It's time to talk., Sabato 17.11.2007// Mattina.

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view post Posted on 30/9/2011, 18:34
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« Sometimes it lasts in love, But sometimes it hurts instead »
CANDICE ERIN LEWIS


Studentessa alla Columbia university - DRESS
Dovevo davvero essere impazzita, o sul punto di impazzire, per trovarmi alla Columbia di sabato mattina. Eppure mi era sembrata l'unica via di fuga dai miei pensieri. Se stavo a casa mi sembrava di impazzire, odiavo quel posto e in quei momenti a maggior ragione, andare in giro non mi aiutava affatto mi lasciava la mente troppo libera di vagare tra pensieri che invece volevo scacciare via, ecco perchè l'università mi era sembrata fare proprio a caso mio, perchè se pur contro voglia concentrarmi sullo studio mi teneva la mente piuttosto occupata.
Da quella sera non facevo altro che pensare a quelle, poche, ore che erano bastate a portare scompiglio nella mia vita. Tutte quelle menzogne che per anni avevo continuato a ripetere a me stessa erano state spazzate via, quei castelli di carta che avevo costruito con cura, erano caduti in mille pezzi e adesso mi sentivo terribilmente confusa, nelle mia mente regnava il caos, puro caos. Iwan e i suoi tagli, Jack le sue confessioni, il sesso nei bagni del Victrola e poi.. Penny, quella figura che incombeva minacciosamente su quello che finalmente speravo potesse essere di nuovo mio. Non riuscivo proprio a mandar giù che adesso al fianco di Jack ci fosse lei, mi sembrava assurdo, erano così diversi, lontani anni luce, come poteva lei dargli quello che gli avevo dato io? Semplicemente non poteva, era impossibile. E dire che l'avevo creduta mia amica, la mia migliore amica e lei si era presa la cosa più preziosa che possedevo. Lo aveva sempre voluto e alla fine ce l'aveva pure fatta. Sembrava così candida e dolce, ma era solo una presa in giro ci avevo creduto solo io mi sa. Lei non si era certo fatta problemi a fregare il ragazzo all'amica, ok d'accordo io e Jack non stavamo più insieme quando avevano iniziato a frequentarsi, ma questo non aveva importanza, era il mio ex e lei era mia amica, il che significa che per lei Jack era off-limits. Ma a quanto pare il concetto non doveva esserle stato poi molto chiaro. La realtà? La odiavo o comunque provavo qualcosa di molto simile. Mi bastava sentire anche solo il suo nome e la mia giornata andava persa, rovinata, distrutta. Ecco perchè dovevo tenerla lontana dai miei pensieri.
Era ancora presto quando arrivai alla Columbia, mi diressi in biblioteca, occupai un tavolo appartato vicino ad una delle immense finestre e estrassi i miei libri. Bene ero pronta per isolarmi dal mondo intero e gettarmi a capofitto nello studio, nonostante non fosse proprio nel mio stile, solitamente concedevo il minimo indispensabile allo studio e mi bastava per andare più che bene all'università, ma pur di non pensare ero disposta anche agli straordinari.


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Per Penny!u.u Ahahah
 
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. kay ‚
view post Posted on 2/10/2011, 11:51





« La vita è troppo crudele. Se non crediamo nell'amore, perché dovremmo vivere? »
PENELOPE, «PENNY» KAREV


