senza smettere di fissarci, mentre le mi e labbra si distendevano in un sorriso sincero, adesso che ero lì potevo ammettere a me stessa che in quei mesi Dan Humphrey, il ragazzo solitario, mi era mancato, si proprio a me Serena Van Der Woodsen e non avevo nessun timore di ammetterlo ad alta voce.
"Allora dimmi come va?" Chiesi sinceramente interessata. Non ero mai stata derubata e non avevo idea di come ci si sentisse, ok quella era la galleria del padre, ma era comunque parte della sua famiglia e non doveva essere una bella sensazione. "Quando è successo? Se posso fare qualcosa per te.. Per voi, non esitare a chiedere!" Dissi, fissandolo dritto negli occhi, ero sincera e da buon amica, anche se non sapevo se potevo considerarmi tale, avrei aiutato in ogni modo un amico in difficoltà.

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Dan Humphrey
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La mia incredulità aumentò sempre di più quando accettò di sedersi. Mi ritenevo un tipo piuttosto noioso e non credevo che nessuno mai sarebbe riuscito a stare con me per più di cinque secondi, soprattutto quando iniziavo a parlare di letteratura. Eppure Serena aveva deciso di rimanere, di farmi compagnia. Le ero molto grato per questo, il suo sorriso raggiante mi aveva indubbiamente migliorato la giornata. Il problema era che una discussione fra noi due un pò m'intimoriva. C'erano tante cose rimaste non dette e tante altre cose che dovevamo chiarire, ma per il momento Serena non sembrava voler andare troppo sul personale, mi domandò qualcosa in più riguardo al furto della galleria.
-E' successo la sera del compleanno di Blair.- Dissi, sedendomi sulla sedia accanto a lei. Improvvisamente quel posto vuoto mi sembrava pieno. Serena aveva portato con sè vitalità.
-Nessuno di noi si aspettava una cosa del genere. Mio padre è rinchiuso in casa da un paio di giorni, sembra Rapunzel rinchiuso nella torre. Lui l'ha presa piuttosto male.- Le mie osservazioni ironiche non mancavano mai. Parlavo piuttosto tranquillamente, come se stessi raccontando un avvenimento normalissimo. Certo, ciò che era successo era grave, ma non mi andava di fare la parte del povero ragazzo derubato. Un pò come mio padre che preferiva rimanere rinchiuso in casa a disperarsi senza farsi vedere da nessuno piuttosto che ricevere le parole compassionevoli degli altri.
-Io e mia sorella l'abbiamo presa meglio, Jenny sta addirittura organizzando la festa di Capodanno qui.- Aggiunsi. Inizialmente papà le aveva detti di no, non poteva organizzare qualcosa in una galleria così spoglia, però io confidavo nel buon gusto di mia sorella. Sicuramente avrebbe elaborato qualcosa per riempire gli spazi vuoti e per abbellire la galleria nel migliore dei modi. Non ero sempre dalla parte di mia sorella, ma quando se lo meritava la sostenevo con tutto me stesso, in fondo le volevo bene! Per questo insieme eravamo riusciti a convincere mio padre. Adesso i preparativi della festa per me erano top secret, non sapevo niente di niente.
-Ti ringrazio Serena, ma sai benissimo che noi Humphrey ce la caviamo sempre da soli.- Risposi scherzoso alla sua proposta di aiuto. Serena era così, offriva sempre il suo aiuto a chiunque ed era una cosa molto insolita da parte di un membro dell'elitè di Manhattan. Eppure avevo rifiutato il suo aiuto perchè, se solo papà avesse saputo che lei ci aveva aiutato, sarebbe andato su tutte le furie. Lui e la madre di Serena, Lily, non andavano molto d'accordo, da quel poco che avevo capito. Ma non ne sapevo molto, papà non me ne voleva parlare. Bhè, affari suoi.
-Tu invece come stai? Come procede la tua storia con il tuo ehm...ragazzo?- Mi ero lasciato scappare qualche parola di troppo. Io e la mia solita lingua che non voleva fermarsi al momento giusto. Tra noi si era creato un clima piuttosto tranquillo, perchè dovevo rovinarlo facendole domande sul suo ragazzo? Feci finta di niente e poi cercai qualcos'altro da dirle, per stemperare quel mio imbarazzo.
-Mi dispiace, non ho proprio niente da offrirti!- Dissi la prima cosa che mi passò per la mente, pensando che era sempre buona educazione orrire qualcosa, ma nella galleria non c'era proprio nulla, nemmeno un'innocua bottiglietta d'acqua.