27.04.1986 (21) - STUDIA PRESSO LA COLUMBIA UNIVERSITY - DRESS
Odiavo la gente che mentiva. Avevo sempre pensato che fosse sinonimo di codardia, vigliaccheria, mancato coraggio. Si mentiva, il più delle volte, per paura delle reazioni altrui. Perchè non si trovava la forza di ammettere, di aver fatto qualcosa di sbagliato, scorretto, inopportuno. Si, ciascuno di noi lo sà, infondo. Ciascuno di noi, capisce, si rende conto se le azioni che facciamo, potrebbero andare a discapito di qualcun altro, se potrebbero ferire, una persona a caso, che magari, non se lo merita neanche. Tutti, siamo capaci di distinguere il giusto, dall'errato. Ed è per questo, che ci ritroviamo a mentire. Perchè l'errato, il più delle volte, mette paura. Lo si compie, spesso. Ci trae in tentazione. Ma quando poi, arriva il momento di ammetterlo, a se stessi, e agli altri, tendiamo a tenerlo per noi, non vogliamo che tutti sappiano.
Ecco. Io, avevo fatto tutto il possibile, pur di basare il nostro rapporto sulla fiducia, e sulla sincerità. E lo ero rimasta sempre, nei confronti di Jack, sincera ed affidabile. Jack, d'altra parte, aveva impiegato più tempo, a diventarlo. Era partito da zero, insomma. Ma col tempo, anche lui, aveva imparato a rispettarmi, sempre. Era cambiato Jack, dopo il suo arrivo a Manhattan. Facendoci forza a vicenda, avevamo superato tutto. Lui aveva smesso di drogarsi, io di essere ossessionata dalle immagini della sera dell'incidente. Incidente, che un pò a tutti, aveva cambiato la vita. Si, mi ero proprio convinta che insieme, ci fossimo buttati il passato alle spalle. E invece, all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno, tutto il caos di un tempo, era rimpiombato all'interno delle nostre vite. Sconvolgendole, ancora una volta. Jack mi aveva mentito, l'avevo capito subito. Quando quel giovedì sera, mi aveva chiamato, dicendomi che sarebbe semplicemente andato a trovare Iwan, avevo subito intuito che sotto ci fosse qualcosa. Lo capivo al volo, era il mio uomo, dopotutto. Ma avevo fatto comunque finta di niente. Non mi piaceva fargli pressione. Avevo sempre fatto in modo che nel nostro rapporto, ognuno di noi, avesse i propri spazi. Per cui, mi ero detta che la verità sarebbe venuta a galla. In un modo, o in un altro. Insomma, chi vive nell'Upper East Side, dovrebbe sapere che i segreti, non rimaranno mai tali, tanto a lungo. Ma Jack, si era sempre rifiutato di leggere Gossip Girl. E considerando che ormai fossero passati anni, dall'ultima volta in cui le sue attenzioni si fossero rivolte sul nostro conto, visto che un pò tutti, avevamo fatto sì che si perdessero le nostre tracce, Jack doveva essersi completamente dimenticato delle sue capacità di spionaggio, molto ma veramente molto ferrate. Beh, insomma, quando il giorno dopo, avevo ricevuto la notifica del suo ultimo post, avevo subito pensato bene di leggerlo, già insospettita di mio dal comportamento ambiguo del mio ragazzo, ma Jack, evidentemente, non aveva fatto lo stesso. Perchè ne fossi tanto certa? Semplice. Avrebbe provato a giustificarsi. E invece, non era successo niente di simile. In realtà, non aveva avuto nemmeno le palle di predere il telefono, e chiamarmi.
Era sabato, adesso. Due giorni dal famoso giovedì sera. E noi, non c'eravamo ancora ne visti, ne sentiti. Ero arrabbiata con lui. Ma di certo, non sarei stata io a cercarlo. Volevo sapere di più, ovviamente. Gossip Girl, aveva detto solo che Jack, Candice e Iwan, erano stati avvistati insieme al Victrola, il nightclub di Chuck Bass. Ma ovviamente, non poteva bastarmi. Avrei voluto sapere, nel dettaglio, che risvolti avesse avuto la serata. Ma ero troppo orgogliosa. Volevo che fosse Jack in persona, a trovare il coraggio di raccontarmi tutto. E soprattutto, sapevo che se ancora non l'avesse fatto, significava che, per forza, fosse accaduto qualcosa di cui non avrebbe potuto parlarmi, o meglio, di cui avesse paura di mettermi a conoscenza. Insomma, Jack più Candice, è esattamente come fare due più due, non ero mica una stupida!
Così, anche quel sabato mattina, mi recai da sola alla Columbia. Speravo con tutta me stessa, che sta volta l'avessi incontrato. Che mi prendesse da parte e ammettesse tutto avanti ai miei occhi. Ma non ci contavo più di tanto. Ormai, cominciavo ad essere veramente, poco fiduciosa. In compenso, però, m'imbattei in qualcun altro. Già, qualcuno che non fosse Jack, ma che comunque, faceva piuttosto a mio caso. Insomma, Candice. Si lei, la mia grande amicona. Tra amiche ci si dice tutto, no? Beh, perfetto.
In silenzio, mi diressi fino al suo tavolo. E una volta raggiunto, esordii, mantenendo comunque il tono di voce piuttosto basso, dicendo: «Oh, ma guarda un pò chi c'è». Sorrisi. Un sorriso dannatamente falso. Presi posto sulla sedia di fronte alla sua. «Candice, amica mia. Frequentiamo la stessa università da tempo, ma questa, forse, è la prima volta che ci incontriamo qui dentro». Beh in realtà, ogni qualvolta l'avessi anche solamente scorta da lontano, l'avevo evitata prontamente. Ma questo lei non poteva saperlo. «Allora, come stai?» Volevo proprio vedere, se fosse stata talmente falsa da riuscire a far finta di niente, sotto ai miei stessi occhi.


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view post Posted on 2/10/2011, 14:47
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CANDICE ERIN LEWIS


Studentessa alla Columbia university - DRESS
Il mio piano, che all'apparenza mi era sembrato perfetto, iniziava a non rivelarsi tale. Concentrarsi non era per niente semplice, anzi al contrario sembrava quasi un'impresa impossibile. Ogni volta che iniziavo a leggere qualcosa riuscivo a mantenere la concentrazione per circa una frase, dopodiché la mia mente tornava a vagare libera tra mille pensieri e io non capivo un accidenti di ciò che era scritto in quel dannato libro. No, questo non andava affatto bene, dovevo smetterla di tormentarmi, avevo sul serio bisogno di studiare, avrei avuto un esame a breve e se continuavo così non lo avrei mai superato. D'accordo, non era il caso di abbattersi, ci avrei riprovato e prima o poi sarei riuscita a rimanere con gli occhi e la mente incollati a quel libro.
E così dopo vari tentavi, sembravo aver trovato una certo equilibrio e aver riacquistato il controllo di me stessa. Ma a quanto pare questo momento positivo era destinato ad avere vita breve, brevissima oserei dire. Avevo proprio scelto il posto sbagliato per isolarmi da tutto e tutti a giudicare dalla persona che mi ritrovai davanti, quando una, fastidiosa, vocina conosciuta mi riportò alla realtà. Sollevai lo sguardo dalla pagina di appunti, che ero intenta ascrivere ed eccola lì, la dolce Penny in carne e ossa. Quello doveva essere proprio il mio giorno sfortunato, che cosa avevo fatto di male per meritarmi questo? Oddio, lo ammetto, forse forse lo sapevo cosa avevo fatto, ma avevo tanto sperato di evitarmi le sue lamentele. Ma da quel che potevo vedere chiedevo troppo e Penny non aveva proprio perso tempo per venire a bussare alla mia porta. Candice, amica mia. Frequentiamo la stessa università da tempo, ma questa, forse, è la prima volta che ci incontriamo qui dentro. Come darle torto, per mia fortuna non ci eravamo mai incontrate ed io ne ero estremamente felice, non a caso ero certa che non fosse una caso se la principessina quella mattina fosse venuta dritta ditta da me.
"Penelope, qual buon vento. Sarò sincera.. Per mia fortuna non ci siamo mai incontrate prima da queste parti. Ma a quanto pare questo deve essere il mio giorno sfortunato". Le dissi con un sorriso più falso di quello stampato sulle sue labbra e un tono estremamente infastidito, mentre lei prendeva posto esattamente di fronte a me. "Oh si Penny, accomodati pure eh?" Dissi sarcastica, non aveva affatto intenzione di mollare, evitava completamente di afferrare il messaggio che i miei occhi stavano cercando di trasmetterle, ossia: che ne diresti di alzare i tacchi e tornartene da dove sei venuta? Non sei la benvenuta da queste parti!
Se proprio aveva voglia di parlare con qualcuno perchè non si rivolgeva al suo ragazzo? Io non ero certo andata a piagnucolare da lei, quindi perchè sarei dovuta stare li a sorbirmi i suoi lamenti?
Allora, come stai? Che bisogno c'era di tutti quei convenevoli? Come se non ce lo avesse scritto in fronte cosa voleva sapere realmente. "Meravigliosamente bene! Fino a quando non sei arrivata tu." Dissi facendo spallucce, con un sorrisino di scherno. Non volevo vederla, non volevo parlarle, ne tanto meno sentire quello che lei aveva da dire a me, quindi era il caso di andare dritti al punto. "Che cosa vuoi Penny?" Chiesi scocciata, avvicinandomi un altro pò a lei. Lo sapevo benissimo cosa voleva, ma non ero mica così stupida da farglielo intuire.