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Serena Van Der Woodsen, - 14.07.1990 (17) -

Adesso che ci vedevo lì, seduti l'uno accanto all'altro a chiacchierare mi faceva quasi strano, era un po' come se ci fossimo buttati alle spalle quel che era successo almeno per quel pomeriggio. Non avevo idea se fuori da lì avremmo continuato quella tranquilla chiacchierata o ci saremmo comportati come due perfetti estranei, proprio come avevamo fatto negli ultimi tempi, ma poco importava non ero solita preoccuparmi del futuro, la mia filosofia di vita era: vivi ogni istante come se fosse l'ultimo. Ecco cosa stavamo facendo io e Dan in quel momento!
Lui parlava ed io ascoltavo rapita, ero sinceramente interessata a ciò che gli era capitato, so che poteva sembrare assurdo agli occhi di mi conosceva, ma anche Serena aveva un cuore, non sempre lo dimostrava, ma quando ne valeva la pena non esitava a farlo. Continuammo così per un po', fino a quando la nostra conversazione non si spostò un po' più sul personale, ossia sulla mia vita sentimentale. In realtà non mi sarei aspettata quella domanda da parte di Dan, non so perchè, forse perchè mi ero convinta che avevamo scelto di buttarci il passato alle spalle e l'aver scelto Adrien per me faceva parte del passato, però da una parte il suo interessamento non mi dispiaceva affatto, voleva certamente dire che in tutto quel tempo non gli era ancora passata e quindi, di conseguenza, che non gli ero del tutto indifferente, anche se cercò di cambiare immediatamente argomento, scusandosi perchè nella galleria non c'era nulla da offrirmi.
"Non importa." Dissi tranquilla e sorridente per quel suo rapido cambio d'argomento, riferendomi alla sua offerta e poi tornai al discorso principale, con molta serenità, non avevo problemi a parlare di me ed Adrien.
"Io sto bene. Solita vita, soliti problemi familiari, insomma ci conosci noi Van Der Woodsen non ci annoiamo proprio mai!" Scherzai un po', in realtà ultimamente la mia vita era stata più banale del solito, ma i colpi di scena non mancavano proprio mai ella nostra famiglia.
"Con Adrien.. Diciamo che procede..." Dissi molto vagamente, non perchè mi desse fastidio parlarne, solo che ormai passavamo così poco tempo insieme, lui era sempre così occupato con il suo lavoro da modello che mi ritrovavo ad essere più frequentemente da sola che in sua compagnia e diciamo che non ero affatto una gran sostenitrice dei rapporti a distanza. Diciamo che non ci avevo mai creduto. "Beh è un tipo molto impegnato." Dissi accennando un sorrisino non molto convinto.
"E tu dimmi di te. Come va la tua vita.. Sentimentale?" Gli chiesi avvicinandomi a lui come se l'ultima parola volessi sussurrargliela. Era bello che potessimo parlare serenamente senza discutere come avevamo fatto in quegli ultimi giorni in cui ancora ci degnavamo di rivolgerci la parola.