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. kay ‚
view post Posted on 6/10/2011, 20:05





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27.04.1986 (21) - STUDIA PRESSO LA COLUMBIA UNIVERSITY - DRESS
Candice aveva il carbone bagnato. Bastava guardarla in faccia, per capirlo. Anche lontano un miglio, sarebbe stato piuttosto evidente. Provava a fare la superiore, con me. Come se la stessi infastidendo, o cosa. Ma non capiva che con questo atteggiamento, non sarebbe andata da nessuna parte. Non eravamo più al liceo, ma a quanto pare, a lei non era chiaro abbastanza. Si comportava ancora come se d'avanti, avesse la vecchia, buona e cara Penny. Succube, fedele, e apparentemente felice d'esser perennemente schiacciata dalla sua imponente, ed ingombrante ombra. Ma, peccato per lei, di quella Penny non era rimasto più niente. Come si suol dire, si cresce, di cambia. Ed io ero cambiata. Ero molto più sicura di me, adesso. Non avevo più paura, di essere giudicata. Ne, tantomeno, di lei. Io non la temevo, affatto. Okay, sapevo che sarebbe sempre rimasta la più grande debolezza del mio ragazzo, del mio Jack. Ma la cosa non mi spaventava affatto. Sarei stata in grado di affrontare tutto, di gestire la situazione senza tirarmi indietro, o mettermi di lato a guardare. L'avevo fatto, in passato. Le mie insicurezze, mi avevano portata a sacrificare tutto, e a concedere, a quella che a quei tempi avevo considerato la mia migliore amica, l'unico ragazzo del quale mi fosse sempre importato qualcosa. Candice non lo sapeva, ma io avevo sempre guardato Jack con un altro occhio. Solo da lontano, però. Per timidezza, per paura di essere rifiutata. Ero piccola, una ragazzina. Alle prime armi, con l'amore. E non avevo mai trovato il coraggio di fare un passo avanti verso di lui, ne di ammettere alla mia migliore amica di provare un sentimento particolare nei suoi confronti. E così, lei era arrivata prima di me. Candice, sempre più avanti rispetto a tutte le sue coetanee. Quella che affrettava puntualmente i tempi, e che cresceva per prima, pur di avere sempre le cose più belle, le migliori. Ma io, ovviamente, non avevo detto niente. Ero rimasta in silenzio, e avevo tenuto tutto per me. Li avevo visti mettersi insieme, avevo ascoltato la mia amica, quanto con entusiasmo era corsa a raccontarmi del loro primo bacio, e poi.. Della loro prima volta insieme! Avevo finto di essere felice, per lei. Sempre. Insomma, nonstante negli anni le cose fossero cambiate. Nonostante avessi acquisito sicurezza, e avessi imparato a muovermi in mezzo ai ragazzi, avevo continuato comunque a tenermi lontana da loro. Candice era pur sempre l'amica più cara che avessi. Non mi sarei mai permessa di provarci col suo ragazzo. Ma poi era arrivato l'incidente, e all'improvviso, niente era più lo stesso. Jack e Candice, per un motivo o per un altro, si erano allontanati. Lui aveva cominciato a drogarsi, a rovinarsi la vita. Era tornato da Miami in condizioni pessime, ed io non avrei di certo potuto fare a meno di aiutarlo. Avevo sempre stravisto per lui, era stato la mia prima cotta. Il mio primo amore.. Segreto. Insomma, certe cose non vanno via neanche con il tempo. Ti rimangono, ti segnano. Ed io, lo ero. Ero rimasta segnata, da quel sentimento. Scoprire, all'improvviso, d'avere a portata di mano la possibilità che non avessi mai avuto, ne pensato di avere, era stata la cosa più bella in tutta la mia vita. Cosa, che stà volta, non mi sarei lasciata soffiare per nessun motivo al mondo. Sta volta, sarebbe stato il suo turno. Candice, doveva farsi da parte. Doveva accettare che Jack, non fosse più cosa sua. Che adesso, mi appartenesse più di qualsiasi altra cosa al mondo. Con le buone, o con le cattive, avrei fatto in modo che lo capisse.
«Ma quanto siamo gentili oggi! Eh, Candice?» Domandai, con sarcasmo. «Non ti ricordavo così.. Acida, tesoro. Fossi in te prenderei un pò di bicarbonato appena sveglia, alla mattina. Non vorrei che andassi a peggiorare ancora, negli anni». Continuai a buttarla giù sul sarcastico, per farle capire che il suo atteggiamento scontroso, la sua aria da sufficienza, non mi avevano intimorita affatto. Anzi, mi avevano dato un motivo in più per essere ancora più cattiva, nei suoi confronti. Feci un espressione disgustata, spregievole. Poi, passai subito al dunque. Non ero un amante delle perdite di tempo. «Beh, vuoi sapere cosa voglio, giusto? Allora, che ne dici di spostarci un pò all'aperto? Non vorrei disturbare». Con un gesto della mano, indicai tutto l'ambiente che ci stava intorno. Eravamo in una biblioteca, e non avrei potuto parlare con la giusta enfasi che si meritava il mio discorso. Non aspettai nemmeno che dicessi di si, o di no. Mi alzai semplicemente, e mi diressi verso l'esterno. Il rumore dei suoi passi, mi accertò che mi stesse seguendo per cui, non mi preoccupai nemmeno di guardarmi dietro. Mi fermai, solo dopo aver raggiunto un angolino piuttosto in disparte, del giardino d'ingresso.
«Io e Jack stiamo insieme, adesso.» Inziai così, in modo molto diretto, semplice e conciso. Ma efficace. «Pensavo fosse piuttosto chiaro, ma evidentemente, mi sbagliavo.» Ripensai alle parole di Gossip Girl, e la rabbia m'invase, un'altra volta. «Cosa è successo, al Victrola, Candice? Sii sincera con me. Io lo sono stata sempre nei tuoi confronti» Ed era vero. Non poteva negarlo.


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#Spencer
view post Posted on 6/10/2011, 20:43




Ok, direi che il mio Jack è un po' nlla merda.. O.O! Non cedere Candiceee! xD
 
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. kay ‚
view post Posted on 6/10/2011, 20:52




Jack, non ti intromettere ùù
 
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view post Posted on 10/10/2011, 11:53
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CANDICE ERIN LEWIS


Studentessa alla Columbia university - DRESS
Non ricordavo che Penny potesse essere così fastidiosa, irritante, petulante e a tanti altri aggettivi poco carini. Quelle sue battutine non le trovavo per niente divertenti, semmai non facevano altro che irritarmi ancora e ancora di più e soprattutto accrescevano quella sensazione di antipatia che provavo nei suoi confronti. Non ti ricordavo così.. Acida, tesoro. Fossi in te prenderei un pò di bicarbonato appena sveglia, alla mattina. Non vorrei che andassi a peggiorare ancora, negli anni. Adesso iniziavo sul serio a provare un'irrefrenabile voglia di imbavagliarla e zittirla una volta per tutte. "Ma come siamo spiritose! Le battute te le prepari prima o ti vengono così al momento?" Chiesi sarcastica, schioccando le dita. "No perchè mi dispiace deluderti ma.. Non fanno ridere per niente!" Dissi sarcastica, con una smorfia che faceva capire quanto iniziassi a non sopportarla più. "E comunque, tesoro, non è che sono acida, il fatto è che tu sei davvero pesante da digerire." Credeva davvero che bastassero le sue parole ad offendermi? Semmai mi facevano ridere. Si credeva talmente sicura di se, l'eterna insicura Penny, la dolce ragazzina sempre nell'ombra voleva dimostrare a tutti e soprattutto a me, che non era più quella di una volta, che non mi temeva. Questo secondo lei doveva intimorirmi? Oh no, questo significava semplicemente quanto fosse sciocca. Non ero io che dovevo temere lei, piuttosto se c'era qualcuno che doveva iniziare a farlo quella era proprio lei.
Per mia sfortuna o forse per sua sfortuna, aveva proprio voglia di portare avanti quella chiacchierata, addirittura mi invitò a spostarci da un'altra parte per non disturbare. "Forse non te ne sei accorta, ma starei studiando, quindi cosa ti fa pensare che abbia voglia di andare da un'altra parte e per di più con te!?" Non ascoltò minimamente le mie parole, si voltò e inizio a camminare verso l'uscita della biblioteca, invitandomi a seguirla. D'accordo Penny, vuoi la guerra e guerra sia, poi però non iniziare a piagnucolare se non sarai felice delle cose che potresti sentire.
Io e Jack stiamo insieme, adesso.. Cosa è successo, al Victrola, Candice? Sii sincera con me. Io lo sono stata sempre nei tuoi confronti. Bene, niente perdite di tempo, la ragazza andava dritta al punto, ma d'altra parte non avevo mica dubbi, era ovvio che fosse proprio questo quello che le interessava. Dannata gossip girl, i fatti suoi non se li sapeva proprio fare e adesso che il gruppetto era di nuovo in città i suoi pettegolezzi su di noi erano ricominciati.
Risi alle parole di Penny, lei sincere con me? Sempre? Io direi MAI! Se lo fosse stata avrebbe confessato i suoi sentimenti per Jack molto tempo prima, invece di fingersi mia amica per poi prendersi il mio uomo alla prima occasione che le si era presentata davanti. "Sincera, tu? Ma non farmi ridere. Andiamo Penny se eri sincera con me, perchè non hai mai ammesso di avere una cotta per Jack? " Chiesi senza mezzi termini e con una cattiveria tale da poter perfino graffiare la sua pelle candida. "Mi credevi forse così stupida? Pensavi sul serio che non lo sapessi? Eri mia amica e non hai fatto altro che sperare di soffiarmi il ragazzo! Non venirmi quindi a parlare di sincerità, ipocrita." Stavo sfogando tutta la rabbia e l'odio che avevo provato per lei fin da quella mattina al cimitero, quando avevo visto la sua mano stringere la mano di Jack, del mio Jack. "Tu è Jack state insieme?" Mimai le sue parole e il suo tono di voce, prendendomi gioco di lei. "Oh si lo so perfettamente. Ma se ne sei tanto sicura che diavolo vuoi da me Penny?" Chiesi sempre con lo stesso tono cattivo e un sorrisino sulle labbra.