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Chiedo umilmente perdono per averti fatto aspettare così tanto, ma con il lavoro non ho proprio avuto tempo!!! >.<
 
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non preoccuparti Tiz!!!(:








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Volevo ancora mangiarmi la lingua per la domanda che avevo appena fatto a Serena riguaro al suo ragazzo. Non sapevo esattamente cosa aspettarmi dalla sua risposta. Forse una parte di me voleva sentirsi dire che fra loro era tutto finito. Evidentemente c'era ancora una piccola e stupida parte di me che sperava invano di tornare con Serena. Sul serio, dovevo iniziare a vederla solo come un'amica, una storia con lei era troppo difficile, troppo movimentata. Non era per me. Certo un conto era pensarle certe cose, poi il problema stava nell'attuarle. Sorrisi quando disse che i Van Der Woodsen non si annoiavano mai.
-Oh si, lo so benissimo!- Annuii vigorosamente con la testa, ridacchiando. La famiglia Van Der Woodsen era famosa a Manhattan per vari scandali, da quanto ne sapevo io! E pensare che l'intera Manhattan era solo a conoscenza della metà degli scandali che erano custoditi segretamente all'interno di quella famiglia tanto diversa dalla mia. Credevo che Serena volesse lasciar perdere il "discorso Adrien" e invece me ne parlò con molta tranquillità, seppur non mi sembrasse molto entusiasta di quella storia. Mi disse che era un tipo molto impegnato.
-Bhè è naturale no? Dopotutto fa il modello, non lo scrittore squattrinato come me!- Cercai di buttarla sul ridere. Io e Serena potevamo essere solo amici, niente di più! Iniziavo anche ad abituarmi a quell'atmosfera tranquilla che si era creata fra di noi, senza ansie o paranoie, fatta eccezione per quell'Adrien che di tanto in tanto vedevo su qualche giornale. Giusto per ricordarmi che lui era bello ricco e famoso e io invece ero una perfetta nullità. Tornai leggermente serio quando mi domandò della mia vita sentimentale che era praticamente pari a zero. E' vero! La mia vita sentimentale non era movimentata anzi, era terribilmente piatta. Ok, ero un amante della tranquillità, ma quello era davvero troppo.
-Qual è esattamente il significato di "vita sentimentale"? Non credo di conoscerla!- Risposi ironicamente, dopo essermi ripreso da quella strana vicinanza fra me e Serena. I suoi occhioni così vicini a me mi creavano ancora uno strano effetto. Mi ipnotizzavano tanto erano belli. Il mio sentimentalismo aveva raggiunto l'apice quando avevo conosciuto lei, poi era inevitabilmente crollata a picco. E credevo che la mia frase avesse ampiamente reso l'idea.



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Serena Van Der Woodsen, - 14.07.1990 (17) -