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. kay ‚
view post Posted on 12/10/2011, 13:35





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PENELOPE, «PENNY» KAREV


27.04.1986 (21) - STUDIA PRESSO LA COLUMBIA UNIVERSITY - DRESS
Questo era veramente troppo. Quando Jack e Candice erano una coppia, non mi ero mai, neanche azzardata, a mettermi in mezzo a loro! Seppur fosse difficile, e molto doloroso, mi ero sempre limitata guardarlo da lontano, rassegnandomi a convivere con un amore non corrisposto, che purtroppo, neanche il tempo era mai riuscito a spegnere del tutto. Avevo accettato quella situazione così spiacevole, per non essere scorretta nei confronti della mia migliore amica. Per non farle un torto. Perchè la rispettavo, le volevo bene, e non sarei stata capace, neanche a volerlo, di recarle del male.
E adesso, era questo il suo ringraziamento? Era questo il suo modo di ripagare l'onestà che avevo sempre mantenuto nei suoi confronti? Non riuscivo a crederci. Ero digustata, nauseata. Non le avevo soffiato il ragazzo. Era stato lui, a venire da me, ad implorarmi aiuto a piene mani, seppur non in modo esplicito. E quando era successo, quando mi ero permessa di lasciarlo entrare, di unire la sua vita alla mia, loro due non stavano più insieme. Il motivo, non m'importava. Non contava più niente, in quel momento. E poi, perchè avrei dovuto ancora preoccuparmi di un'amica che nel momento del bisogno era sparita, proprio come tutti gli altri? Non avevamo più un rapporto, avevamo smesso di sentirci e il più delle volte, quando per conicidenza, imboccavamo la stessa strada, preferivamo ignorarci e far finta di non esserci mai incontrate. Insomma, Candice non era più mia amica. Saperlo, mi dispiaceva da morire. Mi faceva male, aver perso l'unica persona che avessi mai ammirato così tanto, e a cui avessi voluto un bene tale, da essere paragonato a quello che si prova nei confronti di una sorella. Ma cosa avrei potuto fare? Chiederle scusa? Provare a riallacciare i rapporti? No, sarebbe stato inutile. Io non avevo nulla di cui scusarmi. Non le avevo fatto niente. E Candice, si trovava esattamente nella medesima situazione. Dopo la fine del liceo, ma soprattutto, dopo l'incidente, le nostre vite avevano preso strade diverse. Si sà, succede spesso. Probabilmente non avevamo più niente da condividere, nessun motivo per rimanere unite. Forse, c'eravamo sempre sbagliate a ritenerci tanto amiche.. Forse, nessuna delle due era stata mai pienamente sincera nei confronti dell'altra, e il nostro allontanamento, unito a tutto il resto, ne era stata la più diretta conseguenza. Quindi, a quel punto, avrei ancora avuto motivo di rinunciare all'unica occasione, che mi era stata offerta, di avere finalmente, quello che avevo sempre desiderato? Avrei dovuto rinunciare a Jack, per un'amica che non avevo più? Io non ero stata capace, convinta che non ne valesse la pena.
E adesso, lo ero più che mai. Convinta, fiera di aver preso quella scelta. Udire tutte quelle accuse uscire a sproposito dalla sua bocca, non aveva fatto altro che confermare le mie ipotesi: Candice non era mai stata la persona che credevo. Non aveva mai meritato la mia onestà, la mia amicizia. Avevo sbagliato, da ragazzina, a rinunciare a Jack per una come lei. Ma adesso, non avrei ripetuto lo stesso errore. Mai. «Tu non ti rendi conto di quello che dici. Forse non pensi, prima di parlare. Dev'essere questo il problema!» Iniziai ad alzare il tono di voce, profondamente irritata dal suo modo di fare, così arrogante ed insostenibile. «D'accordo, ho sempre provato qualcosa in più di una semplice amicizia nei confronti di Jack. Lo ammetto. Ma dimmi, Candice, prima che vi lasciaste, avevo mai provato ad avvicinarmi a lui?» La guardai, con aria di sfida. Se c'era una cosa, che non riuscivo a reggere, a mandare giù, erano le accuse infondate. Se sperava di potersi difendere continuando a blaterare, si sbagliava di grosso. Sta volta, con le buone o con le cattive, l'avrebbe capito. Era finita l'era della regina Lewis. Che le piacesse o meno. «Ti avevo mai dato motivo di preoccuparti di me? Al cuor non si comanda, dovresti saperlo. Quello che sentivo per lui non potevo cambiarlo a mio piacimento. Ma per correttezza nei tuoi confronti, mi sono costretta a tenere tutto dentro, per anni». Ed ecco che la rabbia riaffiorava come non mai. Tempo, sprecato. Anni, persi per nulla. Per una causa di scarso, scarsissimo valore. Quanto ero stata stupida? Quanto? «Non eravate più una coppia, quando Jack è tornato a Manhattan. Ci siamo avvicinati, lui ha chiarito più volte che tra voi non ci fosse più niente». Ricordavo alla perfezione, ogni giorno, ora, minuto, secondo, momento, attimo della nostra storia. Non mi stavo inventando niente. Era andata così, esattamente come dicevo. «Cosa c'è di sbagliato in tutto questo? Dimmelo, Candice. Perchè io non ci trovo niente.» Come avrebbe replicato, adesso? Cosa si sarebbe inventata stà volta, pur di farsi ragione? Speravo per lei, che non arrivasse ancor a tanto. Che la smettesse di ridicolizzarsi, con quell'atteggiamento da bambina viziata. «E proprio per questo, mi aspetto che anche tu sia onesta nei miei confronti. Ecco cosa voglio da te. Cos'è successo al Victrola? Te lo chiedo un'altra volta». Mi fermai, le braccia incrociate avanti al petto, in attesa della sua risposta. Quanto avrei voluto che Jack fosse lì, in quel momento. Che ascoltasse tutta quella discussione. Forse, solo così sarebbe riuscito a tirare fuori il coraggio per guardarmi ancora una negli occhi.