Chiacchierare con Dan sembrava essere una delle cose che meglio mi riuscivano. Nonostante tra noi fosse andato tutto storto, in realtà sembravamo capirci davvero bene. Se allora lui mi avesse dato il tempo di spiegare, se solo avesse dato meno ascolto alle parole di Blair e lasciato parlare più me, forse adesso non saremmo stati lì come due semplici amici, ma piuttosto come una coppia. Si probabilmente non avrei mai incontrato Adrien, per lo meno non in quel senso, non sarebbe mai diventato il mio ragazzo, non avrebbe avuto modo di entrare nella mia vita con tale prepotenza, perchè al mio fianco ci sarebbe già stato Dan. Ma le cose non erano andate così, lo sapevamo benissimo e non riuscivo ancora a capire se questo mi stesse realmente bene o meno.
Non a caso quando l'argomento "vita sociale" si spostò su Dan la mia attenzione aumentò notevolmente, le mie orecchie si spalancarono e i miei occhi si piantarono su di lui, per interpretare al meglio ogni sua piccola ed impercettibile espressione, reazione a tale argomento, che a quanto pareva mi interessava molto più di quanto avesse dovuto.
Qual è esattamente il significato di "vita sentimentale"? Non credo di conoscerla! Sorrisi a quelle parole, le mie labbra si distesero in un sorriso senza che nemmeno me ne rendessi conto. Non è che fossi felice del fatto che fosse da solo, o meglio in un certo senso si. Lo so, lo so era un po' un atteggiamento da egoista, ma che potevo farci? Una parte di me era estremante felice di sapere che nel suo cuore e non solo, non ci fosse nessun altra. Già chi ero io per pretendere che lui restasse da solo, mentre io al mio fianco avevo già qualcuno? Nessuno, ma non potevo negare che questo non mi lasciava affatto indifferente. In realtà in quel momento provavo un certo senso di soddisfazione e anche sollievo, si era proprio sollievo. Tra noi due non era tutto finito probabilmente, in realtà c'era ancora qualcosa in sospeso appesa ad un filo, adesso stava a noi impedire a quel filo di spezzarsi. Era proprio questo ciò che volevo? Non potevo ancora dirlo con certezza, ma iniziavo a convincermene sempre di più.
"Stai forse dicendo che non c'è proprio nessuno? Nemmeno una piccola attrazione per qualche ragazza? Magari qualcuno della nostra scuola?" Continuavo a curiosare nella sua vita ed ad avvicinarmi sempre di più a lui, ormai eravamo in vena di confessioni tanto valeva concludere in bellezza. Ammettiamolo una parte di me sperava che se ci fosse davvero stata questa attrazione per qualcuna, beh quella ragazza sarei potuta essere io. Ma forse stavo solo peccando di presunzione.
"E' proprio un peccato che tu sia già impegnato per Capodanno." Dissi d'un tratto, non mi sarebbe affatto dispiaciuto incontrarlo al party al Victrola, certo ci sarebbe anche stato Adrien, ma che male c'era ad incontrare un amico?
"Beh se cambi idea puoi trovarmi al Victrola!" Continuai, non era un invito vero e proprio, ma almeno ero certa che sapesse dove trovarmi. Furba vero?
Mi resi conto che il tempo passava piuttosto in fretta in compagnia di Dan, non a caso si era fatto decisamente tardi ed era proprio ora di andare.
"Adesso è meglio se vado. Devo proprio tornare a casa. Mi raccomando se posso fare qualcosa per te sai dove trovarmi." Spiegai, si aveva già rifiutato il mio aiuto, ma ricordargli che per lui io c'ero non costava nulla. Mi alzai dallo sgabello, seguita da lui e in uno slancio d'affetto lo abbracciai, un abbraccio amichevole ovviamente, un po' per sottolineare ciò che gli avevo appena detto e ciò che stavo per dirgli. E' stato bello rivederti. Non sparire nuovamente!" In realtà non potevo certo dire di non aver fatto lo stesso anche io, ma quel pomeriggio io avevo fatto un passo avanti verso lui, adesso toccava a lui dimostrarmi se avevo fatto la cosa giusta o meno. "Adesso vado sul serio. Ci si vede a scuola Dan. Ciao!" Mi voltai e mi incamminai verso l'uscita della galleria. Ero davvero soddisfatta per quel pomeriggio e per aver finalmente trovato il coraggio di riallacciare i miei rapporti con Dan.

" I will always be a queen "

look me, now -- listen this song --


role scheme by danny -- img

Scusa se sono andata al dunque, ma ruolare in due posti conteporaneamente mi confondeva le idee! Ahahahah XDD Spero non ti scocci, così continuiamo il tutto al party! <3
 
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view post Posted on 12/1/2012, 20:48
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Weird is beautiful.

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hai fatto bene (:
è necessario che risponda con Dan oppure possiamo anche concludere così? (:
 
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view post Posted on 12/1/2012, 21:52
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Come preferisci tu! XD
Per me possiamo anche concludere così! C:
 
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view post Posted on 14/1/2012, 16:45
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meglio concluderlo così, almeno ci concentriamo solo in una discussione xD
 
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view post Posted on 14/1/2012, 22:57
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si si io sono d'accordissimo XD continuiamo al victrola!


Edited by ..:Butterfly:.. - 15/1/2012, 08:47
 
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view post Posted on 16/1/2012, 15:34
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