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view post Posted on 14/10/2011, 13:59
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CANDICE ERIN LEWIS


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D'accordo, aveva ragione, non che condividessi quello che stesse dicendo, semplicemente era vero io e Jack non stavamo più insieme già da un pò quando loro avevano iniziato a frequentarsi, ma questo non cambiava nulla. Lei sapeva, lo sapeva benissimo, era stata la mia migliore amica e sapeva perfettamente che per me Jack era tutto e proprio da migliore amica avrebbe dovuto sapere anche che lui sarebbe rimasto per sempre off-limits. Tra me e lui non era mai finita del tutto, c'era qualcosa che era sempre rimasta irrisolta, era così chiaro. Non importava quante volte Jack gli avesse ripetuto che tra noi era finita, perchè non era così, non era mai finita per me almeno quanto non lo era per lui. Quella sera, al Victrola, ne avevo avuto la conferma. "Eri la mia migliore amica, tu sapevi.. Sapevi quanto lo amassi! Ma questo non ti ha fermata dall'approfittare della prima occasione che ti è capitata! Dissi con tono davvero acido e sprezzante. Avevamo iniziato ad alzare il tono di voce, purtroppo quando si trattava di Jack non ero mai riuscita a controllarmi, a mantenere la calma, lui era il mio punto debole, il mio tallone d'Achille. "E' vero io e lui non stavamo più insieme. Ma non è mai finita realmente. E' questo che ti ha detto il tuo ragazzo Penny? Eh? Che tra noi era finita?" Chiesi con rabbia. Lo aveva appena detto lei stessa, al cuor non si comanda, lei non si era mai arresa, beh perchè avrei dovuto farlo io adesso? Proprio ora che lo avevo ritrovato, che avevo ancora una speranza, un motivo per credere che forse non era poi tutto perso, perchè avrei dovuto smettere di lottare? Lei non lo aveva fatto per me, beh io non ero disposta a farlo per lei. "Beh forse dovresti richiederglielo! Davanti ai miei occhi dovresti richiedergli se è davvero finita e forse allora avrai la risposta che tanto desideri." Mi avvicinai un altro pò a lei, adesso eravamo proprio una di fronte all'altra, solo pochi centimetri ci separavano. Avrei sul serio voluto urlarle in faccia la realtà, dirle tutto, quello che era successo, le parole di Jack, avrei voluto vedere il suo bel faccino passare da quell'espressione compiaciuta a un'espressione di pura delusione, volevo che soffrisse come io avevo sofferto, che provasse quello che avevo provato io vedendoli insieme. Ma non così velocemente. No la mia parola da sola non significava niente. Se solo ci fosse stato Jack, avrebbe avuto il coraggio di mentirle? Di negare la realtà? "E io ti ripeto che dovresti chiederlo al tuo Jack! Dovrebbe essere lui a dirti cos'è successo. Potrebbe essere niente, ma potrebbe anche essere tutto!" Le dissi con sguardo di sfida, era evidente che la stessi provocando. "Allora sei davvero disposta a conoscere la verità Penny? Vuoi davvero sapere chi è realmente il tuo principe azzurro?" Jack non era suo, non lo era mai stato e non lo sarebbe stato mai. C'era qualcosa in ciò che ci legava che mai nessuno avrebbe potuto spezzare, nemmeno l'amore incondizionato di Penny per Jack.

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#Spencer
view post Posted on 27/10/2011, 18:03





Ammetto di aver fatto molte cose nella mia vita di cui non vado fiero..


Un'altra assurda giornata di università sava passando, avevo appena un paio di ore libere per portarmi in pari con il programma e poi fiondarmi a lezioni. Insomma, non ero mai andato male in università, davo i miei esami, seguivo le lezioni.. Ma da quella sera al Victrola, passavo la maggior parte ad occuparmi di fingere con Penny più che a stare attento agli esami.
Era di abitudine andare in biblioteca, quando il tempo era così poco. Prendere l'auto e tornare a casa avrebbe richiesto troppo tempo, metà del quale sprecato a fare benzina e trovare parcheggio.
Insomma,. tra una storia e l'altra mi ritrovai in biblioteca, con la costante speranza che Penny non trovasse mai la forza di chiedermi cosa non andasse: perchè sapevo che Penelope mi aveva scoperto. Mi consoceva meglio di chiunque altro ormai, non potevo certo nasconderle questo mio stato di inquietudine.
Ma avevo imparato a parlargline subito, se non lo facevo voleva dire che non ero in grado di parlarne.
Come potevo dirlo a Penny? La stessa Penny che mi aveva salvato la vita, letteralmente, aiutandomi ad uscire dal mondo della droga, libero di amarla.
Mi spezzava il cuore averla tradita, ma dall'altra parte c'era quella Candice che non avevo mai dimenticavo.
Si poteva amare due persone contemporanemente? Avevo smesso di crederci dalla notte dell'incidente, per poi tornarci su con la constante presenza di Penny.
Sarei sopravvissuto senza di lei? E senza Candice?
Dio, non potevo avrele entrambe, ma ero troppo egoista per scegliere.
Feci il mio ingresso in biblioteca salutando un paio di compagni di corso, finchè non vidi la scena ricorrente nei miei incubi che mi fece raggelare il sangue: Penny e Candice, fuori nel giardinetto interno della biblioteca, che discutevano.
Non avrei voluto intromettermi, mi sarei messo nei guai.



..No, non è vero: della maggior parte vado fiero.


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Edited by #Spencer - 30/10/2011, 17:53
 
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. kay ‚
view post Posted on 30/10/2011, 09:55




Feds, vedi che noi non siamo più sedute in biblioteca.. Siamo fuori, nel giardino, in un angolino XDD
 
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view post Posted on 9/12/2011, 12:00
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Ehmmmmm scusate ma questa role?! ùù
 
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#Spencer
view post Posted on 9/12/2011, 12:14




Deve essere caduta in disgrazia.. ahaha! Io voterei per chiuderla prima del party, non so chi tocca dopo di me! (:
 
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view post Posted on 9/12/2011, 16:24
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Quindi rimandiamo tutto direttamente al party? XDD
 
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. kay ‚
view post Posted on 9/12/2011, 19:24




io direi di si ùù
 
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16 replies since 30/9/2011, 18:34   297 views
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